mercoledì 12 gennaio 2022
Era davvero maledetto quel pittore? Ai Musei Vaticani c’è la sua “Deposizione”: rimettetela sull’altare da dove fu tolta e vi ritroverete nella tomba di Cristo
Caravaggio, “Deposizione di Cristo”, 1602-1604 Pinacoteca Vaticana

Caravaggio, “Deposizione di Cristo”, 1602-1604 Pinacoteca Vaticana - archivio

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Che rapporti aveva Caravaggio con i genitori? Di chi era veramente figlio? Ha avuto dei figli? Perché ha lasciato Milano? E quando è arrivato a Roma? A queste domande cercherà di dare risposte un convegno che si tiene da oggi alla fine del mese on line. S’intitola 1951-2021. L’enigma Caravaggio. Nuovi studi a confronto e si terrà su Zoom nelle cinque giornate di mercoledì 12, mercoledì 19, venerdì 21, mercoledì 26 e venerdì 28 gennaio 2022. Ideato da Sergio Rossi dell’Università La Sapienza di Roma con l’apporto di Rodolfo Papa, vedrà la partecipazione di quaranta relatori esperti di Caravaggio, fra cui: Claudio Strinati, Marco Bussagli, Silvia Danesi Squarzina, Stefania Macioce, Bert Treffers (del quale anticipiamo qui parte dell’intervento), Rossella Vodret e Alessandro Zuccari. Per informazioni si veda il sito caravaggio.info. Gli utenti iscritti avranno anche la possibilità di porre domande ai relatori.

C’è una distanza incolmabile tra il pittore dei romanzi e quello della storia dell’arte. Ma sia scrittori che storici si sono rispecchiati nella sua ombra Un convegno online sul più enigmatico degli artisti Se non vogliamo sapere niente dell’arte di Caravaggio, è meglio leggere uno di questi romanzi di cui esiste ormai una marea e che sono tutti pieni di falsi verismi, nei quali l’autore, con fantasia e con una ammirevole empatia, inventa sotto il nome di Caravaggio un pittore che non c’è mai stato. Ho conosciuto uno di questi scrittori che, negli anni Ottanta, stava ancora lottando con carta e penna. Viveva nello stesso albergo Sole nella Via del Biscione, vicino alla Piazza di Campo de’ Fiori, dove io potevo studiare quel Gregory Corso, famoso per aver pubblicato già molti anni prima le sue poesie. Ero giovane anch’io; avevo, mi sembra, qualche anno in meno dell’aspirante scrittore e, quando lessi la quarta di copertina di questo libro – pubblicato più di trent’anni prima – mi ricordai di quanto anch’io fossi stato colpito dall’arte brutale di questo pittore. Affascinato dall’Amore Vincitore di Caravaggio, oggi a Berlino, uno scrittore giovane si mette in viaggio verso l’Italia per studiare e penetrare più profondamente nell’essenza delle opere sue. Quella ricerca del giovane scrittore di Caravaggio diventa una ricerca esistenziale con cui sperimenta la propria ossessione. Va da sé che quel romanzo veniva acclamato come un romanzo molto erotico sull’ossessione del pittore stesso e sulle esigenze estenuanti dell’arte stessa sviluppate sull’esempio di Caravaggio e la sua grandiosa e travolgente pittura sensuale e la sua vita scandalosa. Questa dichiarazione sul retro di quel tascabile, che costava all’epoca 14.80 marchi tedeschi, conteneva tutto un programma artistico. Basta menzionare il titolo del libro pubblicato anni dopo che questo scrittore esordiente era stato alloggiato in una stanza davanti al cortile grande del mio albergo Sole: Das geheime Fieber, ossia “La febbre segreta”. L’autore – svizzero – aveva dunque scoperto un se stesso nel-l’alterità di un pittore che, per sua fortuna, era un genio scabroso in cerca di un altro se stesso liberato dal labirinto delle proprie ossessioni – grazie alla sua arte praticata come se fosse una terapia psichiatrica. Posso assicurarvi che la strada che io e lo scrittore abbiamo percorso insieme da parte mia era già interrotta prima di leggere quel suo capolavoro che ancora oggi è un affascinante documento umano di come si poteva usurpare un pittore di cinque secoli fa per farne un’autobiografia del tutto personale sulla base di una – mi spiace dirlo – miopia. La stessa miopia che quel moderno pittore aveva raffigurato nella figura dell’uomo con gli occhiali che nella Vocazione di San Matteo guarda i soldi sulla mensa della banca di cambio in una città che sembrava la Roma in cui anch’io stavo cercando la mia strada. Confesso che camminavo per quelle strade con malcelata soddisfazione nonostante non avessi ancora la minima idea di dove mi avrebbero portato: al San Francesco di Hartford? A quel Tommaso rozzo e incredulo che, preso dal polso, veniva tirato verso una scultura rivestita di carne che si toglieva la giacca romana per farlo entrare con la mano intera nel cuore? O a quel Giovannino disteso che giace in terra mentre spunta all’orizzonte, fuori dal quadro, l’alba del giorno nuovo? Chi lo sa me lo dica. Ma quanto a me, posso dire che ho provato, già decenni addietro, a entrare in quell’enigma a cui viene dedicato un convegno in questi giorni; ho viaggiato nei suoi quadri dopo essermi imbarcato per arrivare a quel mio libro, ora uscito, ed intitolato Caravaggio. Arte e Fede, Forma e Funzione. Roma 1596-1606( Editori Paparo). Ricordiamo come finì il pittore tornando a Roma sotto la parola del cardinale Gonzaga che aveva trattato la sua remissione con il Pontefice. E disse il Baglione: «Ultimamente arrivato in un luogo della spiaggia misesi in letto con febre maligna; e senza aiuto umano tra pochi giorni morì malamente, come appunto male haveva vissuto». Era davvero maledetto quel pittore? Se andate alla Pinacoteca Vaticana, potete vedere la Deposizione realizzata dal Merisi per la cappella Vittrice in Santa Maria della Vallicella: rimettetela sull’altare da dove fu tolta e vi ritroverete nella tomba in cui il corpo morto di Cristo viene disteso. Poi alzate gli occhi e guardate Maria che stende le braccia in un addio al figlio e al contempo stende le braccia per prenderci sotto la sua protezione misericordiosa. Ma poi vedete come Maria di Cleofa alza le braccia al cielo: grida e ciò che, a prima vista, sembrava un grido di dolore si trasforma in una esclamazione di giubilo perché sa che Cristo risorgerà dalla morte. Quel quadro evoca il mistero della fede che è fuori dalla portata di ogni pittore, anche se preparato e colto come Michelangelo Merisi da Caravaggio che morì, miseramente, ma non so se fosse anche maledetto davvero. Un uomo enigmatico, ma un artista colto che sapeva cosa fare.

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