La Nazionale italiana di "beach soccer" campione d’Europa ad Alghero/ - Jose Manuel Alvarez/ BSWW
L’estate è già finita, ma in extremis è arrivato un titolo che rende orgogliosi quanti per anni si sono cimentati con palleggi e acrobazie in riva al mare. L’Italia domenica ad Alghero si è laureata per la terza volta campione d’Europa di “beach soccer” o calcio da spiaggia. È difficile trovare un patito di pallone che non abbia almeno una volta da bambino provato a replicare sulla sabbia le giocate spettacolari dei propri idoli. Il punto è che siamo diventati così bravi che oggi questa disciplina può vantare già una bacheca di tutto rispetto. In Sardegna la Nazionale ha portato a casa il terzo titolo continentale, dopo quelli del 2005 e del 2018. Ancora una volta in finale abbiamo battuto la Spagna trascinati dalle reti di Ovidio Alla, Gianmarco Genovali e Marco Giordani, quest’ultimo autore di una tripletta e premiato come “miglior giocatore” del torneo. L’altro premio individuale, invece, è andato ancora a un azzurro, Leandro Casapieri, eletto “miglior portiere”. Per il ct Emiliano Del Duca è il secondo titolo europeo alla guida degli Azzurri. Per due volte abbiamo anche conquistato la finale Mondiale (nel 2008 e nel 2018) pur non riuscendo a conquistare mai la Coppa. Anche nel “beach soccer” come nel calcio a 11 la Nazionale che vanta il maggior numero di titoli iridati è il Brasile, cinque anche in questo albo d’oro. Vincitori già nella prima edizione che si svolse nel 1995 proprio sulla spiaggia di Copacabana a Rio de Janeiro. A questo storico appuntamento la nazionale verdeoro si presentò con una selezione ricca di vecchie glorie: Zico, Leo Júnior e il resto della Seleção fecero impazzire ogni avversario, sbarazzandosi in finale degli Stati Uniti con un secco 81. Lo stesso ex fantasista di Udinese e Flamengo portò a casa lo scettro di capocannoniere a pari merito con l’azzurro Alessandro “Spillo” Altobelli.
Non è un mistero poi che tutti i grandi campioni brasiliani di ieri e oggi siano “nati” in spiaggia: da Pelè e Garrincha fino a Ronaldo e Ronaldinho. Del resto il calcio arrivò in Brasile alla metà dell’Ottocento, importato da inglesi, olandesi e francesi. E la prima partita che risale al 1874 fu giocata tra marinai inglesi proprio sulla spiaggia di Rio de Janeiro. Il “beach soccer” rispetto al calcio a 11 ha una storia più recente. Sebbene fosse già praticato da molto tempo, le regole del gioco sono state fissate solo nel 1992, con la fondazione del Beach Soccer Worldwide. Fino al 2007 il Mondiale (che dal 2005 è passato alla Fifa) si è svolto sempre in Brasile. Ma la geografia dell’albo d’oro iridato è meno scontata di quanto si possa immaginare visto che dietro i verdeoro c’è la Russia con tre titoli mondiali. Spicca anche l’affermazione nel 2005 della Francia di Eric Cantona, il carismatico ex fuoriclasse del Manchester United. Ma da Antonio Conte ad Aldair, sono stati tanti anche in Italia gli ex giocatori che si sono cimentati col calcio da spiaggia. Tra questi ha lasciato il segno Massimo Agostini, il Condor, 129 gol tra i professionisti, bomber anche della Nazionale di “beach soccer” (55 gol in 48 partite) e poi anche commissario tecnico del primo titolo europeo. Secondo ct nella storia degli azzurri dopo Pedro Pablo Pasculli, ex campione del mondo nel 1986 con l’Argentina e attaccante indimenticato del Lecce.
La Figc nel 2004 è stata comunque la prima federazione nel mondo a riconoscere ufficialmente la disciplina, che oggi è sotto l’egida della Lega Nazionale Dilettanti. E la Nazionale fa da traino a un movimento oggi più florido che mai, che può contare su circa 500 praticanti di tutte le età. Un campionato di Serie A maschile, con 17 squadre, ma anche un torneo Under 20 con 10 società. Senza dimenticare in campo femminile la Serie A e da poco anche la Nazionale. Già solo per il fatto che si gioca in 5, la stragrande maggioranza dei protagonisti è la stessa del “futsal”. Con un maggior tasso forse di “spettacolo” visto che sulla sabbia la rovesciata è più comune del passaggio. Magistrale quella di Tommaso Fazzini che ad agosto ha messo il sigillo sull’ultimo scudetto andato a Viareggio. Per un albo d’oro in cui al comando c’è sì Milano ma seguita da Terracina e San Benedetto del Tronto, cittadine di mare che confermano la lunga tradizione di partitelle giocate tra gli ombrelloni. Lì dove hanno sognato e poi coronato i propri sogni anche molti calciatori professionisti. Come ha ammesso Rino Gattuso: «Fino a 13 anni ho giocato solo sulla spiaggia, circondato dai pescatori, con le pietre e le conchiglie sotto i piedi. Non so tirare le punizioni e non so come si fa un assist, eppure ho vinto un Mondiale».