martedì 21 marzo 2023
Da oltre 20 anni l’artista utilizza l’elettronica per opere che possono essere modificate da remoto: «Non si tratta di proiettare, ma pensare per luce e colore immagini in continuo divenire»
Davide Coltro

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Davide Maria Coltro è riconosciuto dal sistema dell’arte e dalla critica come un pioniere dell’arte digitale. Sua è la creazione della piattaforma di arte relazionale digitale System dal quale nasce l’idea del Quadro Mediale, con un flusso d’immagini gestite da algoritmi creati dall’artista. All’ultima edizione di Artefiera Bologna è stata presentata la monografia Davide Maria Coltro. L’opera completa 2000-2023, a cura di Elena Pontiggia (Manfredi Edizioni, pagine 240, euro 25,00), con contributi di altri critici ed esperti.

Coltro, lei ha iniziato a lavorare col mezzo elettronico quando la tecnologia non era sviluppata come oggi. Che novità ha dovuto apportare?

Il mio progetto ha sempre mirato all’essenzialità e al risultato formale in senso artistico, per questo non ha patito nessuna obsolescenza ma al contrario risulta ancor più attuale. In questo sistema ho cercato di trasportare il concetto di “quadro del nostro tempo” legandolo ad alcune possibilità date dalla tecnologia. L’idea di una “tela viva”, come riporta il titolo del testo critico di Elena Pontiggia, è cruciale per capire i presupposti della mia ricerca. Non interpreto la superficie elettronica come un monitor dove proiettare filmati oppure ospitare immagini, ossia un semplice ricettore di contenuti, bensì come luogo dove la pittura mediale si crea e trasforma. Cerco la corrispondenza diretta tra bit in continuo divenire e pixel che vengono animati dai bit stessi. Non penso per inquadrature o schermate ma per luce e colore che si formano e trasformano grazie al tempo che diventa materia pittorica. Il concetto del Quadro Mediale è sempre stato questo fin dal primo momento dell’intuizione, quindi la tecnologia non influisce su questo principio se non rivelandosi uno strumento sempre più complesso e potente, utile a uno scopo più alto. Comprendere questa differenza è fondamentale per sgomberare il campo da equivoci e riduzioni schematiche.

Davide Coltro, “Arborescenze”, 2020, installazione di quadri mediali. Verona, Galleria Arte Moderna Palazzo Forti

Davide Coltro, “Arborescenze”, 2020, installazione di quadri mediali. Verona, Galleria Arte Moderna Palazzo Forti - archivio DMC

Ora invece si parla tanto dell’Intelligenza Artificiale. Crede che le potrà esserle utile? Pensa che sia una buona strada per la produzione artistica?

Nell’arte la tecnologia sta all’artista come nel rodeo il cavallo al cowboy: è importante mantenere il controllo e non farsi disarcionare. L’intelligenza artificiale è in funzione da diverso tempo, seppur in forme più rarefatte e meno spettacolari, si pensi ad esempio ai software di modellazione tridimensionale che applicano le leggi della luce e delle rifrazioni ai materiali rendendo queste immagini, del tutto sintetiche, quasi vicine a una eccellente fotografia dal vero, cioè con un grado di realtà molto convincente. In questo ultimo periodo si sta assistendo a una spettacolarizzazione di alcune architetture del software e ne siamo tutti molto colpiti. Non è certo il luogo per approfondire un argomento di tale portata ma posso abbozzare una risposta di semplice buon senso che vede anche la cosiddetta IA come uno strumento, estremamente sofisticato, nelle mani dell’uomo perché ne ricavi qualcosa di buono. Certo serviranno competenze e sensibilità particolari, in poche parole una corretta Sintonia Modale che dovremo conquistarci con tanta sperimentazione e ricerca. Personalmente ho già iniziato.

Altro prodotto recente in questo campo sono gli NFT. In che cosa assomigliano o differiscono dalle sue immagini digitali?

Per quanto mi riguarda, sul fenomeno degli NFT ho un parere positivo ma critico, espresso in diverse occasioni. Va riconosciuto il forte impatto nel cambio di percezione collettiva dell’arte digitale, quindi sul piano della fenomenologia e sociologia dell’arte contemporanea. Da questo punto di vista risulta esperienza di valore, su altri piani non credo ci sia stato un effettivo contributo alla ricerca. Il termine crypto-arte non ha molto significato in quanto la valuta di scambio o la tecnologia usata per attribuire unicità e autenticità alle creazioni sono fattori esterni, del tutto accessori al processo creativo e al linguaggio dell’arte. Inoltre, come ha ben argomentato Alberto Fiz nel suo recente articolo sul mensile “Arte”, l’impennata di interesse, creata dal gioco mediatico basato sui successi economici, è quasi del tutto scemata, come era facile prevedere. Nel progetto System e nel concetto di quadro mediale sono contenute tutte le soluzioni e le possibilità che i creatori di NFT stanno man mano scoprendo. L’autentica elettronica, per esempio, che appare all’accensione delle mie opere e incrocia i dati con i miei server, è un esempio di rudimentale Blockchain, che vent’anni fa non esisteva come del resto le cryptovalute. Questo mondo evolverà e certamente potrà offrire all’arte tecnologica validi apporti e facilitazioni. Meglio restare sintonizzati.

Con questi mezzi lei ha affrontato anche il tema religioso, il che mi sembra di una avanguardia assoluta, anche perché non si tratta nemmeno lontanamente di videoarte, che già è stata praticata in questo ambito.

Questi “mezzi” sono il mio media da oltre vent’anni, il Quadro Mediale è un progetto che offre grandi possibilità espressive e utilizzo per una pratica pittorica contemporanea aperta a tutte le esperienze della visione. L’esperienza visiva che offre una mia opera non riguarda l’immagine statica e neppure l’immagine in movimento, si situa in territorio inesplorato dove le immagini, non frame consecutivi, sono in relazione tra loro, dialogano sommandosi e sottraendosi, generando un flusso visivo continuo e non ciclico, pittura mediale in atto. È naturale che abbia sentito il bisogno di confrontarmi con una sfida tra le più alte di ogni tempo che è l’arte sacra e poi, ancora oltre, come dice padre Andrea Dall’Asta, verso l’arte liturgica, che ha influenzato la storia del pensiero visuale a suon di capolavori universali. La vocazione di artista, con sincerità di servizio, seppur indegnamente, non può che raccogliere con entusiasmo l’invito di san Paolo VI nel suo celeberrimo discorso agli artisti. La mia pittura elettronica e mediale esprime necessità vitali.


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