giovedì 30 gennaio 2020
Da «Contagion" di Soderbergh, tornato nella top ten, a «Virus letale» e «Io sono leggenda» così Hollywood ha anticipato la paura della pandemia di oggi.
Steven Soderbergh sul set del film "Contagion"

Steven Soderbergh sul set del film "Contagion"

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È tutto vero o è un film? Le immagini degli immensi vialoni di Pechino deserti, del lungofiume di Shanghai senza un’anima viva, dei negozi sbarrati, delle stazioni vuote in tutta la Cina ci fanno sentire come Will Smith nell’apocalittico Io sono leggenda. Il film del 2007 diretto da Francis Lawrence, basato sull’omonimo romanzo di Richard Matheson, vedeva aggirarsi per le strade di una New York deserta e spettrale un medico, l’unico essere umano rimasto vivo al mondo dopo una pandemia causata da un virus creato in laboratorio per combattere il cancro. Unico vivente a parte il suo cane e alcuni "infetti" trasformati in pericolosissimi vampiri.

Non è l’unica pellicola del genere a riflettere le nostre paure di fronte a un nemico "invisibile" e le nostre reazioni di sospetto e rifiuto verso un prossimo ritenuto potenzialmente pericoloso. D’altronde la caccia all’untore l’aveva già ben raccontata Manzoni in un capolavoro come I promessi sposi in cui la peste bubbonica diventava il contesto e il "pretesto" per scandagliare i confini tra il bene e il male nelle nostre coscienze.

Come in definitiva hanno fatto sinora le tante pellicole di stampo apocalittico sulle pandemie in cui, dato lo scarso fascino spettacolare esercitato da un nemico "microscopico", o si trasformava l’infetto in zombie o similari (vedi 28 giorni dopo del 2002 ambientato in una Londra in deserta a causa di un virus oppure World War Z del 2013 con Brad Pitt per non parlare della saga di Resident Evil tratto dall’omonimo videogioco), oppure si approfondiva l’analisi sociologica delle comunità colpite dal dramma.

Drammi che ciclicamente hanno travolto tutta l’umanità senza distinzioni: peste, colera, spagnola, tifo ed Ebola, che aveva ispirato nel 1995 Virus letale di Wolfgang Petersen, dove un medico militare (Dustin Hoffman) torna dall’Africa convinto il devastante virus possa diffondere l’epidemia anche in Usa, ma nessuno gli dà credito finché in una cittadina della California si segnalano le prime vittime e scatta la quarantena.

Il degrado e la disperazione che una pandemia determinerebbe nella nostra società era stato magnificamente raccontato nel 1996 da Terry Gilliam nel fantascientifico L’esercito delle 12 scimmie con Brad Pitt e Bruce Willis impegnati a scoprire, viaggiando nel tempo, le cause di un virus che ha spazzato via dalla terra 5 miliardi di persone.

E ora, prima che Hollywood colga la palla al balzo, il Coronavirus scatena la voglia di saperne di più, stupiti da questa improvvisa consapevolezza della nostra fragilità. Così Contagion, il film del 2011 diretto da Steven Soderbergh, è appena entrato ufficialmente nella top 10 dei film più visti di iTunes Movie. Un film che non ebbe grande successo nonostante il cast stellare (Gwyneth Paltrow, Matt Damon, Kate Winslet e Jude Law) proprio per il suol taglio realistico nel raccontare l’evoluzione di un letale virus che, partendo proprio dalla Cina, si diffonde rapidamente in tutto il mondo riuscendo a mietere milioni di vittime. Nella pellicola sono sopratutto mostrate le contromisure che realmente vengono adottate dagli Stati per far fronte a simili emergenze sanitarie.

Intanto, paradossalmente, sta segnando il record di vendite in Cina Plague Inc., un videogioco nato otto anni fa, che simula la diffusione di una pandemia e chiama il giocatore a propagare agenti patogeni. Il governo cinese dal canto suo, non ha trovato di meglio che bloccare sul web la premiatissima serie Hbo Chernobyl dopo alcuni dibattiti su quanto fatto dal governo sovietico di allora, paragonato a quello accaduto in Cina per questo temibile Coronavirus. A fare paura, a quanto pare, è la pandemia delle idee.

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