Gli Usa tornano sulla vetta del mondo. Il 'grande balzo in avanti' della Cina visto alle Olimpiadi di Pechino '08 si accorcia un po'. L'Europa, padroni di casa esclusi, è in stagnazione se non - come nel caso della Germania a - 6 ori - in recessione. Il medagliere olimpico ha questa curiosa capacità: riesce a fotografare l'evoluzione socio-politica del pianeta. Certo, non ha la precisione di un indice di Borsa, ma spesso ci prende. Così si scopre che, dopo il 'sorpasso' subito a Pechino 2008, gli Usa tornano prima potenza sportiva mondiale. I 46 ori di Londra 2012 sono ben dieci di più rispetto a quattro anni fa e bastano per regolare i cinesi che stavolta ne hanno 38. La Cina resta comunque una potenza di primo ordine anche se si capisce che i 51 di quattro anni fa erano troppi.In ambito europeo l'Italia festeggia. Con i suoi otto ori entra nel G8 olimpico a scapito dell'Australia che crolla: i Wallabies passano da 14 a 7, la metà. Il capomissione azzurro Pagnozzi nota che l'avanzamento azzurro rispetto a Pechino (28 podi, un bronzo in più) è in controtendenza rispetto all'Europa, in affanno con la Spagna crollata oltre che con la Germania. L'America Latina cresce prepotentemente. Sembra una ascesa inarrestabile, guidata dalle piccole nazioni caraibiche. Il Sud Est asiatico segue la scia cinese e si affaccia sull'orizzonte olimpico ora anche negli sport tradizionalmente 'occidentali', non più soltanto badminton e arti marziali. Il dato più evidente resta il segno meno della zona Euro. Il 'vecchio continente', infatti, deve ringraziare la Gran Bretagna (che adotta la sterlina). I padroni di casa dei Giochi hanno fatto il pieno di medaglie, passando dalle 19 del 2008 alle 29 di questa edizione. Un risultato che ha permesso ai britannici di superare la Russia nel medagliere al terzo posto ed all'Europa di mantenersi a galla: il vecchio continente nel suo complesso ha conquistato il 45% delle medaglie d'oro (136), un po' meno della percentuale di medaglie di Pechino 2008 46% (lì furono 139).Ma senza il boom britannico sarebbe stato un crollo. Delude, soprattutto, la Germania che vede andare in frantumi i suoi sogni di egemonia (sportiva) nel continente. E gioiscono i sudditi di Sua Maestà che non avrebbero mai tollerato un sorpasso teutonico, a maggior ragione in casa. I tedeschi riducono quasi di un terzo gli ori rispetto a Pechino: da 16 passano a 11. Ad 11 sale la Francia (ne aveva sette a Pechino) che scavalca l'Italia. Exploit anche per l'Ungheria: otto medaglie ne fanno la sesta potenza in Europa. È pressoché scomparsa la Spagna, sorpassata da Olanda, Ucraina e Repubblica Ceca. In Cina la 'Roja' annunciava l'imminente 'sorpasso' sull'Italia: quattro anni dopo, gli spagnoli devono accontentarsi di tre ori.Le vecchie superpotenze sportive devono comunque rassegnarsi a lasciare spazio a chi fino a qualche anno fa avevano difficoltà a qualificarsi ed ora è in corsa per le medaglie. I 'piccoli' vanno forte. A Londra 2012 arriva la prima volta del Guatemala, argento con Erick Barrondo nella 20 km di marcia. Poi c'è l'oro della isoletta caraibica di Grenada con Kirani James nei 400 metri. La sua gara è la metafora della rincorsa dei paesi emergenti. Non meraviglia vedere il boom delle 'piccole tigri asiatiche'. La Corea del Sud è ormai la quinta potenza sportiva mondiale con 13 ori, ai quali in futuro si potrebbero aggiungere i quattro dei cugini della Corea del Nord. Male il Giappone fermo a 7 ori contro i 9 precedenti. Regge la Russia, anzi migliora leggermente: 24 ori contro i 23 di Pechino, anche se perde il terzo posto nel medagliere a vantaggio della Gran Bretagna. Crescono anche le ex repubbliche sovietiche. Il Kazakistan, cresciuto grazie a gas e petrolio, ha scoperto anche l'oro, quello olimpico, conquistando ben sette medaglie. Non convince il Brasile che ospiterà i prossimi Giochi a Rio 2016: solo tre ori e la delusione per aver fallito ancora una volta l'appuntamento con il calcio. E poi c'è il primo argento africano nella scherma. Lo ha conquistato il 'fioretto d'Allah', l'egiziano Alaaeldin Abouelkassem. La primavera araba è sbocciata anche nella piovosa Inghilterra.