Anche l’Italia ha una sua agenzia spaziale. Una piccola Nasa, che si chiama Asi, Agenzia Spaziale Italiana. E in questi cinquant’anni di attività spaziali, il nostro Paese ha dimostrato di essere all’avanguardia in settori come quelli delle telecomunicazioni, del telerilevamento, e della scienza spaziale. E con I contributi delle industrie, è protagonista da più di trent’anni nel settore dei voli spaziali abitati. Per gestire e coordinare tutti i programmi, dal 1988 è stata varata l’Asi, il cui primo presidente è stato Luciano Guerriero, oggi professore emerito del Dipartimento Interateneo di Fisica dell’Università e del Politecnico di Bari. Una carriera di ricercatore in fisica subnucleare che lo ha poi visto approdare alle attività spaziali negli anni Settanta: «Era il periodo in cui il Cnr doveva decidere se portare a termine un programma spaziale molto importante spiega - quello di Sirio, primo satellite per telecomunicazioni italiano, poi lanciato nel 1977 con enorme successo. Molti mettevano in dubbio l’opportunità di portare a termine quel progetto, ritenendolo troppo rischioso e costoso. Così, l’allora presidente del Cnr Quagliariello, anch’egli docente a Bari, mi chiese di impiegare la mia esperienza di fisico sperimentale per una valutazione indipendente della validità e della fattibilità del progetto. La missione del Sirio fu un successo e fu anche strategica per la scelta dei successivi progetti italiani nel campo delle telecomunicazioni». «Agli inizi della corsa spaziale - aggiunge Guerriero - l’Italia portò avanti programmi di grande rilievo nei satelliti scientifici. La scienza spaziale era nata in Italia negli anni Sessanta grazie a centri d’eccellenza nel campo dell’astrofisica. Oltre all’iniziativa di Broglio, abbiamo avuto validi scienziati, cresciuti alla scuola di nomi prestigiosi quali Occhialini, Amaldi, Puppi, Colombo, che componevano un parterre di grande rilievo e di caratura internazionale. Tutti nomi importanti che poi hanno guidato le iniziative del Piano Spaziale Nazionale, affidato dal Cipe al Cnr nel 1980 e del quale sono stato direttore per otto anni, fino alla nascita dell’Agenzia, affidata pure alla mia responsabilità fino al 1993». I propri programmi, l’Italia li ha sviluppati, fin dai primi satelliti San Marco degli anni ’60, in collaborazione con enti spaziali e centri di ricerca internazionali: «Negli anni ’70 ricorda Guerriero, che oggi presiede il Comitato di Valutazione dell’Asi - l’Italia già partecipava in modo rilevante alle attività dell’Agenzia Spaziale Europea. Però i ritorni industriali non erano corrispondenti all’investimento rispetto a ciò che ottenevano Francia, Germania e Regno Unito. La strategia vincente del Piano Spaziale Nazionale fu allora quella di collaborare direttamente con la Nasa che non ci vedeva come concorrenti». Ed ecco nascere le missioni di satelliti storici, come il TSS, il «satellite al guinzaglio» che volò per due volte sullo shuttle con a bordo astronauti italiani, o come il Lageos 2, sfera ricoperta da retro-riflettori per lo studio della deriva dei continenti, e non solo: «Sono numerose le missioni realizzate in quel periodo eccezionale degli anni ’80. Lageos 2 è una missione ancora oggi operativa, lanciata nel 1992 dallo shuttle con un lanciatore, l’Iris, tutto italiano, unico propulsore non americano ad essere ammesso sullo Space Shuttle». E poi è stata la volta di Beppo- SAX, satellite lanciato nel 1996 che ha cambiato il modo di vedere l’universo: «È un progetto che ha subito speciosi attacchi nella fase finale della sua realizzazione per la scelta degli obiettivi scientifici e per i costi - precisa Guerriero - ma poi il successo della missione ha ampiamente giustificato l’idea e l’investimento. Si tratta di un progetto tutto italiano che ha scoperto l’origine dei misteriosi lampi di luce gamma presenti nell’universo, frutto di forti esplosioni in angoli remoti del cosmo. Una missione di grande rilievo, che ha poi portato ad un successore: il satellite Agile che è tuttora operativo».Conclude Guerriero: «Se guardiamo indietro di soli 40 anni, o poco più, è quasi incredibile quanta strada sia stata percorsa, e come sia mutata la conoscenza profonda dell’universo. E questo grazie alle tecnologie spaziali. E quanti nuovi servizi sono stati resi disponibili per l’intera umanità! Ad esempio, quanto abbiano contribuito le telecomunicazioni via satellite, e l’osservazione della Terra dallo spazio, a farci comprendere meglio la nostra condizione di cittadini del mondo, del nostro pianeta, e a produrre le profonde trasformazioni politiche e sociali di cui siamo testimoni. Non solo, ma l’esplorazione spaziale ci ha fornito uno sguardo del tutto nuovo sul nostro sistema solare e sull’universo, fornendoci nuove risposte e allo stesso tempo aprendo nuovi interrogativi… E certamente anche il nostro Paese ha contribuito, in modo importante a questo particolare processo».