Gillo Dorfles, il critico è morto oggi a Milano all'età di 108 anni
Il 12 aprile avrebbe compiuto 108 anni. Il più longevo dei critici d'arte italiani. Fino all'ultimo ha svolto il ruolo di acuto osservatore dei fenomeni artistici e comunicativi del nostro tempo. Lo si vedeva ancora, ormai ultracentenario, camminare ai Giardini della Biennale di Venezia per vedere l'ultima edizione della Kermesse d'arte contemporanea più antica e nota al mondo. Sdoganatore del Kitsch, ossia il cattivo gusto in versione colta, ma anche convinto che l'arte non possa prescindere dal tempo e che sia connessa alle mode e al gusto. Gillo Dorfles, nella sua lunga vita (era nato a Trieste il 12 aprile 1910, quando ancora nella città regnava Francesco Giuseppe, ed è morto oggi a Milano) ha contribuito probabilmente più di ogni altro suo collega, allo sviluppo dell'estetica italiana del dopoguerra. La sua scomparsa arriva a sorpresa, nonostante l'età. Poco meno di due mesi fa, infatti, inaugurando una mostra alla Triennale di Milano, aveva parlato di molti progetti. E in una recente intervista a un quotidiano aveva affrontato anche il tema della sua longevità. E proprio la Triennale nel 2012 gli aveva dedicato la mostra "Gillo Dorfles. Kitsch - Oggi il kitsch".
Rivoluzionario perché in rottura con gli assunti di Benedetto Croce, personalità tra le più poliedriche della critica d'arte italiana, Dorfles fin dalla fine degli anni 50, abbandonata l'attività pittorica («Come pittore sono sempre stato un dilettante»), si è dedicato agli studi di estetica e alla critica d'arte. Ha insegnato presso le Università di Trieste, Milano e Cagliari e ha pubblicato il suo primo volume nel '52, dal titolo Discorso tecnico delle arti, seguito sette anni dopo da Il divenire delle arti, Ultime tendenze nell'arte d'oggì del 1961 e Nuovi riti, nuovi miti del 1965. Nel 2016 ha pubblicato Estetica senza dialettica, uscito nel 2016, raccoglie gli scritti sparsi pubblicati dal 1933 al 2014. In realtà, Dorfles non smise mai di dipingere, perché la pittura era la sua oasi, il suo sogno risanatore, e forse proprio a essa si deve la sua longevità. Negli ultimi anni in vari musei italiani si sono tenute antologiche dei suoi lavori pittorici.
La sua attività critica l'aveva portato a osservare e interpretare i fenomeni di comunicazione di massa, il design, la moda, portandolo alla conclusione che l'arte è un elemento decisivo del proprio tempo per esprimere lo spirito della storia universale, ma proprio perché appartiene a un tempo preciso è legata al gusto e alle mode. Con l'età ha affidato le proprie memorie ad alcuni volumi-intervista, fra i quali si segnala quello edito da Medusa nel 2014 e curato dal critico Marco Meneguzzo: Dorfles. Arte con sentimento (pp.72, euro 9).
Numerosi i riconoscimenti e i premi ricevuti da Dorfles. Dal "Compasso d'oro", alla Medaglia d'oro della Triennale, dal Premio della critica internazionale di Girona all'Ambrogino d'oro di Milano, al San Giusto d'Oro di Trieste. Era anche accademico onorario delle accademie di Brera e dell'Albertina di Torino, membro dell'Accademia del Disegno di Città del Messico, Fellow della World Academy of Art and Science, dottore honoris causa del Politecnico di Milano e dell'Università Autonoma di Città del Messico. Nell'aprile 2007, l'Università di Palermo gli ha conferito la laurea honoris causa in Architettura, mentre nel 2012 l'Università di Cagliari gli ha conferito quella in Lingue moderne. Nel 2015 è stato insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Il suo ultimo libro esce in libreria per Skira il 5 aprile e s'intitola: La mia America.