venerdì 10 giugno 2011
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«Il calcio non è marcio, ma rischia di diventarlo. Perciò occorre intervenire con tempestività, per impedire di dilapidare un patrimonio sportivo e culturale che appartiene al popolo italiano». Monsignor Carlo Mazza, vescovo di Fidenza, e in precedenza cappellano degli azzurri in quattro Olimpiadi, spiega così il suo punto di vista in merito allo scandalo scommesse. Un punto di vista largamente condiviso nel mondo cattolico, come ieri si è potuto constatare nel corso dell’incontro "L’educazione sfida lo sport", organizzato dall’Ufficio Cei per la pastorale dello sport, turismo e tempo libero, in collaborazione con il Csi, la Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport e il Pontificio Consiglio per i laici. «Mi hanno colpito la dimensione del fenomeno e la gravità dell’illecito – fa notare monsignor Mazza –. Qui, a differenza dello scandalo degli anni scorsi non si truccavano le partite per ricavarne un vantaggio sportivo, ma solo economico. Quindi la sensazione è che siamo scesi ancora più in basso». Anche don Mario Lusek, direttore dell’ufficio Cei, la pensa alla stessa maniera. «Il calcio italiano appare sulla via del declino, con modelli di business errati e ambiguità varie». Eppure la gravità della diagnosi non esclude la speranza della guarigione. A patto, però, di un impegno educativo condiviso. «Sicuramente non saranno le aule dei tribunali a risolvere i problemi – afferma Lusek – quanto piuttosto una cultura nuova che, permeando di sé le coscienze degli operatori e dei dirigenti sportivi, sappia esprimere una svolta radicale rispetto al costume dominante, fatto di relativismo, brama di successo a tutti i costi, di denaro e di potere». L’oratorio può essere uno dei luoghi da cui ripartire per un’autentica educazione allo sport. Ne è convinto anche Massimo Achini, presidente del Csi, che ha rilanciato la proposta di «un gruppo sportivo in ogni parrocchia, per dimostrare anche nei fatti che la Chiesa ha grande fiducia nello sport». Al momento di riflessione è intervenuto anche Andrea Cardinaletti, presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo, che ha ribadito la necessità di sviluppare le strutture, ma soprattutto di educare ai valori veri dello sport, in ambienti sani come sono appunto quelli delle parrocchie.
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