È la Formula 1 delle nevi. Velocità e sensibilità di guida. Il bob scivola con una pendenza del 14-15% nel tunnel ghiacciato fra i 110 e i 140 km orari; la pista, 1200-1500 metri, conta, più o meno, una curva ogni 100 metri e con diverse angolazioni; per curvare a quella velocità le mani comandano i pedali sterzanti in meno di un battito di ciglia; in certi momenti, l’accelerazione di gravità è al limite. Tanto è veloce: una manche dura meno di 60 secondi. Scarica adrenalinica come poche. Tutto questo è anche bob paralimpico. Disciplina ammessa alle Paralimpidi invernali di Pechino 2022. L’Italia è in pole position con un pilota d’eccezione: Ivo Ferriani, presidente della Federazione internazionale bob e skeleton. Ferriani, 56 anni, azzurro di bob in quattro edizioni dei Giochi olimpici, allenatore delle nazionali di Francia e Canada e manager di Torino 2006, dal 2010 ha introdotto la disciplina fra quelle federali.
«La mia proposta è stata accolta con entusiasmo dalla Federazione internazionale che ha considerato le grandi potenzialità di questa disciplina che, dal 2022, va ad arricchire il programma di gare dei Giochi paralimpici invernali a cui si aggiungerà anche lo skeleton paralimpico. Ci stiamo lavorando, è ancora presto per parlarne, ma ci saranno belle novità», dice Ferriani. Due sono le principali differenze rispetto al bob tradizionale. Si tratta di un monoposto che non viene spinto per avviarlo ma sganciato in pista e così prende velocità con la forza di gravità.
Per evitare vantaggi dovuti al peso totale (mezzo più pilota) ci sono dei parametri da rispettare. Nel parabob i ruoli di pilota e frenatore fanno capo alla stessa persona. Il parabob si rivolge a chi ha una disabilità agli arti inferiori con una buona muscolatura dagli addominali in su. Il bob si guida con la forza della parte alta del corpo: i pattini sterzanti ricevono il comando dalle maniglie che il pilota stringe dentro la scocca. Non ci sono limiti d’età. Come sottolinea Ferriani, «nel bob emerge il miglior pilota: chi sterza solo nei punti giusti del circuito e al momento giusto ». Ferriani giustifica la scelta del monoposto per motivi organizzativi. «Abbiamo ritenuto di iniziare in questo modo – dice –. Dal punto di vista organizzativo, in questo momento, è più facile trovare un singolo piuttosto che un equipaggio. Fra qualche tempo si possono il altri mezzi». Per promuovere la disciplina, la Federazione internazionale mette a disposizione i parabob.
«Ciò permette a quanti desiderano praticare questa disciplina in maniera agonistica di poter provare e cominciare a fare le prime gare. Un bob monoposto costa quindicimila euro. Sono mezzi che assicurano alti standard di sicurezza», spiega Ferriani. Al momento, nel mondo, sono una sessantina gli agonisti di alto livello che arrivano soprattutto da Canada, Stati Uniti, Svizzecino ra. Si potrà vederli in azione alla seconda edizione della Coppa del Mondo che si terrà a Oberhof dal 27 al 28 gennaio e dal 4 al 5 febbraio ai Mondiali di Saint Moritz. L’Italia del parabob ha aperto il suo paddok presso la Federazione Italiana sport invernali paralimpici presieduta da Tiziana Nasi e ha cominciato a scaldare i motori. «I nostri atleti hanno iniziato da poco a seguire i corsi, l’esordio agointrodurre potrebbe essere a una delle prossime gare di Coppa del Mondo », afferma Giorgio Viterbo, segretario generale della Fisip.
«Per guidare un bob basta seguire alcune regole – spiega Viterbo – poi conta molto la pratica in cui si prende confidenza con la velocità e si ha una esatta conoscenza delle curve, delle loro angolazioni. In Italia non ci sono piste: quelle di Cesana e di Cortina sono chiuse. Per allenarsi i nostri ragazzi possono solo seguire i corsi promossi dalla Federazione internazionale nelle piste europee. Il prossimo corso sarà a metà gennaio a Oberhof». La nascente squadra italiana può contare sul supporto tecnico dello storico Bob Club Cortina. «Abbiamo istruttori e tecnici di esperienza che hanno aderito con entusiasmo a questa iniziativa», afferma il presidente Gianfranco Rezzador. Complessivamente sono una decina gli atleti italiani che hanno provato la disciplina. Quattro di loro hanno seguito, qualche settimana fa, il loro primo corso alla pista di Igls vinistico a Innsbruck. I pionieri sono due atleti che hanno già vestito la maglia azzurra: il canottiere Fabrizio Caselli, 49 anni e il canoista Pier Alberto Buccoliero, 30 anni.
Due giovanissimi, il diciassettenne Flavio Menardi ex giocatore di hockey su ghiaccio e il ventenne René De Silvestro, atleta di sci alpino. Hanno prenotato il prossimo corso, due piloti: il motociclista Nicola Dutto, 46 anni, e il rallista Alfredo Di Cosmo, 45 anni. Piloti. Anche Alex Zanardi, 50 anni, è un pilota. Magari, Alex un pensierino al bob paralimpico lo sta già facendo…