domenica 13 marzo 2016
BUFFON, le mani sul record
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 «Clean sheet ». Così i maestri inventori del football, gli inglesi, chiamano la porta immacolata del portiere imbattuto. E quella di Gigi Buffon, dopo l’ennesima vittoria della sua Juventus contro il Sassuolo, non ha più visto entrare un pallone da ben 926 minuti. Altri 180 secondi senza che quella rete bianconera si gonfi – nel prossimo derby con il Torino – e SuperGigi eguaglierà il record assoluto di Sebastiano Rossi, il portierone “finito male” (beghe giudiziarie) del Milan che nella stagione 1993-1994 non subì gol per 929 minuti. Appena quattro minuti ancora, dunque, e Buffon a 38 anni suonati andrà ad infilare un’altra perla di una carriera già leggendaria che lo ha visto protagonista assoluto da un ventennio abbondante a questa parte. Un percorso netto, da Pallone d’oro (è scandaloso che solo un portiere, il russo Lev Jašin, l’abbia vinto: il primo, 1963, e ultimo) che lo ha portato sul tetto del mondo, nel 2006 con la Nazionale, e che alla soglia di quei “quarant’anni e non sentirli” di zoffiana memoria ne fa ancora il n.1 degli estremi difensori. Il suo antenato juventino, Dino Zoff, secondo fino a l’altro ieri nella speciale graduatoria dei portieri imbattuti, nell’annata di Serie A 1972-1973 si fermò a 903 minuti. «Sono contento che a battere quel record sia stato il mio erede alla Juventus.  Durante la partita ocn il Sassuo- lo facevo il tifo solo per Buffon…», confessa Zoff. Davanti a sé Dino, beatificato un decennio dopo quel primato al Mundial di Spagna ’82, aveva una linea difensiva composta da Spinosi, Morini, Salvadore e Marchetti, umili antesignani dei barricaderi della memorabile filastrocca: “Zoff, Gentile, Cabrini, Brio e Scirea”. Questo a conferma del postulato pallonaro: davanti a un grande portiere c’è sempre una grande difesa. Non a caso l’ancora recordman milanista Rossi poteva contare sulla collaborazione specialissima di una muraglia sovrumana composta da Tassotti, Costacurta, Franco Baresi e Paolo Maldini. I magnifici quattro della stellare difesa del Milan di Arrigo Sacchi, ai quali oggi la Juventus di Max Allegri può rispondere con la “triade” sana e muscolare: Bonucci, Barzagli e Chiellini.  Con Buffon, ieri come oggi, il reparto arretrato della Vecchia Signora è anche quello della Nazionale di Antonio Conte. L’ItalJuventus grazie alle grandi mani del suo Gigi e dell’invalicabile retroguardia – per cui cambiando l’ordine dei difensori (con il Sassuolo era schierata a “4” con innesti perfetti di Rugani e Alex Sandro) il risultato non cambia – centra il recordissimo delle dieci partite di fila senza prendere reti. La Juve di Zoff e il Milan di Sacchi si erano fermate a nove gare consecutive.  Dietro i giganti, Rossi, Buffon e Zoff, la storia di cuoio annovera un piccolo eroe dimenticato della porta: Mario Da Pozzo, classe 1939, che per otto partite non fece passare neanche l’aria nella porta del suo Genoa. Correva la stagione 19631964 e l’imbattibilità di Da Pozzo si interruppe al minuto 791 con il Bologna, rigore trasformato da Haller. L’ultimo gol incassato da Buffon, il 10 gennaio a Marassi: al 64’ di Sampdoria-Juventus (1-2) reca la firma del genio ribelle Antonio Cassano. Quello è stato il 15° e ultimo Oggi gol subito dal monumentale n.1 bianconero che in Europa è secondo solo al collega Jan Oblak dell’Atletico Madrid (secondo posto nella Liga): 12 reti prese – fino a ieri – nella sua porta rimasta inviolata per 18 partite su 28 disputate. Numeri da “saracinesche” che non si abbassano mai, o quasi. Buffon la sua di saracinesca, ha detto che intende tenerla alzata «almeno fino a quarant’anni ». Ma prima vorrebbe coronare il sogno di alzare una Champions, trofeo che ha visto a sfumare lo scorso anno all’ultimo atto, a Berlino, contro il Barcellona e ancor prima ai rigori nella finale tutta italiana di Manchester 2003. Quella notte, alla lotteria dei calci dal dischetto meglio di lui fece il brasiliano Dida che da lì in poi cadde in un veloce e inesorabile oblio. Gigi invece è ancora qui, saldo e sovrano più che mai nella sua area piccola, sempre attento a sventare la minaccia e deciso a non lasciare, ma magari a raddoppiare. Invece di dieci già timbrate, allora venti partite senza prendere un gol. Impossibile? Qualcuno, anzi soltanto uno, c’è riuscito tanti anni fa: il dimenticatissimo Emmerich Tarabocchia, portiere di serie C. Ma questa è un’altra storia.
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