"Ha esposto il suo lavoro in molte parti del mondo, ha proiettato i suoi film, ha pubblicato libri con editori in lingue diverse, ha corrisposto con la gente attraverso un teatro postale individuale, ha progettato e fabbricato oggetti e si è dedicato ad attività che si situano in qualche modo nell'arco che va dal lavoro politico alla coltivazione della barbabietola". Si descrive così alla voce "Autobiografia" nella sua Psicoenciclopedia Possibile Gianfranco Baruchello, scomparso ieri a Roma all'età di 98 anni. Baruchello è stato una delle figure più significative dell'arte italiana del secondo Novecento. Artista difficilmente definibile, noto in particolare per i raffinatissimi, minuscoli disegni espressione di un approccio concettuale e linguistico all'arte, era nato a Livorno il 24 agosto 1924.
Anche i suoi esordi sono già nel segno dell'internazionalità, con la partecipazione nel 1962 alla mostra "New Realists" alla Sidney Janis Gallery di New York, insieme a Enrico Baj, Tano Festa, Mimmo Rotella e Mario Schifano. Nel 1963 presenta una personale a La Tartaruga di Roma, dove espone una pittura frammentata, miniaturizzata, su grandi superfici bianche, fatta di segni, scritte, disegni, con frequenti rimandi ai simboli della società consumistica e televisiva che caratterizzeranno anche parte del suo lavoro a venire.
Negli ultimi 10 anni Baruchello è stato protagonista di importanti personali che ne hanno affermato l'importanza. Nel 2011 la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma gli ha dedicato una antologica a cura di Achille Bonito Oliva. Nel 2018 ne sono state organizzate a Karlsruhe, in Germania e al Mart di Rovereto. Nel 1998, per volontà sua e della moglie, Carla Subrizi, docente di Arte contemporanea alla Sapienza di Roma, è nata la Fondazione Baruchello, in Via di Santa Cornelia a Roma, nel Parco di Veio.
L'ultima sua opera è la citata Psicoenciclopedia Possibile, pubblicata nel 2022 con Treccani, un iconotesto dove i vari lemmi attingono alla pratica dell'archivio, a cui Baruchello ha fatto ricorso per tutta la sua vita. Testi, appunti, scartafacci propri e altrui, immagini trovate vengono riorganizzati in un'opera sulla curiosità del conoscere che allo stesso tempo dichiara l'impossibilità di chiudere la conoscenza in un recinto concluso.