Questa volta Zdenek Zeman non tornerà sui suoi passi. Questa volta è stato lui a decidere di lasciare Cagliari, mica come alla vigilia di Natale, quando la società gli aveva dato il benservito con la speranza di invertire la rotta trovando un nuovo ammiraglio capace di portare la squadra fuori dalle secche della zona retrocessione.
Ma anche quel navigato navigatore di Gianfranco Zola, con tanto di bollino di garanzia sulla sua fede rossoblù, stava veleggiando verso un sicuro naufragio. Così, la società non poteva fare altro che tentare una brusca e inaspettata virata richiamando Zeman sul ponte di comando.
Inutilmente. La nave Cagliari ormai aveva smarrito la bussola. Poi, l’hanno persa anche i tifosi - insieme al buon senso - che venerdì scorso hanno abbordato il ritiro della squadra razziando gli ultimi scampoli di determinazione ai giocatori. Non appagati dal blitz gli ultrà hanno contestato il tecnico anche domenica, durante la partita persa con il Napoli, come se perdere contro una delle squadre più in forma del campionato sia una colpa vergognosa.
Non è solito abbandonare la nave l’ammiraglio Zeman, ma quando l’equipaggio e i passeggeri non rispondono più ai comandi non resta altro da fare. Anche andando contro le proprie convinzioni. «Non mi sentivo più utile alla squadra. I ragazzi non mi seguono più, magari vogliono ma non ce la fanno», la spiegazione del tecnico che, da buon capitano, si accolla ogni responsabilità e prova a lanciare una ciambella di salvataggio. «Bisogna cercare di scuotere un po’ la squadra - dice -, penso che questo possa aiutarla a lottare fino alla fine. Mi spiace di aver deluso tanta gente ma ho cercato sempre di fare il meglio che posso, si vede che non è bastato. Noi abbiamo cominciato il campionato con buone prestazioni e tanta sfortuna. Sono tornato convinto che si poteva fare. Visto che la squadra non ci è riuscita credo sia meglio dargli la possibilità di affermarsi in un altro modo. Sono sempre convinto che sia una buona squadra e che ce la possa ancora fare, ma non con me viste le ultime prestazioni».
Nemmeno la solita boccata di fumo riesce ad addolcire le parole del tecnico. La sua visione del calcio ha sempre avuto prospettive singolari, lontane dal pensiero unico imperante. E lontano è anche il suo modo di fare, schivo e costantemente controcorrente. Anche nel momento del congedo.