Il giornalista Alberto Burzio con suor Vincenza - Alma Delfino
«Pronto, sono papa Francesco ». Più di una volta abbiamo letto e sentito raccontare storie iniziate in questo modo, con un’inattesa telefonata del Papa. Alberto Burzio, che in Val Varaita tutti conoscono come Barba Bertu, fa l’oste e il giornalista per un settimanale locale; la sua vicenda col Papa, oltre a tappezzare le pareti del suo b&b in forma di ritagli di giornale, la racconta così: «La telefonata mi è arrivata sul cellulare e si presentava con un numero privato. Naturalmente ho invitato l’interlocutore, che mi aveva chiamato Barba Bertu, a smetterla di fare scherzi e mi stupisco ancora oggi di non aver usato parole “colorite”. Lui ha insistito ridendo: “No, no, non è uno scherzo, sono proprio Papa Francesco. E volevo ringraziarla perché ho tra le mani il suo libro che mi donato…”. Io mi emoziono, non so più cosa dire... il Papa che mi telefona... Rispondo che non merito tanto onore, ma che se è proprio papa Francesco potrebbe esaudire un vecchio desiderio, un sogno... Può telefonare a suor Vincenza, una suora di 90 anni della Casa della Divina Provvidenza di Dronero, che da una vita assiste 13 disabili per 360 giorni all’anno? Lui replica serafico: “Suor Vincenza l’ho già chiamata. E stato un colloquio simpatico. Le ho chiesto, come mai è sempre rimasta a Dronero con le sue ragazze e mi ha risposto che con un caratterino come il suo nessuno la vuole …”».
Il libro della telefonata si chiama Uomini e donne sulle tracce di Dio ( Velar, pagine 239, euro 15). Raccoglie quaranta interviste realizzate fra la fine degli anni ‘90 e il 2019 a religiosi e religiose che Burzio ha incontrato personalmente facendo il giornalista, appunto, nelle valli del cuneese. Suor Vincenza Pesenti, vincenziana, nata nel 1929 a Trescore Balnearo, che le “sue ragazze” chiamano da sempre Suor Cencia, è una delle intervistate. La sua è una storia semplice, di umilissima dedizione alla chiamata del Signore e di totale affidamento alla Provvidenza. Lei, arrivata a Dronero nel 1954, nella casa dove ancora vive, si preoccupa soprattutto di dire che la Provvidenza l’ha incontrata davvero: «L’abbiamo toccata con mano tante volte. Mettevamo l’acqua a bollire e la dispensa era vuota, ma da mangiare per le ragazze non è mai mancato».
Fra gli intervistati di Burzio risaltano qua e là persone conosciute che non ci sono più come il mitico cappellano delle Carceri Nuove di Torino padre Ruggero Cipolla, incontrato il 22 aprile del 2003, o come l’esorcista prete di montagna don Bartolomeo Ruffa che a Sant’Orso di Piasco è stato per anni riferimento di tante persone in difficoltà. Non mancano, naturalmente, anche i “famosi” vivi e vegeti come padre Cesare Falletti che Burzio ha intervistato a settembre 2019. Stiamo parlando del cistercense fondatore e per molti anni priore del monastero Dominus Tecum di Pra ‘d Mill, a 900 metri in una valle fra i boschi, a dodici chilometri da Bagnolo, in cima a una strada non facile, ma dove ogni giorno, alla messa delle 12, insieme ai 16 monaci è davvero difficile non trovare anche numerosi fedeli in cerca di spiritualità e di silenzio.
Perché il silenzio, spiega nel libro padre Emanuele Marigliano, l’attuale priore, «è una casa per Dio e la sua voce si percepisce quando tutto tace, dentro e fuori...». Il silenzio che si incontra sulle tracce di Dio, praticato in solitudine da frate Francesco Maria Bono, eremita nei mesi estivi sulle montagne di Limonetto. Qui Barba Bertu è andato a cercarlo nel 2007 (Bono è morto nel 2011), salendo dove da anni andavano centinaia di persone a confidare i loro problemi. Le sue domande sono anche le nostre: «Quando arriva da lei una madre che ha perso un figlio cosa le dice? “Ascolto in silenzio. Cerco di farmi carico del suo dolore e offro a Dio la sua sofferenza...”. Ma lei ha paura della morte? “Io penso alla vita. Dio è il Dio della vita e mi fido di lui. Perché dovrei avere paura?”».