Alla fine degli
anni '80 la "B2" era la temuta coppia d'attacco della Fiorentina, Roby
Baggio & Stefano Borgonovo, i due cannonieri all'assalto delle difese avversarie.
Baggio e Borgonovo non giocano più insieme, ma la "B2" esiste ancora ed
è più tenace che mai. Tutti i giorni e non più solo la domenica o per il
mercoledì di Coppa, è formata da Stefano e Chantal Borgonovo, uniti contro
l'avversario più duro che abbiano mai incontrato in 25 anni di unione:
la Sla (Sclerosi laterale amiotrofica) o Morbo di Gehrig. Per Stefano semplicemente
«la stronza», la malattia che ha colpito e ucciso già troppi suoi colleghi
calciatori e che da due anni l'ha inchiodato a un letto.
«È cominciato
tutto con un difetto nel pronunciare le "r" o le "s". Una cosa da niente,
invece forse la Sla già covava da tempo. Stefano con il suo sesto senso
l'aveva capito prima della diagnosi impietosa: la sera che vide in tv Gianluca
Signorini¿ Era rimasto talmente toccato da quell'immagine di Marassi e
il pianto del capitano del Genoa che per una settimana non disse una parola».
È il ricordo di Chantal, una donna forte abituata da sempre a lottare contro
la malattia: «A vent'anni avevo già perso entrambi i genitori, stroncati
da un tumore». La ragazza che Stefano ha conosciuto adolescente con il
primo bacio scoccato sulle note romantiche di "Reality". Dal Tempo delle
mele al ruolo di moglie atipica di un calciatore, "capitana" della
Fondazione Borgonovo e madre courage di
quattro figli. Andrea che a 21 anni cerca le risposte mancanti di questo
tempo avaro di serenità nell'impegno politico. Alessandra (19) che si prepara
a un futuro da web-designer e che in casa ha il ruolo di vice-capitano
e cura le "piccole": Benedetta (12) che si rifugia nella sua stanza a guardare
il pc e Gaia (6) che scorrazza con il monopattino da una stanza all'altra
fino all'approdo, ai bordi del letto di papà Stefano. Sono loro i 4 angeli
nella piccola fortezza familiare dei Borgonovo, a Giussano, dove ci hanno
accolto. Si alternano in quella cameretta, regalando cascate di tenerezze
al loro papà che li ricambia con un sorriso dolcissimo.
«La nostra prima
era un'esistenza perfetta: salute, successo, quattro splendidi ragazzi
- racconta Chantal - . Poi un giorno è cambiato tutto. Stefano, che è sempre
stato l'immagine della forza e della sicurezza a un certo punto l'ho visto
all'angolo... All'inizio non è stato facile, la prima reazione che scatta
in questi casi è chiudersi, tenere tutto dentro e isolarsi dal mondo».
Soli contro tutti. Con Stefano che comincia a perdere energie, tonicità
muscolare e l'uso della parola, fino alla classica crisi respiratoria che
puntualmente si presenta con la Sla.
«Lo scorso anno, quando Stefano è
stato intubato, poi mi ha raccontato che c'è stato un attimo in cui ha
avuto la sensazione di non essere più qui, di essersi sentito altrove...
Lui ha una sua fede che lo sta aiutando insieme all'autocontrollo che aveva
quando giocava e che sta emergendo anche nella malattia».
Un Morbo dalle
mille facce, multifattoriale, e che gradualmente paralizza, costringe alla
tracheostomia e come nel suo caso all'alimentazione via Peg. Un male oscuro,
ma sempre meno raro tra le patologie rare. «Quali possano essere le cause
non lo sanno nemmeno i medici. L'unica cosa che ho capito è che si deve
tenere sempre alta l'attenzione intorno alla Sla. Accusare il calcio oggi
non serve a niente. Molti malati hanno fatto sport ed è possibile che una
causa possa essere anche l'usura agonistica di un certo tipo di professionismo,
ma chi ha gli elementi per dirlo con certezza? Bisogna puntare a qualcosa
di concreto che per ora è solamente la collaborazione. Da questo punto
di vista, il mondo del calcio dopo la nostra uscita pubblica non ha potuto
più ignorare il problema della Sla ed è stato estremamente solidale. Il
suo potere mediatico e finanziario può fare tanto. Nell'immaginario comune
la Sla viene spesso identificata nella figura di Stefano e degli ausiliari
della Asl ci hanno detto che grazie alla nostra campagna ora riescono ad
avere maggiore ascolto. È una delle tante piccole conquiste che portiamo
avanti a beneficio di ogni malato».
