L'attore palermitano Pino Caruso
Bandiere a mezz'asta a Palazzo delle Aquile, sede del Comune di Palermo. Lo ha deciso il sindaco Leoluca Orlando per tutta la giornata di oggi, per rendere omaggio a Pino Caruso, morto giovedì a Roma a 84 anni.
Attore, battutista e scrittore, nella sua lunga carriera è stato il volto nobile e insieme nazionalpopolare della Sicilia. Arguto, ficcante, ironico, con la televisione fin dai primi anni Settanta si è fatto conoscere dal grande pubblico, quello che aspettava il sabato sera per il varietà sul primo canale nazionale. La sua cifra stilistica erano i paradossi, le freddure, gli aforismi con uno stile quasi british, ma da palermitano doc. Il pubblico meno attempato lo ricorda invece per le tante fiction a cui ha preso parte, come “Ultimo” (1998), la soap opera “Agrodolce” (interpretando Bartolo Giacalone), “Carabinieri (2002), dove era il maresciallo Giuseppe Capello, “Un Natale per due” (2011), “Squadra Antimafia 7” (2015) e “Solo” (2016).
«Un autodidatta, un intellettuale puro, un artista completo» dice il conterraneo Pippo Baudo. «Mi hai fatto tanto ridere. Orgoglio della Sicilia. Ciao maestro Pino!», ha scritto su Twitter, Rosario Fiorello. Accorato e grato il ricordo anche della politica, con le parole del sindaco di Palermo Leoluca Orlando che parla «del contribuito alla rinascita della città, con la sua cultura, la sua ironia, la sua sagacia».
A Palermo tra il ’95 e il ’97 Pino Caruso aveva infatti diretto i cartelloni estivi di “Palermo di scena” portando negli spazi più suggestivi della città personaggi del calibro di Sakamoto, Carmelo Bene e Dario Fo. Un impegno culturale e anche politico che sembrava stridere con la vena a tratti nazional-popolare della sua comicità ai tempi del “Bagaglino” di Roma, fucina del cabaret dove si era formato negli anni Sessanta. Verve portata poi in tv nei tanti show che lo hanno visto protagonista, dagli esordi con Castellano e Pipolo nel ’68 di “Che domenica amici”, che gli diede una discreta popolarità, fino a “Gli amici della domenica”, “Teatro 10”, “Dove sta Zazà” con Gabriella Ferri, “Due come noi” con Ornella Vanoni e “Palcoscenico” con Milva, “Che si beve stasera?” e “Fantastico”, lavorando con i registi e autori degli anni d’oro della tv pubblica come Antonello Falqui e Pierfrancesco Pingitore. Negli anni ’80 per un paio di stagioni è stato anche ospite fisso di Pippo Baudo a “Domenica In”.Ma non solo tv, anche teatro (debuttò come attore drammatico al Piccolo Teatro di Palermo nel 1957 in “Il giuoco delle parti” di Pirandello prima di trasferirsi a Roma negli anni Sessanta) e cinema. Dopo il debutto nel film “La più bella coppia del mondo” di Camillo Mastrocinque, ha recitato con Peppino De Filippo ne “Gli infermieri della mutua”, poi in “Malizia” di Salvatore Samperi fino a, tra gli altri titoli (perlopiù pellicole minori), “La matassa” nel 2009 con i concittadini Ficarra e Picone. Nello stesso anno ha poi interpretato il monologo teatrale “La voce dei vinti” e, per il Teatro Stabile di Palermo, il monologo “Mi chiamo Antonio Calderone, di Dacia Maraini, tratto dal libro di Pino Arlacchi “Gli uomini del disonore”.Impegno e leggerezza si sono sempre alternati nella carriera di Pino Caruso, come sintetizzano bene alcuni titoli dei suoi apprezzati libri di aforismi, da “Ho dei pensieri che non condivido” a “Se si scopre che sono onesto, nessuno si fiderà più di me”. Da sottolineare poi un lungo carteggio di Caruso con Enzo Tortora, tanto che nel 1983 scrisse e diresse per Rai 3 “Lei è colpevole, si fidi”, un film satirico sul caso Tortora e sulla malagiustizia. Oggi alle 13 su Rai Storia omaggio della tv all'attore con una puntata del 1978 di “Ieri e oggi” in cui il grande artista si racconta.
Intanto è tutto pronto a Palermo per il primo ciak del film “Il delitto Mattarella”. Si parte lunedì con un set blindato e strade chiuse nei luoghi nevralgici dei cinque giorni di riprese fino al 15 marzo. Ma non ci sarà Pino Caruso, che era inserito nel cast ricco di siciliani, insieme a Leo Gullotta, Nino Frassica, Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina, Tony Sperandeo, Donatella Finocchiaro, Lucia Sardo, Guja Jelo. A guidarli il regista Aurelio Grimaldi che ha curato anche la sceneggiatura. Produzione Cine 1 Italia e Arancia Cinema. Nella sinossi del film pubblicata dalla casa di produzione, viene ripercorsa la storia di questo omicidio che cambiò le sorti della Sicilia: «Il presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella - si legge - fu ucciso a Palermo, nella centralissima Via Libertà, il 6 gennaio 1980. Secondo la vedova, Irma Chiazzese, il killer fu il terrorista di destra Valerio Fioravanti, da lei ripetutamente riconosciuto. Secondo il Giudice Istruttore, Giovanni Falcone, Mattarella fu ucciso da neofascisti per uno scambio di servizi tra Cosa Nostra, Banda della Magliana (che trattava col capomafia Pippo Calò il riciclaggio dei soldi mafiosi) e i Nar di Fioravanti, interessati a far evadere, con l'aiuto della mafia, il leader Concutelli, provvisoriamente rinchiuso nel carcere Ucciardone di Palermo».