martedì 19 luglio 2016
Fantacalcio? No, mercato cinese
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Basta consultare i fatturati dei diretti interessati per capire perché è possibile spendere 18 milioni di ingaggio all’anno per Graziano Pellè, facendone uno dei primi cinque calciatori più pagati del mondo. Di fatto lo Shandong Luneng, il club che ha ricoperto d’oro il centravanti azzurro, è controllato dalla State Grid Corporation of China, la compagnia elettrica statale del gigante asiatico: 333 miliardi di dollari di fatturato, la settima azienda al mondo secondo la classifica di Fortune. Davanti ci sono solo Walmart e cinque multinazionali del petrolio: due cinesi (Sinopec e China National Petroleum Corporation), l’anglo-olandese Royal Dutch Schell, l’americana ExxonMobil e l’inglese British Petroleum. Dietro Volkswagen e Toyota. Sono queste le grandezze con le quali si deve confrontare il calcio europeo, oggetto di conquista da parte dei colossi cinesi. Di fronte a queste disponibilità si capisce perché un attaccante che non ha mai segnato un gol in Champions League valga quasi come Messi, Neymar e Cristiano Ronaldo (senza dimenticare però che in Cina il confine tra lordo e netto è molto labile e capita di tornare a casa con molti meno soldi del previsto). Basta che una squadra veleggi nella parte bassa della classifica della Super League cinese, come sta succedendo allo Shandong Luneng, per spingere all’acquisto di un giocatore famoso, costi quel che costi. Sono stati sufficienti i gol di Pellè durante l’Europeo francese per spingere i dirigenti a fare il botto. Senza badare troppo alla scenetta con Neuer durante la serie dei rigori del quarto di finale con la Germania. I cinesi vogliono prendere tutto. E quando arrivano non vanno per il sottile. Suning all’Inter ha immediatamente contattato alcuni degli intermediari più noti del mercato continentale: Stellar Group, Kia Joraabchian, Pini Zahavi. Gente che è sulla breccia da anni e ha usato molti sotterfugi per muovere i calciatori da una parte all’altra del mondo: acquisto di cartellini lanciando la moda dei TPO ( Tevez e Mascherano), parcheggio presso squadre diventate fondamentalmente un loro deposito (Corinthians, Deportivo Maldonado e simili) e ruolo da ds ombra in molti grandi club come il Chelsea. Per limitare Joraabchian, la Premier League ha messo al bando le TPO in Inghilterra. Adesso l’anglo-iraniano Kia ha trattato per conto dell’Inter l’acquisto di Joao Mario. Intermediari invitati personalmente da Suning all’assemblea dei soci nerazzurri a Milano in una formidabile scena che fotografa le contraddizioni massime del sistema economico cinese: in un lussuosissimo hotel la multinazionale di Nanchino ha distribuito ai presenti una brochure sulle sue attività economiche che a pagina 38 presenta una bandiera rossa con falce e martello perché occorre omaggiare partito e sindacato comunisti. Un flash apparentemente fuori dal tempo e invece molto reale perché c’è davvero un riflesso semi-totalitario in questo approccio al calcio europeo che sembra fagocitare tutto, compreso l’attuale assetto dei campionati nazionali. Come ha svelato il Financial Times, Wanda Sports, l’azienda che ha comprato Infront, sta lavorando per la creazione di una Super Lega con le grandi europee, come vogliono Juventus, Real, Barcellona e Bayern. In questo modo la multinazionale cinese avrebbe uno spettacolo calcistico da offrire ai telespettatori asiatici dell’altra parte del mondo. Una formidabile arma di diffusione di intrattenimento globale. Verrebbero quasi a crearsi due grandi campionati mondiali per club: uno dell’est con le squadre cinesi rafforzate da campioni strapagati e uno dell’ovest con le big europee riunite in un unico torneo che finirebbe per mandare in pensione i campionati nazionali. Un’operazione del genere non sarebbe stata possibile se il gigantismo non avesse già di fatto pervaso da anni il calcio europeo.  Alcuni esempi: il tridente del Barcellona formato da Messi, Suarez e Neymar; gli acquisti di Real e Bayern quasi mai sotto i 40 milioni di euro, i 100 milioni per Bale, i trasferimenti sempre in coppia di Raiola: prima era Ibrahimovic- Maxwell a Inter, Barcellona e Psg, adesso Ibrahimovic-Mikhitaryan al Manchester United, in attesa di Pogba. In Italia solo la Juventus tiene il passo come dimostra la maxi-offerta di 94 milioni di euro per Higuain. Non esiste fair-play finanziario che regga di fronte a questa abbuffata di clausole rescissorie e commissioni per intermediari.  Oriente chiama Occidente e viceversa. Neanche la presenza femminile riesce a ridurre la portata del mercanteggiamento. Anzi, è stata la settimana di Wanda Nara che ha seminato il panico in casa Inter con le sue continue interviste per ottenere un adeguamento contrattuale a beneficio del marito Mauro Icardi. C’era una volta la moglie di Zinedine Zidane che, secondo la versione del marito, aveva spinto per lasciare Torino e trasferirsi a Madrid nel 2001. Allora era stato un semplice consiglio famigliare. Adesso le consorti fanno direttamente le procuratrici. E Zizou quindici anni fa era costato “appena” 160 miliardi di lire al Real. Briciole rispetto alle cifre del calcio “made in China”.
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