Una partita che la nuova "B2" vuole
giocarsi su tutti i campi, a cominciare dagli stadi con le partite di beneficenza
in cui si raccolgono quei soldi che la "Fondazione Borgonovo" mette a disposizione
della ricerca. Un'area molto più impervia di quella di rigore e sulla quale
Stefano con tutta la grinta del campione entra anche a gamba tesa se è
necessario. «Meno soldi per le inchieste e più per la ricerca scientifica»,
digita sul suo comunicatore oculare. Questo computer speciale è la sua
finestra sul mondo e durante il giorno la tiene aperta fino a che gli occhi
non gli si arrossano. Quando la macchina va momentaneamente in tilt si
sente perso e con lui tutta la sua famiglia che deve decifrare quella enorme
quantità di emozioni e di sentimenti che questo eterno ragazzo di 45 anni
ha ancora da trasmettere al mondo intero.
Appena Alessandra riesce a sistemare
il computer, Stefano ce lo conferma. «Solo negli ultimi dieci mesi ho ricevuto
più di 5mila nuovi contatti. Ci sono tanti malati che hanno trovato in
me un punto di riferimento e questo mi rende felice. Ciò che mi rattrista
è che persone che avevo sentito solo la sera prima, spesso giovani, magari
al mattino dopo scopri che sono morte per colpa di questa malattia...».
Un velo di tristezza cala sui suoi occhi sempre vivi, sono quelli di un
uomo che ha perso tanto, ma non ha mai smarrito la fede e la speranza di
guarire. «Cerco di gravare il meno possibile sulla mia famiglia, questo
lo considero un atto di fede. Grazie ai tanti amici che con sincerità mi
sono vicini non mi sono mai sentito abbandonato. Ma un po' di solitudine
arriva ogni mattina... Quando mi sveglio ci sono quei 20 secondi in cui
mi sento sospeso come nello spazio più profondo e quando atterro devo decodificare
che sono paralizzato su questo letto. Quello è il momento più duro da affrontare
per ripartire».
A quel punto, però, arriva il saluto solare di Benedetta
che inaugura presto una giornata che si chiude sempre tardi con Stefano
che tira a notte fonda con il "Chiambretti Night". «Mi diverte, così come
non smetto mai di guardare il calcio in tv. Quella resta la mia grande
passione. Ho avuto la fortuna di giocare con tanti grandi giocatori, ma
Roby Baggio e Marco Van Basten li considero i migliori. I miei preferiti
oggi? Io punto molto sui giovani e quindi dico Pazzini e Marchisio due
bravi ragazzi che mi hanno anche contattato¿». Il mondo del calcio ogni
giorno manda una suo ambasciatore in casa Borgonovo. Oggi è il turno di
Gigi Cagni, il suo capitano ai tempi della Sambenedettese, uno che non
ha mai smesso di dargli ordini: «Stefano mi raccomando, quest'estate ti
voglio al mare con me a Zoagli». Stefano sorride... Lo sguardo del bomber
ha sprizzato di gioia quando nella sua stanza ha fatto capolino David Beckham
con il quale c'è in atto un gemellaggio tra la sua scuola calcio londinese
e quella di Borgonovo a Giussano. Entra l'amico Emiliano e in proposito
gli ricorda: «Stefano, domenica ti vogliamo al campo a vedere i ragazzi...».
Sembra un ordine da mister, come quelli del suo caro amico Carlo Ancelotti,
al quale nei giorni dell'addio al Milan, manda a dire: «Vai per la tua
strada...». C'è spazio anche per quelli della "concorrenza" nei nostri
brevi intermezzi da bar sport: «Cosa penso di Mourinho? Che è un gran furbone».
È l'ora di riassestare il letto, fa sapere la solerte infermiera Judith.
Il sole sta per tramontare nella sua stanza e prima di salutarci Stefano
ci svela il suo sogno nel cassetto. «Il mio sogno ricorrente è quello che
mi alzo e vado nella stanza a fianco a svegliare le due piccole¿ Vorrei
tanto che questo un giorno accadesse davvero».