Ciak, si Giro Si parte venerdì dall’Olanda e in questo Giro che sogna di poter tornare a parlare italiano, potrebbe arrivare un olandese. Un guastafeste, una sorpresa che sorpresa non è, visto che è capace di mulinare i pedali come pochi al mondo nelle prove contro il tempo ed è decisamente in grado di resistere e lottare come nessuno anche sulle salite più arcigne. Lui è Tom Dumoulin, 25 anni, l’uomo dei mulini, che spera di dar filo da torcere al nostro uomo di punta, Vincenzo Nibali. Per la dodicesima volta nella sua storia ultracentenaria il Giro parte dall’estero. Il via dall’Olanda, per la terza volta (2002 e 2010) sognando il bis rosa del campione d’Italia, ma il siciliano, uno dei sei corridori al mondo a poter vantare la “tripla corona” che spetta a chi ha vinto almeno una volta in carriera tutti e tre i Grandi Giri, sulla propria strada troverà ben più di un rivale pronto a sbarrargli il cammino. Oltre a Dumoulin, il talentuoso e coriaceo ragazzo di Maastrincht, ci sarà il numero uno del ciclismo mondiale Alejandro Valverde, cacciatore di classiche, vincitore di una Vuelta e terzo al Tour un anno fa. E poi lo spagnolo Mikel Landa, ex compagno di Nibali, terzo un anno fa alla corsa rosa per esigenze di squadra e più volte fermato, bloccato placcato per aiutare Aru. Quest’anno il basco verrà con una maglia nuova, quella del team Sky e nuove ambizioni: vincere. Ma oltre a Valverde, Landa e Dumoulin, Nibali dovrà fare i conti anche con il polacco Rafal Majka, i colombiani Rigoberto Uran e Esteban Chavez, il canadese Ryder Hesjedal, che un Giro l’ha già vinto. Rispetto ad un anno fa, dove in pratica c’erano solo Contador e Aru, più un Landa che però era “silenziato” per esigenze di squadra, il livello di partecipazione di quest’anno è di molto superiore. La sfida non sarà scontata, tutt’altro. Dai mulini alla Mole. Da Apeldoorn a Torino (l’ultimo arrivo sotto la Mole, 1982, il Giro di Hinault), lungo 3.383 km e 21 tappe. È il Giro numero 99. Il Giro avvicina, non solo il nostro Paese, ma il mondo, che ama sempre di più il ciclismo e la nostra corsa, che è ormai veicolo ideale di marketing turistico. Un Giro difficile, dall’inizio alla fine, soprattutto alla fine. Composto da due crono individuali (prima e nona tappa), una cronoscalata (15), quattro tappe di alta montagna, sette di media montagna e set- te frazioni che potrebbero essere adatte ai velocisti. Saranno ben 42.200 metri di dislivello che i corridori saranno chiamati ad affrontare in tre settimane di corsa. Si parte con tre tappe olandesi, piatte piatte come i Paesi Bassi nella regione del Gelderland, ma guai a sottovalutarle, perché nascondono insidie e trabocchetti. Queste strade, generalmente strette e tortuose, battute da forti raffiche di vento hanno sempre creato grandi disagi ai corridori: basta chiedere a Nibali, per farsi raccontare come andò un anno fa da quelle parti, al via del Tour de France. Dopo i tre giorni olandesi e un giorno di riposo, si ripartirà da Catanzaro a Praia a Mare, per risalire lo Stivale. Il primo arrivo in salita? A Rocca- raso al termine della sesta tappa. La 13ª tappa da Palmanova a Cividale del Friuli con quattro salite inedite (Montemaggiore, Crai, Cima Porzus e Valle); la 14ª Alpago- Corvara con sei Gpm tra cui Pordoi, Sella, Giau; la 19ª Pinerolo-Risoul con il Colle dell’Agnello che porta a quota 2.744 metri e sarà la Cima Coppi del Giro; la 20ª Guillestre-Sant’Anna di Vinadio che si snoderà in gran parte in Francia con tre cime oltre i 2.000. «All’inizio si dovrà fare molta attenzione ci spiega Vincenzo Nibali, il grande favorito della vigilia -. Su quelle strade e a quelle latitudini può davvero succedere di tutto. Bisogna avere occhi ben aperti e una squadra pronta a supportarti in tutto e per tutto. Il Giro, però, comincerà a tutti gli effetti alla nona tappa, con la crono del Chianti: 40,4 km da Radda a Greve, un possibile spartiacque per la generale su un tracciato vallonato e molto difficile. Guai però sottovalutare la cronoscalata dell’Alpe di Siusi, 15ª tappa, 10,8 km, una pendenza media al 8,3%, massima al 11%. Quelli saranno due momenti estremamente importanti, dove si può costruire la vittoria di un Giro, ma ci saranno molti che proprio lì lo perderanno. Poi l’ultima settimana è da fachiri: chi ne ha, va». E andrà a Torino a festeggiare la maglia rosa, come fece l’ultima volta che la “corsa rosa” filò sulle sponde del Po nel 1982, Bernard Hinault, il quale vinse il secondo dei suoi tre Giri. In una sfida globale e totale, nella quale occorrerà avere come sempre forza, intelligenza e fortuna, Nibali è chiaramente l’uomo da battere. «È un Giro che mi piace - ci spiega sempre il campione d’Italia, che torna per bissare il successo di due anni fa -. Assomiglia tanto a quello che vinsi nel 2013. Tappe nervose all’inizio, e un’ultima settimana durissima. L’uomo da temere? Tanti, ma io ne faccio due: Valverde, che ha esperienza da vendere e una testa che hanno in pochi. E poi c’è Mikel (Landa, ndr). Un anno fa ha fatto vedere che poteva davvero vincere il Giro, quest’anno viene per vincerlo». Si parte dall’Olanda, dalla regione del Gelderland, terra di dighe e mulini a vento, biciclette e piste ciclabili. Da queste parti amano l’Italia e le nostre bellezze. Tra le cose di casa nostra che meritano di essere viste c’è anche a pieno titolo il Giro. Non lo diciamo noi, ce lo dicono e ce lo ricordano loro, pagando profumatamente (più di due milioni di euro) il “disturbo”. C’è lo dice chi è lontano e vuole averci più vicino, facendoci sentire orgogliosi di essere italiani e di avere il Giro che per il mondo è una vera e propria eccellenza al pari di capolavori universali come la pietà di Michelangelo o del Cenacolo vinciano. La “corsa rosa” è qualcosa di unico che merita di essere vista, toccata e respirata. In Olanda hanno pensato bene, per tre giorni, di farselo portare direttamente sulle proprie strade di casa. Ed è questa la prima vera vittoria. La prima maglia rosa spetta di diritto proprio al Giro stesso. E al nostro Paese.
© RIPRODUZIONE RISERVATA L’analisi Dai mulini alla Mole: dall’Olanda a Torino, venerdì scatta la Corsa Rosa, un patrimonio anche al di là delle Alpi In gara le speranze italiane affidate ancora a Vincenzo Nibali FAVORITI In alto: l’olandese Tom Dumuloin. A fianco il campione in carica Vincenzo Nibali taglia il traguardo davanti a Alejandro Valverde Sotto: Mikel Landa