venerdì 17 novembre 2017
Sposati dal 2015, violinista e maestro, giovani e richiestissimi all'estero, hanno registrato il primo cd insieme dedicato a Paganini e Wolf-Ferrari. «Ci completiamo, ma quanti sacrifici»
Il direttore d'orchestra Daniele Rustioni e la violinista Francesca Dego, marito e moglie dal 2015

Il direttore d'orchestra Daniele Rustioni e la violinista Francesca Dego, marito e moglie dal 2015

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«Dove abitiamo? Tra il binario 13 e il 14 della Stazione Centrale di Milano». Sorridono mentre si guardano di soppiatto con aria complice la violinista Francesca Dego e il direttore d’orchestra Daniele Rustioni. Belli, giovani, innamorati e di talento, sposati nel 2015 dopo 11 anni di fidanzamento e non pochi sacrifici, impegnati a rincorrersi in giro per il mondo per i diversi impegni internazionali che li separano. Sono la coppia d’oro del momento della musica classica e per la prima volta registrano un cd insieme, per Deutsche Grammophon, che contiene due capolavori di musica italiana, il Primo concerto per violino e orchestra di Paganini e quello in re maggiore op. 26 di Wolf-Ferrari in cui la Dego è accompagnata da Rustioni alla guida della City of Birmingham Simphony Orchestra. Un lavoro frizzante dal forte sapore tricolore, che tra virtuosismi e momenti di ampio respiro sulle corde del violino ex-Ricci Guarneri del Gesù crea un parallelo inedito fra due lavori influenzati dal mondo dell’opera italiana. La Dego ha scelto con intelligenza di interpretare Paganini «alla luce dell’opera italiana di cui era imbevuto, in particolare del suo contemporaneo Rossini», abbinandolo a una rara pagina di Ermanno Wolf-Ferrari, operista italo-tedesco del primo Novecento promotore dell’ideale musicale classico. «Suoniamo due o tre volte insieme all’anno, cerchiamo questi momenti anche per stare insieme. E questo cd è stata un’occasione straordinaria umana e professionale» spiegano Francesca Dego e Daniele Rustioni ad “Avvenire” in uno dei rari momenti in cui si riesce a intercettarli in coppia, seduti in un elegante caffé di Milano. Due ragazzi lombardi moderni e determinati, richiestissimi all’estero: lei, 28 anni, violinista dal talento strepitoso, prima donna a registrare i 24 Capricci di Paganini; lui 34 anni, fra i più affermati giovani direttori d’orchestra a livello internazionale, appena nominato direttore principale dell’Opéra National de Lyon, mentre è anche alla guida dell’Orchestra della Toscana. Hanno affrontato questo progetto comune con passione e con ore di studio insieme.

«Questo è anche il mio primo disco da solista con orchestra, un passo molto importante per me. Ci tenevo molto perché Paganini è sempre stato il mio compositore portafortuna – spiega la Dego –. Nel momento in cui ho scoperto questo romanticissimo concerto di Wolf-Ferrari, scritto nel 194344 per la violinista americana Guila Bustabo di cui si era innamorato, che con Paganini presenta una comune matrice operistica, mi sono rivolta a Daniele. Avendo in casa uno dei migliori direttori internazionali, per me è stato automatico. Di lui mi fido, Paganini non accetto più di farlo con qualunque direttore perché occorre una solida esperienza operistica. Ho avuto esperienze peggiori con Paganini che con qualunque altro autore». Sorride accanto a lei Rustioni, annunciando che per la prima volta in assoluto l’opera del veneziano Wolf-Ferrari verrà eseguita da loro due nella città lagunare, alla Fenice il 13 e 14 gennaio prossimi. «A Venezia, la città in cui ho chiesto di sposarla. Una cosa molto romantica» aggiunge leggermente imbarazzato e ricordando che il loro amore nacque timidamente fra gli spartiti quando Francesca aveva 15 anni e lui 21. «Frequentavo il Conservatorio di Milano – spiega lei –. Cercavo un pianista accompagnatore per una audizione su Beethoven. Lui era noto per la velocità nella lettura a prima vista». Anche l’amore è stato a prima vista, per lui, ma «è stato paziente» aggiunge la Dego raccontando come il sentimento reciproco si sia evoluto insieme allo studio. «Ci siamo stati sempre molto utili a vicenda nello studio anche di opere in cui non lavoriamo insieme perché abbiamo conoscenze diverse. Daniele mi chiede spesso cosa ne penso degli archi o delle voci, io gli chiedo consigli sulle opere, mi ha fato conoscere meglio autori come Verdi e Rossini che adoro. E poi mi accompagna sempre al pianoforte ed è meraviglioso ».

«Abbiamo personalità diverse, lei più esuberante, io più silenzioso – aggiunge lui –. Ma ci influenziamo a vicenda anche per i gusti musicali. Accompagnandola al piano ho conosciuto molto meglio Beethoven. Nella musica mettiamo sempre un po’ del nostro vissuto. Conosciamo i bisogni musicali dell’altro, basta uno sguardo per capirsi». Ma successi, concerti, viaggi e applausi sono solo la punta dell’iceberg di un grande lavoro fatto anche di sacrifici personali. Dove però il matrimonio è una certezza. «Il problema del nostro lavoro è che difficile organizzarsi per vedersi, ma per il resto siamo una coppia normale che combatte con alti e bassi quotidiani – aggiunge Francesca Dego –. Occorre mantenere un’armonia in casa per far fronte a un ambiente come quello musicale ad alto tasso emotivo, dove si ha a che fare con nervosismo e stress. Ma noi abbiamo trovato il nostro equilibrio». Daniele rincalza: «Sembro romantico, non vorrei dire una frase da baci Perugina, ma per me il matrimonio è il coronamento di quello che è stata la nostra storia d’amore. Del rendersi conto, semplicemente, che siamo entrambi l’amore della nostra vita». Ambedue concordano su un punto: «Uno degli errori che vediamo tra i nostri coetanei è questo senso di confusione dato dall’eterna possibilità, c’è sempre qualcos’altro là fuori, fra le tante pseudo conoscenze sui social che si fermano a una patina superficiale. E a volte non ti rendi conto di chi hai accanto a te. Noi siamo stati fortunati anche perché abbiamo avuto il tempo di coltivarci ». Dego e Rustioni sono pronti, quindi, a ripartire come ambasciatori del-l’Italia all’estero. In particolare ora che Rustioni sta per affrontare la sua prima stagione alla guida dell’Opéra de Lyon. «Specie nell’opera si sente questa responsabilità come italiani – spiega il maestro –. Io ho studiato 15 anni al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, e sono convinto che questi studi siano molto più seri di tante blasonate scuole fuori. La Germania, l’Italia, Vienna e la Russia hanno una grandissima tradizione musicale e i rappresentati di questi Paesi hanno la responsabilità di essere all’altezza. Agli italiani si riconosce lo stile, il colore della parola cantata. La nostra musica è caratterizzata dalla ricerca della bellezza e della melodia e questo ci fa tanto amare all’estero». Lei virtuosa dell’archetto, lui nuovo direttore dell’Opéra de Lyon, richiestissimi all’estero. «Ci consigliamo e impariamo a vicenda. Ma quanti sacrifici per stare insieme. In un mondo falsato dai social, la fortuna di esserci riconosciuti sui valori e sulla musica».

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