Ora possiamo dirlo forte: le “Vu Nere” son tornate. Dopo venti anni la Virtus Bologna mette in bacheca il sedicesimo tricolore della sua storia strapazzando la super favorita Olimpia Milano, anche in gara 4 (73-62) davanti al proprio pubblico. Si conclude così con un clamoroso 4-0, una serie scudetto senza storia sin dalla prima partita. Nessuno poteva immaginare una simile disfatta per la corazzata Armani di Ettore Messina. Soprattutto dopo la splendida cavalcata in Eurolega con Milano capace di tornare tra le prime quattro dopo 29 anni. E l’Olimpia, che puntava alla tripletta italiana dopo Supercoppa e Coppa Italia, chiude nel peggiore dei modi una stagione che, come un bel film rovinato dal finale, verrà ricordata più per il deludente epilogo. Ha pesato la stanchezza, ma le 91 partite di quest’anno (record societario) non possono essere un alibi, perché Milano era stata costruita con una panchina lunga per far bene in Italia e in Europa.
E nulla poi può offuscare l’impresa della Virtus Segafredo che si è invece scoperta collettivo di qualità proprio nel momento culminante. Grazie soprattutto al suo direttore d’orchestra in panchina, quel Sasha Djordjevic capace di caricare a mille una squadra fin qui dai tanti alti e bassi. Proprio lui, il coach serbo, addirittura esonerato a dicembre e poi reintegrato dopo 24 ore, è riuscito a compattare un gruppo in cui spiccano Milos Teodosic, il mago del parquet, e Marco Belinelli il primo e unico italiano ad aver vinto la Nba. Ma a far la differenza è stato l’intero blocco azzurro di Bologna: da Alessandro Pajola a Giampaolo Ricci e Awudu Abass. Un exploit che fa sperare anche in chiave Nazionale visto che a fine mese ci giochiamo una difficilissima qualificazione olimpica a Belgrado. Lo scudetto però premia anche una società che da troppi anni attendeva di tornare in vetta.
L’ultimo titolo vinto dalle “Vu Nere” è davvero di un’altra epoca: in quella stagione 2000-2001, la Virtus targata Kinder riuscì addirittura nel Grande Slam con Eurolega, scudetto e Coppa Italia. In panchina c’era il grande ex Ettore Messina, in campo un quintetto ancora da brividi: Emanuel Ginobili Antoine Rigaudeau, Marko Jaric, Alessandro Frosini, Rashard Griffith. Da allora non poche amarezze, con retrocessioni e perfino la radiazione, prima del nuovo corso sponsorizzato dal 2016 da Massimo Zanetti, proprietario di Segafredo. A riportare in alto un club la cui storia si perde nel XIX secolo: è il 1871 infatti quando Emilio Baumann maestro elementare dà vita alla polisportiva nell’ex chiesa di Santa Lucia. Nel 1927 poi saranno proprio cinque ragazzi provenienti dall’atletica a formare il primo quintetto delle “Vu Nere”. Festeggia dunque la Virtus oggi, ma ne giova tutto il basket italiano per il ritorno ai vertici di una società storica. E con Milano si riaccende una rivalità che può far solo bene all’Italia che ama questo sport.
Dopo venti anni le Vu Nere battendo Milano ritornano a vincere il tricolore: il sedicesimo titolo di un club storico che ha scritto pagine importanti della nostra pallacanestro
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