Ciao Italia, ciao Europa. A meno di un miracolo tipicamente nerazzurro, l’Inter campione di tutto esce di scena dal salotto continentale che le consentiva di rifarsi una vita a tre giorni dal pesante ko nel derby. La sconfitta (2-5) con i tedeschi dello Schalke 04 è ancora più roboante, senza logica e priva di attenuanti. Qui ci sono reti fatte e non subite dopo sessanta secondi. Qui non c’era la capolista da battere ma un’allegra brigata di ragazzotti appena undicesimi nella Bundesliga. Che nemmeno sognavano tanta gloria contro la squadra del triplete e dei sogni, confusa di malinconia nel suo lento procedere verso un banco degli imputati inutile quanto inevitabile. L’attacco crea, la difesa distrugge. È racchiusa in questo paradosso l’Inter di oggi, sconclusionata e ingenua come un allievo al primo esame, tornato scolaretto (indisciplinato) dopo un anno di laurea ad honoris che il pubblico che esce sconsolato anzitempo non può dimenticare.Inter Giano bifronte, psicolabile e contraddittoria. Magnifica nel suo avanzare, imbarazzante nel suo retrocedere. Cinque gol dai tedeschi dello Schalke 04, tre dal Milan nel derby. Tre giorni per capire il senso di una stagione, con il pallottoliere nelle mani degli avversari che non è più un indizio ma una prova lampante. La squadra di Leonardo dopo il probabile addio allo scudetto saluta amaramente anche l’Europa. Quell’Europa che fu terreno di conquista appena ieri, un secolo fa guardando l’insipienza di Ranocchia e Chivu (espulso nel secondo tempo) che la qualità del resto della squadra non può arginare più di tanto. Il derby aveva evidenziato l’inconsistenza atletica del centrocampo a due, scelleratezza che Leonardo non ha confermato nella formazione di Champions, optando per Stankovic accanto a Motta-Cambiasso e accomodando Pandev in panca. Al sessantesimo secondo di vita europea, quando si è materializzata la sbalorditiva rete di Stankovic (uguale a quella di un anno fa con il Genoa) si è avuta l’illusione di maggior stabilità tattica ed organizzativa. Illusione, appunto. L’eroe del bolide da 50 metri si fa male ed esce anzitempo: entra Kharja. Ma rientra Milito, il Principe che manca all’inverosimile all’aristocrazia nerazzurra un po’ imborghesita dagli eventi e soprattutto dal logorio della vita moderna. Con lui in avanti è tutta un’altra inutile storia. Sua la produzione del vantaggio del 2-1 al volo (torre di Cambiasso). Suoi i movimenti a fisarmonica che destabilizzano gli avversari e rendono corta e più ficcante l’Inter. Suo qualche errore nella ripresa. Fosse mancato il principe. Il problema è che a questo ensemble che stecca più del passato mancano (e tanto) lo squalificato Lucio e l’infortunato Samuel, solisti di punta in una difesa abbonata all’ingenuità da inizio stagione, parentesi Benitez inclusa. Così che al 17’, senza un minimo di ratio, Maicon spedisce la palla in out regalando un calcio d’angolo agli avversari. Julio Cesar respinge corto il primo tiro, si avventa Matip che nella grande mischia insacca. I tedeschi sono panzer senza sapere di esserlo. Il vecchio Raul, Edu e compagnia cantante: ogni sortita di marca teutonica è da patema, San Siro danza nella paura e dal 40’ non regge il colpo.Thiago Motta perde palla, Chivu l’avversario, volata di Edu e pareggio tutt’altro che demeritato. Dopo la rete di Milito, quelle di Raul, ancora Edu e in mezzo l’autorete di Ranocchia. E due pali tedeschi. La notte interista non è mai stata così nera.