Un uomo un sorriso, Fabio Cannavaro. È tornato alla Juve dopo averla sedotta con due scudetti sul campo dei quali non vi è più traccia, se non nella memoria dei tifosi bianconeri, i quali però non gli hanno ancora perdonato l’abbandono nei giorni infausti di Calciopoli, quelli della storica retrocessione in serie B. Per questo ogni giorno ci sono gruppi più o meno organizzati di supporters della Juve che salgono a Pinzolo e riservano ciò che quelli del Galaxy hanno appena offerto a Beckham: “fischi e cori contro il traditore”. Una situazione che comincia a spegnere leggermente il sorriso perenne di don Fabio. «Spero di poter sbloccare questa situazione con il dialogo, come si è sempre fatto. A un giocatore non fa mai piacere d’essere preso di mira e comunque capisco l’amarezza di un gruppo di tifosi per quello che c’è stato in passato e non mi riferisco solo al mio passaggio di tre anni fa al Real Madrid, quanto a qualche dichiarazione fatta a febbraio. Comunque non era nella mia volontà di man- care di rispetto a qualcuno... ». Cannavaro fa mea culpa e ricorda i giorni della fuga a Madrid. «Il primo a cui è dispiaciuto di lasciare Torino ero io e la mia famiglia. Alla Juve stavo bene e ci sarei rimasto se non fossero successe certe cose. Ma dopo la partita della Nazionale a Bari, con l’Irlanda, Alessio Secco venne a casa mia e mi bastò quel gesto per farmi dire subito sì, torno. Con lui non ho parlato di cifre, per queste si sarebbe arrangiato il mio procuratore. Io ero già felice così ». La Juve non è stata insomma una soluzione di ripiego, visto che voci di mercato parlavano di Napoli e Bayern Monaco. «Con il Napoli non ho mai avuto alcun contatto. Ha parlato solo De Laurentiis (che bocciava l’ipotesi di prendere un difensore 36enne). Nè tanto meno il Bayern. La mia intenzione era quella di tornare nella società più importante d’Italia, stop». Un ritorno che comunque dai più è stato apprezzato. «In giro di juventini ne ho visti tanti durante l’estate e fortunatamente tutti mi hanno dimostrato il loro affetto e il loro entusiasmo. Con Blanc e la società ci siamo rivisti con la massima sincerità e chiarezza e l’accordo è stato facile. Ma ora guardiamo avanti perchè la Juve è una realtà che deve pensare al futuro. Anche se è strano che io arrivo qui a 36 anni, ma penso di poter dare ancora tanto perchè vengo da un campionato difficile, come quello della Liga, nella quale ho pur sempre giocato quarantacinque partite. Chi pensa che non sia più quello visto ai Mondiali del 2006 si sbaglia di grosso. Io mi sento ancora in buona condizione e penso di poter dare ancora tanto alla Juve. Al Mondiale non beccai neanche un cartellino giallo, ecco, se adesso mi dovessero ammonire mi aspetto che subito penseranno: “Non è più quello del 2006”. E invece io non mi sento diverso da allora. Ho persino lo stesso taglio di capelli...». Un uomo, un sorriso, per il momento sforbicia le polemiche così.