Indagati per scommessa. Finirà poi magari in una bolla di sapone l’ennesima puntata del pallone marcio su cui sta investigando la Procura di Cremona. Restano i protagonisti però, non tanto i faccendieri, quanto i calciatori. O meglio, gli ex. Implicati – per ora non si capisce bene come e perchè – come nel caso di Gennaro Gattuso, a dispetto di cognomi simbolo di un calcio diverso: rude ma leale. L’inchiesta chiarirà. Nel frattempo è l’odore dei soldi a pervadere tutto. Scommesse, denaro usato per fare altro denaro. Possibile? Eppure questo è già un ambiente di ricchi: il pallone fabbrica soldi per chi lo gioca. E chi tanto guadagna, poi investe. Normalmente non in scommesse.Proprio lui, Rino Gattuso, ex coriaceo mediano di Milan e Nazionale, il fiuto degli affari pare averlo da tempo, visto che dopo aver smesso di giocare, a Corigliano Calabro si è dato... all’ittica e ha aperto un’azienda di molluschi. In più poi, magari per emulare quel Gordon Ramsey di
Hell’s kitchen, ha aperto un ristorante a Milano in società con Christian Abbiati. Carriera imprenditoriale anche per Christian Brocchi, altro indagato dalla Procura di Cremona. L’ex laziale in realtà qualche problema di investimento l’ha avuto, in coppia con Bobo Vieri, dopo aver creato la Bfc&co, una società specializzata negli arredi di lusso che a inizio 2013 ha vissuto un fallimento da 14 milioni di euro. Ai due era però andata bene l’altra operazione commerciale, cominciata con Paolo Maldini e legata all’abbigliamento: la
Sweet e Years, fondata una decina di anni fa, chiude ancora i conti in attivo.Non c’è più comunque la figura dello sportivo che dichiarava «son contento di essere arrivato uno» e dimenticate pure il calciatore di trenta, quarant’anni fa, quello che metteva da parte il gruzzoletto per la sicurezza post carriera. Tipo Giuseppe Tomasini, che divenne benzinaio nella città che l’ha adottato, Cagliari, o Giuseppe Bruscolotti, che nella sua Napoli aprì il “10 maggio 1987”, ristorante-ossequio al primo scudetto vinto dai partenopei. Tutto è cambiato e segue le mode: nel 2006, prima del mondiale tedesco, 18 dei 23 convocati di Lippi avevano interessi imprenditoriali extra football. Ed è talmente cambiato questo mondo del pallone che adesso i calciatori si trasformano in imprenditori in qualunque campo. Anche se non è che gli affari vadano a gonfie vele per tutti. Cristiano Lucarelli, per esempio, tentò la carriera da editore, ma dopo dopo tre anni il suo C
orriere di Livorno è fallito. L’abbigliamento invece ha intrigato anche il capitano della Roma, Francesco Totti, che con la moglie Ilary Blasi ha fondato la
Never without you, ideata nel 2003, quasi per gioco. Alti e bassi: Gianluca Vialli e Roberto Mancini ai tempi della Samp non fecero certo gol con il
Guaranà, bevanda dai sapori sudamericani che restò a lungo invenduta nei magazzini. Due ristoranti li ha inaugurati, a Napoli e a Bologna, pure Fabio Cannavaro, che è anche amministrazione della Cma immobiliare e proprietario della Fattoria Gaia, azienda che produce mozzarelle di bufala nell’agro aversano. Altro ristoratore, oltre che co-proprietario del
Finger’s Garden di Milano è Clarence Seedorf, uno che investe pure nei motori: dal 2003 al 2007 è stato titolare della
Seedorf Racing nel motomondiale 125. Marco Materazzi e il cestista della nazionale Mancinelli sono titolari di un negozio di articoli sportivi nel centro di Milano.Chiusura di sipario per chi è stato tratto in inganno. Forse la beffa peggiore la subì Roberto Baggio ai tempi delle lire: investì 7 miliardi nell’Imisa, una società svanita nel nulla che aveva acquistato i diritti per l’estrazione del marmo nero in un immaginario giacimento peruviano.