Jacobs e Tamberi abbracciati dopo il doppio trionfo di Tokyo 2020 - Ansa
Due medaglie d’oro incredibili, due vittorie straordinarie. Non esistono precedenti, e nemmeno paragoni che reggano, perchè l’atletica è la regina e le Olimpiadi sono l’Olimpo. Oggi a Tokyo, nel giro di dieci minuti appena, l’Italia ha vissuto il giorno più grande della sua storia sportiva. Prima Gianmarco Tamberi e la sua storia di riscatto che saltano più in alto di quanto si possa immaginare. Poi, a stretto giro quasi esistesse un copione per lasciare a bocca aperta, Marcell Jacobs esplode dalle gambe un 9’’80 che vale il gradino più alto del podio nei 100 metri, la gara più attesa, importante e planetaria che esista. Mai successo prima, mai successo nemmeno che un italiano ci arrivasse a quella finale generalmente ad appannaggio di atleti marziani. Invece ora siamo qui a guardare a bocca aperta due ragazzi che si abbracciano con una bandiera tricolore sulle spalle: uno pieno di felicità ma moderato nel manifestarla, l’altro addirittura con le convulsioni. Che immagine meravigliosa, quanta fatica c’è dentro, e quante storie.
A colpire è anche il modo con cui questi trionfi sono arrivati. Jacobs ha vinto la medaglia d'oro in una gara che tre giorni fa lui stesso avrebbe firmato per poterla vivere e basta. In poche ore invece ha migliorato se stesso, il record italiano prima e quello europeo poi, chiudendo con un tempo di un centesimo addirittura inferiore a quello con cui Usain Bolt vinse i 100 metri cinque anni fa ai Giochi di Rio. Un confronto apparentemente impossibile, da manicomio. Invece... Jacobs ha preceduto lo statunitense Fred Kerley (9"84) e il canadese Andre de Grasse (9"89). "Questo successo è il mio sogno da quando sono bambino. Già arrivare in finale era eccezionale, ho dato il mille per cento, sono partito come non mai ed è successo" ha detto dopo la gara. "Ci metterò una settimana più o meno a capire quello che ho fatto. Vedere Tamberi vincere la sua gara mi ha gasato un sacco - ha proseguito - ho pensato di potercela fare anche io. Dopo Bolt c'è Jacobs? E' reale e bisogna crederci. E' una emozione fantastica, sono corso ad abbracciare subito Tamberi. Forse stanotte guardando il soffitto senza riuscire a prendere sonno capirò cosa ho fatto".
Ecco Tamberi allora. Un momento atteso cinque anni per lui, dal momento dell'infortunio che gli aveva precluso in extremis l'Olimpiade di Rio. Gianmarco ce l'ha fatta, ha portato in pista il gesso con cui gli avvolsero la gamba. Per ricordare la delusione, per mostrarla a tutti. “Non l’ho mai buttato via perché volevo che mi ricordasse i giorni che ho passato a piangere per tutti i sogni che mi aveva rovinato, la fatica mia e dei miei cari per convincermi che potevo recuperare”. Ha vinto la medaglia d'oro nel salto in alto, ex aequo con il qatariota Mutaz Essa Barshim. Entrambi hanno saltato 2,37 al primo tentativo, poi dopo aver fallito i 2,39 hanno optato - sono anche molto amici - per evitare lo spareggio. Bronzo per il bielorusso Maksim Nedasekau. Ma questo è contorno. E’ notte quando Tokyo spegne le luci su un giorno indimenticabile, pazzesco e straordinario.