Il film Angeli e demoni, che esce oggi nei cinema italiani, come il precedente Codice da Vinci (tratto da un altro libro dello stesso autore, Dan Brown, e diretto dal medesimo regista, Ron Howard) mira a trarre profitto da calcolate provocazioni anti-cattoliche. Ovvio che, come spiegano gli esperti del marketing, «qualsiasi studio pubblicitario desidera creare polemiche attorno ad una pellicola così costosa. Ma la polemica non si può farla da soli. C’è bisogno di un partner». Ecco perché la produzione sperava e spera di provocare dure reazioni nei cattolici: vuole ulteriore e gratuita pubblicità all’ultimo film interpretato dal divo hollywoodiano. Solo che stavolta, rispetto al Codice da Vinci le provocazioni (pur accompagnate da immagini spesso molto ben girate) sono così grossolane da apparire in definitiva ridicole. Lì un furbo mix tra storia e fantasia conferiva falsa scientificità addirittura alla negazione della divinità del Cristo. Qui, oltre al solito corollario di banalità gratuite contro la Chiesa, si arriva ad accusare un papa e tutto il sacro collegio di coprire quattro delitti di altrettanti sedicenti cardinali, e si tenta di far passare per 'santo' il mandante dei medesimi (che, tanto per gradire, è il giovane segretario del Papa precedente, nonché – con strafalcione che la dice lunga sulla preparazione 'scientifica' degli autori – anche il 'camerlengo'; cioè il decano dei cardinali, senza neppure essere cardinale). Il risultato di questo guazzabuglio hollywoodiano è un torvo giallone in stile barocco-funerario, che, grazie al ritmo del racconto ha almeno il pregio di annoiare meno del precedente. Anche se resta solo una colossale sciocchezza. Una «patacca » come dicono i romani, riferendosi ai falsi che vengono venduti ai pellegrini in piazza San Pietro.Quel che colpisce – semmai – è la calcolata indifferenza ostentata da autore, regista e interprete, circa la possibilità che simili fantasie e falsità possano offendere. «Se qualcuno ritiene che questo film possa irritarlo, non vada a vederlo» ripete il regista Ron Howard. Tom Hanks, invece, sogghigna. Un giornalista greco gli chiede: «E se invece di attaccare la fede cattolica, Angeli e demoni se la fosse presa con quella greco-ortodossa alla quale appartiene sua moglie, come l’avrebbe presa?». Tom prima fa il superiore. «Non avrei avuto alcun problema». E poi svicola dall’imbarazzo con una battuta: «Però dovete riconoscere che, come ambientazione, è molto più suggestiva Roma che Costantinopoli». In mancanza di polemiche così forti da alimentare la macchina pubblicitaria del film, gli autori hanno provato anche a fare un po’ di vittimismo denunciando «la censura del Vaticano a girare scene in piazza San Pietro». Un’altra «patacca». Il divieto, infatti, vale per tutti i film e le fiction. E da anni. In mezzo a tante imprecisioni, c’è un’osservazione del regista Ron Howard che ci vede completamente d’accordo. «In fondo si tratta solo di un film. E nonostante qualunque successo avrà, le persone continueranno lo stesso a credere e ad andare in chiesa». L’importante stavolta è non andare al cinema, e sconsigliare gli amici a farlo.