Il campionato torna a canestro, dopo un’estate di veleni, polemiche e cause. Archiviata la delusione Nazionale agli Europei, il basket italiano mai come quest’anno più che in palestra si è allenato nelle aule dei tribunali e negli studi dei commercialisti. Ora il sogno di portare Kobe Bryant a Bologna per un pugno di partite palleggiando sopra le regole contribuisce a disegnare un autunno caldo.
Il pastrocchio all’italiana è figlio di quella invenzione che calpesta la sportività chiamata wild card. In pratica, la penultima classificata in A1 può decidere - versando un obolo da 500mila euro alla seconda classificata di LegaDue - di mantenere la massima serie evitando la retrocessione meritata sul campo. Al suo esordio, il regolamento ha fatto subito cilecca, provocando un terremoto. Messi da parte amarezza per la retrocessione e propositi di ridimensionamento, il patron di Teramo assicura: "pago la wild card". Il versamento di 500mila euro (che finiranno nelle casse della Reyer Venezia, sconfitta nello spareggio per l’A1) arriva però in ritardo sui tempi stabiliti. Venezia fa ricorso. La Corte Federale prende tempo e passa quasi un’estate, prima del laconico verdetto che sa di beffa: Teramo ha agito male, ma può comunque iscriversi alla A1 con tanti saluti al regolamento. La società veneziana però non molla e si rivolge all’Alta Corte di Giustizia Sportiva del Coni. Dopo 40 giorni, viene annullata la decisione della Corte Federale, sancendo la validità del ricorso della Reyer, contro la Federazione e nei confronti dello stesso Teramo Basket: iscrizione diretta di Venezia nel massimo campionato italiano.
Il verdetto arriva mentre i lagunari scendono sul parquet per gara 2 di Coppa Italia (contro Verona). Ed ora devono ricostruire una gondola dei canestri pensata per la LegaDue e approntare alla velocità della luce il palazzetto da 3.500 posti, come chiesto dalla Lega.Il pastrocchio genera due campionati professionistici zoppi: una A a 17 squadre e una retrocessione, e una LegaDue a 15 squadre e due promozioni, che ha dovuto cancellare la presentazione a poche ore dal vernissage e riscrivere i calendari. Resta da risolvere l’aspetto economico della vicenda: se la Lega oggi è più ricca forte dei 250mila euro dell’iscrizione da Venezia, che fine faranno i 500mila euro della wild card di Teramo? Il club abruzzese ha pagato per non retrocedere, è rimasto in A1 dunque i denari non possono finire nelle tasche di Venezia: o li intasca la Lega o vengono spartiti tra i club. Comunque vada, un "pasticciaccio brutto" degno di Carlo Emilio Gadda.
«In questo momento 34 club professionistici sono un’altra anomalia», commenta il direttore di Superbasket, Claudio Limardi. E la LegaDue per mettere in piedi il campionato è ricorsa ai ripescaggi dopo i forfait per motivi economici di club storici come Ferrara, Rimini e Udine uniti a Casalpusterlengo. Dentro Piacenza e Sant’Antimo, presi per i capelli dalla DNA (perché cambiare i nomi dei campionati ogni due anni?) ma è un ulteriore sintomo che le cose non palleggiano per il verso giusto.
Ieri l’ennesima riprova. Alla presentazione del calendario di Serie A, il presidente federale Dino Meneghin ha dato forfait. «Sono rammaricato per la sua assenza», il commento del presidente di Lega, Renzi. Che c’entri qualcosa la causa avviata pochi giorni fa dalla Legabasket alla Federazione proprio sulla questione Venezia? Facile pensarlo.
La Serie A comunque nel prossimo week-end parte a caccia di Siena, con Milano che ha un Gallinari in più nel “roster” e Cantù che vuol confermarsi grande. Manca però lo sponsor (che è invece stampigliato sulle casacche di LegaDue: Eurobet) e dopo sette anni non c’è più Sky ad accendere la passione dei tifosi sul piccolo schermo. I contratti tv sono stati definiti al ribasso ma il basket torna in chiaro su RaiSport, La7 e una serie di emittenti private che proporranno tutte le squadre di A in trasferta, digitale terrestre permettendo.
I riflettori (e il calendario) però sono tutti su Kobe Bryant. Il numero 1 del basket Nba, a causa della serrata in Usa, potrebbe accasarsi in Italia, sua seconda patria: il padre Joe vi ha giocato per anni e vi ha intrapreso la carriera di coach, qui Kobe ha preso confidenza con la palla a spicchi, prima di diventare il "Black Mamba" oggi ammirato da tutti gli sportivi. L’arrivo di Danilo Gallinari (liberato da Denver) a Milano ha stuzzicato gli appetiti, il patron Claudio Sabatini ha rilanciato a stelle e strisce: portare Kobe a Bologna. Bryant sotto le Due Torri per 40 giorni (il massimo che l’oneroso contratto può permettere, circa 250mila euro a partita per il cinque volte campione Nba e oro olimpico a Pechino) è un grande spot pubblicitario per la pallacanestro e lo spettacolo in genere. Il più forte giocatore in attività è una gioiosa macchina da guerra tra record sul campo e familiarità con lo show business che può diventare un traino per tutto il movimento. Sabatini però chiede di giocare in casa le prime due gare e soprattutto di scendere sul parquet dieci volte in 40 giorni per sfruttare al massimo l’effetto Bryant. L’A1 è spaccata: Cremona chiude le porte allo stravolgimento del campionato, Montegranaro applaude all’arrivo dell’asso dei Los Angeles Lakers e rilancia provando ad estrarre dal cilindro l’altra stella azzurra dell’Nba, Andrea Bargnani. Tra show business e sportività chi farà canestro?