Inizia oggi sulle pagine di “Avvenire” un viaggio nelle scuole professionali del mondo dello spettacolo. In un periodo in cui i talent televisivi sembrano essere una via facile per affermarsi artisticamente, cercheremo di capire come le giovani generazioni si preparano quotidianamente ad affrontare la professione di attori, musicisti, ballerini. Vi porteremo nelle aule della Scuola di teatro del Piccolo e della Scuola nazionale di cinema di Roma, negli studi del Centro professione musica di Milano per raccontare provini, lezioni, ma anche momenti di vita insieme. Un quadro dove le parole che ricorrono maggiormente sono impegno, sacrificio, ma soprattutto passione. Iniziamo dalla Scuola di ballo del Teatro alla Scala che nel 2013 ha festeggiato i duecento anni di attività.«Se uno balla bene, ma non capisce al volo quello che il coreografo chiede può essere che un direttore decida di non rinnovargli il contratto». Frédéric Olivieri ferma la musica di Prokof’ev e guarda dritti negli occhi i ragazzi. Qualcuno ha il fiatone. Qualcuno si china con le mani sulle ginocchia. Qualcuno si asciuga il sudore. Nella grande sala tappezzata di specchi all’ultimo piano della Scuola di ballo del Teatro alla Scala si prova il ballo di
Cenerentola, quello durante il quale la ragazza perde la scarpetta. Incroci. Salti. Sollevamenti. Tutto deve essere sincronizzato. Il 29 aprile si va in scena sul palco del Teatro Strehler di Milano. «Questo è quello che si fa ogni giorno nelle grandi compagnie nelle quali andrete a lavorare», ricorda Olivieri. Il direttore della Scuola di ballo, fondata nel 1813 e oggi parte del sistema dell’Accademia del Teatro alla Scala, ha schierati davanti i ragazzi degli ultimi corsi. Adolescenti che hanno scelto di fare della danza la loro professione. E che ogni giorno arrivano nelle sale di via Campo Lodigiano la mattina, fanno lezione, provano per gli spettacoli. E la sera corrono dall’altra parte della città per frequentare il liceo: dalle 16 alle 21 suoi banchi di scuola con nelle gambe la fatica di arabesque e pirouette.«Proviamo ancora una volta», li sollecita Olivieri che firma la coreografia della
Cenerentola, commissione della fondazione Bracco, primo spettacolo del cartellone del Piccolo Teatro per Expo. Riparte la musica di Prokof’ev. Questa volta tutto fila liscio. «Bravi. Potete andare». Qualcuno corre in mensa. Altri si siedono con la schiena appoggiata al muro e le gambe dritte e tese a ripassare «perché stasera c’è la verifica di Francese», sorride Fabio Rinieri, classe 1997, allievo del settimo corso. «Sono di Mirandola e prima di arrivare alla Scuola della Scala ho studiato a Reggio Emilia con Liliana Cosi: i miei si sono convinti a iscrivermi a danza perché ogni volta che in casa partiva una musica io mi mettevo a saltare». A Milano vive in convitto. «Il periodo più difficile quando la mia terra è stata colpita dal terremoto: ero qui ed ero preoccupato per i miei». Fabio si alza in fretta. Olivieri prova il passo a due finale del balletto. E lui è il Principe. La sua Cenerentola è Caterina Bianchi, classe 1999, al sesto anno. «Occorrono sacrifici se si vuole fare della danza la propria vita», dice prima di provare e riprovare in scena. Ai lati della sala qualche collega la osserva, prova anche lei i passi suggeriti da Olivieri.Sono 180 i ragazzi che frequentano la Scuola, preparati da 15 insegnanti. Oltre 220 i piccoli dei corsi propedeutici. A giugno si diplomeranno in 23. E pensare che quando nacque nel 1813, l’Imperial regia accademia di ballo contava 12 allievi, 8 ragazze e 4 ragazzi. In più di 200 anni di storia sono passati migliaia di ballerini e dalla Scuola sono usciti i talenti di Carla Fracci, Alessandra Ferri e Roberto Bolle. «Ogni anno più di 450 ragazzi fanno le audizioni per entrare, ne prendiamo una quarantina», spiega Olivieri che, oltre alla teoria e alla tecnica, ritiene fondamentale proporre agli allievi il confronto con gli stili dei grandi coreografi: «I ragazzi, oltre ai classici, ballano Balanchine, Béjart, Kylián, Ek. Così una volta entrati nelle compagnie hanno già dimestichezza con i diversi stili. Lo sbocco naturale è il Corpo di ballo della Scala, ma ogni anno i nostri allievi fanno audizioni in tutto il mondo». Domenico Di Cristo ne ha fatte a Milano, Dresda e Praga. «Il prossimo anno con tutta probabilità danzerò a Praga», racconta. Veronese, classe 1996, prossimo al diploma, ha iniziato «guardando mia sorella che faceva hip hop. La lontananza da casa è la sofferenza più grande», dice. Arrivano da più lontano l’abruzzese Benedetta Montefiore e il palermitano Danilo Lo Monaco. Entrambi al settimo corso, ma con già un’esperienza in scena, «da spendere sicuramente nel nostro futuro lavorativo». E se Benedetta viene dalla ginnastica artistica, la milanese Alice Bellini è stata campionessa di nuoto sincronizzato. «Poi la danza mi ha conquistata».Olivieri continua a provare il passo a due. Ma le 16 sono passate. Fabio e Caterina si tolgono le scarpette da danza. Si infilano la tuta e corrono a prendere i mezzi. Al liceo li aspetta la verifica di Francese.