Festa per l'associazione italiana dei direttori di gara, fondata nel 1911 sotto la Madonnina. Un sodalizio che nel tempo si è aperto anche alle donne - (Ansa)
Ci sono luoghi che hanno fatto la storia del calcio. E senza essere campi da gioco. Uno di questi stava nel cuore di Milano, all’ombra del Duomo: il ristorante «L’Orologio». Qui, il 9 marzo 1908, alcuni soci dissidenti del Milan, contrari al divieto imposto dal club rossonero di schierare atleti stranieri, si raccolsero per dare vita a una squadra nuova di zecca, dal nome programmatico: il «Football Club Internazionale Milano». Per tutti: l’Inter. La «Beneamata».
Assai meno "beneamati", ma obiettivamente benemeriti – tanto sono preziosi, e indispensabili, perché le competizioni possano svolgersi secondo le regole che il calcio dà a se stesso – sono i protagonisti dell’atto fondativo avvenuto in quello stesso luogo tre anni dopo. È il 27 agosto 1911, una domenica, quando i principali calciatori-arbitri di quegli anni – al tempo, era permesso il doppio ruolo – si incontrano all’«Orologio» per istituire l’Associazione italiana arbitri (Aia). Lo scopo: tutelare l’autonomia dei direttori di gara dalla Federazione e dalle società.
Ebbene: da quel giorno sono passati 110 anni. Le lancette dell’orologio della storia hanno segnato l’avvento di due guerre mondiali, di una dittatura, di una democrazia. Il calcio in bianco e nero dei nostri avi è diventato a colori, su tutti il colore dei soldi. E anche gli arbitri ne hanno fatta di strada, da quel "fischio d’inizio" della loro vicenda associativa lanciato dal cuore di Milano. Aver mutato le "giacchette nere" in più sgargianti divise, non è che il più visibile dei cambiamenti. Quella che resta immutata è la vocazione al servizio, vissuta nell’autonomia, perché ogni gara si svolga secondo le regole e con lealtà.
L'arcivescovo di Milano Mario Delpini (qui ritratto a un'iniziativa degli oratori ambrosiani in piazza Duomo) celebrerà la Messa per i 110 anni dell'Aia - (Fotogramma)
È per ricordare i suoi 110 anni – ma guardando al futuro – che l’Aia ha organizzato proprio nel capoluogo lombardo tre giorni di iniziative, che culmineranno nella Messa celebrata venerdì 27 agosto alle 11 in Duomo dall’arcivescovo di Milano Mario Delpini, e che vedono convocati, con dirigenti e arbitri internazionali, 110 giovani associati giunti da tutta Italia. Sempre venerdì 27 – alle 16,30 nella Sala Appiani dell’Arena Civica «Gianni Brera» – verrà presentato il nuovo logo dell’Aia. Interverranno il presidente dell’associazione, Alfredo Trentalange, il vice Duccio Baglioni e il segretario generale della Figc Marco Brunelli. Si apre invece giovedì 26 agosto alle 15 in Università Cattolica (con il saluto del sindaco Giuseppe Sala) l’esperienza di formazione tecnica riservata ai 110 giovani arbitri che proseguirà in altre sedi fino a sabato e nella prima sessione vede gli interventi dell’internazionale Daniele Orsato, del responsabile della Can (Commissione arbitri nazionale) Gianluca Rocchi e del responsabile del settore tecnico Matteo Trefoloni. «Il modo migliore per celebrare il passato è preparare il futuro: ci sono mille possibilità per festeggiare un anniversario, noi abbiamo scelto di investire sulle ragazze e i ragazzi che costruiranno l’Aia del domani», osserva Alberto Zaroli, componente del Comitato nazionale che si occupa delle iniziative.
Fra queste un video celebrativo, un numero speciale della rivista «L’Arbitro» e il percorso mediatico «Aia 110 e lode», che chiama le 207 sezioni dell’Aia – che oggi conta 30mila associati – a ricordare su www.aia-figc.it e sui social gli arbitri che hanno lasciato un segno profondo nel cammino del sodalizio. Un’iniziativa «che parte dal territorio», ha dichiarato il presidente Trentalange, «e dà voce a chi ha fatto la storia dell’Aia muovendo dalla periferia». Ora si torna a Milano, dov’è stata scritta la prima pagina di quella storia, per scriverne di nuove. Con immutato amore per il calcio.