«O i mammice’ e chid’è ’stu Cutroni », mamma mia cos’è questo Crotone... È la frasemantra intonata nei cori da stadio, sussurrata fra Capo Colonna e il castello di Carlo V e postata su
Facebook, che accompagna la storica scalata degli squali rossoblù alla Serie A. Un ritornello
calabrian style che esprime quel misto di stupore e orgoglio di sessantamila abitanti immersi da mesi in un sogno, dopo aver osservato per decenni il grande calcio solo di riflesso, attraverso le gesta dei “cugini” di Reggina e Catanzaro. Decenni in cui il Crotone, pur fondato nel 1923, veleggiava nelle serie minori. Fino al fallimento del 1991, dal quale risorse con una cavalcata da record (6 promozioni in 8 anni) segnata da epiche goleade (compreso un devastante 320 alla povera Palmese, anno 1994, che pareva uscito dalla penna di Osvaldo Soriano) che nel 2000 lo portò in B. Adesso, nelle ore che precedono il match casalingo col Como che potrebbe essere decisivo per la promozione in A (se il Crotone vincesse e Bari e Trapani no, sarebbe fatta), la città è vestita a festa. L’appello ad esporre su finestre e balconi vessilli rossoblù ha trovato migliaia di aderenti, dal lungomare ai palazzi di Tufolo, ma anche nel resto d’Italia, ovunque un crotonese “con la valigia” abbia messo radici. E viene letto come un segno il fatto che a Roma, nell’udienza di mercoledì in San Pietro, papa Francesco abbia sventolato per un attimo una sciarpa del Crotone, lanciatagli con entusiasmo dai bambini della V B della scuola Montessori, per un’istantanea
urbi et orbi che ha fatto il giro del web. Le porte della A si stanno spalancando a suon di punti (74, finora, contro i 72 del Cagliari, secondo) grazie ai ragazzi allenati da Ivan Juric, quarantenne di Spalato. I suoi condottieri in campo hanno piedi buoni e grinta da vendere, come il centrocampista Bruno Martella, le ali Giuseppe
Hulk Torromino e Federico Ricci, il centravanti croato Ante Budimir, scovato l’anno scorso nel St. Pauli (serie B tedesca) dal fiuto del direttore sportivo Beppe Ursino, uno degli artefici della rinascita della società, grazie a una politica di spese contenute e prestiti di campioni in erba, poi restituiti alle squadre blasonate da cui venivano. Una strategia che, in vista dell’approdo in A, sta già cambiando: Budimir resterà al Crotone, con un contratto fino al 2019, e la società vorrebbe trattenere pure altri. Il valore della rosa di 29 giocatori è lievitato fino a quasi 12 milioni di euro. «In serie A non faremo le comparse», assicura il presidente Raffaele Vrenna, patron insieme al fratello Giovanni, ammini-stratore delegato. Titolare della «Salvaguardia ambientale Spa», leader calabrese nello smaltimento rifiuti, Vrenna è stato accusato dalla magistratura di vicinanza alla ’ndrangheta, ma si è difeso in giudizio ed è stato assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Di recente, la Dda di Catanzaro ha chiesto la confisca dei beni del gruppo (Crotone Football club compreso) ma il tribunale ha respinto la richiesta, per mancanza di «elementi di pericolosità sociale». Calcio a parte, i tentacoli della ’ndrangheta rappresentano una delle tare di una ex provincia “operaia” che ha ereditato i mali del tramonto dell’era industriale, a partire dalla disoccupazione (quella giovanile è fra le più alte d’Europa), dal reddito pro capite (seimila euro annui, fra i più bassi d’Italia) fino all’inquinamento, perché tonnellate di scorie dell’ex Pertusola Sud, sepolte sotto la città, hanno innalzato il tasso di tumori. Basterà la promozione a risollevare le sorti della città? «Non lo so, ma intanto ha fatto ritrovare il sorriso a migliaia di cittadini», spiega il giornalista Bruno Palermo, cantore del calcio crotonese per
Sky e
Tuttosport e autore della biografia di una delle due storiche bandiere della squadra, il centrocampista Antonio Galardo, ora direttore del settore giovanile: un anno fa, alla sua ultima partita, la società ha ritirato la maglia numero “4”. L’altra bandiera è Ezio Scida, capitano degli anni Quaranta deceduto in trasferta per un incidente stradale. Lo stadio, che porta il suo nome, sarà il primo investimento: ha quasi diecimila posti, ma dovrà essere attrezzato meglio. L’amministrazione comunale intende contribuire: «La A è un sogno nel cassetto che sta per uscir fuori», ripete il sindaco Peppino Vallone. E «i milioni di euro dei diritti tv e l’indotto turistico dei tifosi avversari in trasferta potrebbero portare occupazione, se ben impiegati» conclude Palermo. E l’aria felice fa da cornice ad altri sport: la Rari Nantes Auditore, pallanuoto maschile, sta rincorrendo la promozione in serie B. Insomma, al Crotone ora non resta che conquistare gli ultimi punti sul campo. Se la matematica non è un’opinione – e un certo Pitagora, che qui teneva lezione, ne era convinto – manca davvero poco. Sopra la città, per parafrasare l’inno della squadra scritto da quel genio di Rino Gaetano,
il cielo è sempre più rossoblù.