mercoledì 19 aprile 2023
Dall’inizio del secolo scorso gli Usa hanno costruito il loro successo scoprendo, oltre l’individualismo, valori condivisi. Ma oggi la vita associativa è in calo
Robert D. Putnam

Robert D. Putnam - ImagoEconomica

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«Una prosperità senza precedenti, unita a profonde disparità tra ricchi e poveri, lo stallo nella sfera pubblica, un tessuto sociale logorato, una diffusa atomizzazione e un narcisismo trionfante». Di primo acchito sembra la descrizione della condizione che ci si trova a vivere nel 2023. Eppure queste parole, per il sociologo americano Robert Putnam, servono a rappresentare il periodo che chiama ironicamente, sulla scia di Mark Twain, l’Età dell’Oro della storia americana. Si tratta degli ultimi decenni del XIX secolo e dei primi anni del successivo. Non è la prima volta oggi, quindi, che la società americana attraversa un periodo di lacerazioni sociale, spaesamento culturale e sperequazioni economiche. Dalla prima ne è uscita rafforzata, sarà capace di farlo anche dall’attuale, proiettandosi verso una stagione di condivisione di obiettivi comuni e di speranze corali? Una domanda non retorica, quella di Putnam, che vale anche per le società europee, in questo momento imprigionate in una situazione di stallo simile a quella d’Oltraoceano.

In Comunità contro individualismo. Una parabola americana (pagine 448, euro 40), in uscita per il Mulino dopodomani, il sociologo americano, in collaborazione con Shaylyn Romney Garrett, intraprende un esercizio di macrostoria indagando un secolo e un quarto di vita americana. Avvalendosi e modellando un’ampia messe di evidenze e dati a disposizione, descrive il corso della storia statunitense in ambito economico, politico, sociale e culturale attraverso grafici e rappresentazioni. Maneggiando elementi quantitativi, Putnam ricava una diversa narrazione delle vicende economiche, sociali, culturali e politiche degli Stati Uniti accadute lungo il corso degli ultimi centoventicinque anni. L’elaborazione grafica dei dati utilizzati disegna una curva simile in tutti i quattro domini indagati. Nel tentativo di rappresentare le sperequazioni economiche, il disagio sociale, il tribalismo politico e attività solidaristiche tramite la distribuzione dei dati su grafici cartesiani, Putnam riconosce una curva a U capovolta. Ne ricava la descrizione del passaggio da un periodo in cui all’individualismo dell’età dell’oro segue un’epoca progressista con marcati tratti solidaristici per poi ritornare a un’epoca, la nostra, in cui gli interessi individuali prevalgono sugli obiettivi condivisi.

Putnam la definisce come la “curva io-noi-io”. Essa consente di tratteggiare un affresco storico di lungo respiro, così raro oramai nelle scienze umane, grazie al quale lo studioso smonta rassegnazione e senso di impotenza e mostra come i processi umani possano essere orientati dall’azione degli uomini. E, dunque, come all’individualismo oggi prevalente possa trovarsi una soluzione comunitaria, corale e solidaristica. « La nostra tesi – precisa Putnam – non implica che dovremmo tornare, con nostalgia, a qualche picco di grandezza americana, ma che dovremmo prendere ispirazione e indicazioni da un periodo di disperazione molto simile al nostro, a partire dal quale gli americani sono riusciti a piegare la storia in una direzione più promettente, come tutti i dati dimostrano ».

Nella narrazione di Putnam, a cominciare dai primi decenni del secolo scorso, le diseguaglianze economiche hanno cominciato ad assottigliarsi, la partecipazione alla vita pubblica a intensificarsi così come la ricerca condivi-sa del bene comune. Ne è nato un processo di miglioramento delle condizioni di vita, di sviluppo della cittadinanza attiva e dell’inclusione (fatte salve le note questioni dei diritti civili non ancora risolte) durato fino agli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Durante il periodo del noi, i redditi hanno cominciato a salire, il livello di istruzi one a migliorare, l’attività sindacale a essere più incisiva. La politica fiscale, usata come leva di perequazione, ha permesso una più attenta redistribuzione delle ricchezze e le parti politiche, di comune intesa, hanno collaborato nella ricerca di scelte condivise. Infatti, secondo Putnam, nello stesso torno d’anni anche quella che chiama “cortesia politica”, vale a dire la collaborazione e cooperazione tra partiti, si accentua a scapito del “tribalismo” e della polarizzazione.

Non è un caso che tra il 1949 e il 1965 i discorsi inaugurali dei loro incarichi di Harry Truman, Dwight Eisenhower, John Fitzgerald Kennedy e Lyndon Johnson fanno leva su valori condivisi, anche per quanto concerne i diritti civili. Ma il tempo delle scelte bipartisan era agli sgoccioli, e già a partire dalla discesa in campo di Barry Goldwater. Da allora i tribalismo partigiano cominciò a riemergere e ad avere il sopravvento sulle decisioni condivise, lentamente all’inizio ma poi con sempre maggiori velocità e forza. L’acme della polarizzazione politica sarà raggiunto negli anni della presidenza di Barack Obama e Donald Trump.

La tensione avviatasi dalla fine degli anni Sessanta è stata dapprima guidata principalmente da tematiche razziali ma poi si è allargata a più ampie questioni civili con ricadute pesanti sullo sviluppo e il consolidamento del capitale sociale, al centro dell’interesse di Putnam già a partire del suo Bowling alone, giocare a bowling da soli, pubblicato anche questo dal Mulino, nel 2004, con un titolo meno accattivante, Capitale sociale e individualismo. «Una caratteristica sorprendente del rinvigorimento della vita civile in America negli ultimi decenni del XIX secolo – ammonisce Putnam – fu il vero e proprio boom di nascite di associazioni».

Il fenomeno sarebbe andato assottigliandosi, negli Stati Uniti, dalla metà del secolo. Gli americani, con l’andare del tempo, sono diventati meno inclini a prendere parte a forme di vita associativa, si tratti di club, di fondazioni, di volontariato o altro. Per uscire dall’attuale impasse, secondo Putnam, «l’ingegneria necessaria per il successo di una nuova ascesa americana richiederà immensa collaborazione». « I successi che hanno alimentato l’ascesa nel XX secolo possono offrirci lezioni importanti su come arrivare a un cambiamento radicale – ribadisce il sociologo –: iniziare nelle nostre comunità e riconoscere il potere latente dell’azione collettiva, non solo per protestare ma per costruire le basi di un’America reinventata ». Basterà? Non si sa, ma tornare a rinvigorire la cittadinanza attiva, negli Stati Uniti e in Europa, potrebbe essere un punto di partenza, anche rispolverando quanto lo stesso Putnam aveva scritto quasi trent’anni fa in un libro, ahinoi, oggi introvabile, La tradizione civica nelle regioni italiane.

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