Il "tesoretto" che il governo
intende usare per rilanciare la crescita è scritto nero su
bianco a pagina 2 del Def. La tabella, certo, è un pò
complessa. Bisogna conoscerne il linguaggio per tradurla. Ma
il significato è chiaro. Quest'anno il governo può contare su
1,6 miliardi e il prossimo su 6,5 miliardi. Il gruzzolo sale a
10 miliardi nel 2016, scende a 8,9 miliardi nel 2017 e poi si
attesta a 9,2 miliardi nel 2018.
Quella che le cifre prospettano è una manovra al contrario
che invece di togliere dà, aumentando il deficit per quanto
consentito dalla flessibilità Ue. Nel linguaggio da economista,
il ministro Pier Carlo Padoan lo aveva preannunciato in
Parlamento, parlando di "Def espansivo". Poi davanti alle
telecamere aveva tradotto il concetto in chiave pratica: "le
parole d'ordine - ha detto - sono meno tasse e più lavoro". Ed
ha aggiunto "la spesa sociale non si tocca, va rafforzata".
Già perchè la congiunzione astrale dovuta ad un triplice
effetto di contesto (il Qe della banca centrale europea, l'euro
in calo sul dollaro e il prezzo del petrolio in flessione) è
importantissima ma richiede anche qualche pungolo. La ripresa
stenta ancora. Poi, è vero che il quantitative easing dovrebbe
dare una spinta al credito e, attraverso i consumi, anche
all'inflazione, ma questo alla lunga rischia di aumentare il
divario tra ricchi e poveri. È un effetto collaterale che gli
stessi banchieri chiedono ai governi di correggere con politiche
attive contro la povertà.
Bisogna allora raccogliere - e il governo si accinge a farlo
- i frutti del confronto europeo sulla flessibilità, avviato
durante il semestre italiano e arrivato a conclusione poco dopo.
È stato stabilito che il processo di aggiustamento del deficit
verso il pareggio, se la crescita stenta e i Paesi sono
impegnati in un piano di riforme, può rallentare.
Il Def ne approfitta.
Ecco allora che nella tabella a pagina 2 il governo indica la
differenza tra le stime previste dal "quadro tendenziale" e
quelle del "quadro programmatico". Che significa? In pratica
il governo calcola l'andamento che i conti avrebbero senza
interventi (il cosiddetto 'tendenzialè) e quello che invece
punta a raggiungere (il quadro 'programmaticò).
La novità è che quest'anno il governo non conta di fare una
"manovra correttiva" per ridurre il deficit, ma una "manovra
alla rovescia". Banalizzando si può dire che peggiorerà i
conti, ovviamente dentro la flessibilità concessa dall'Ue, per
cercare risorse pro-cittadini. Basta pensare che, senza alcuna
correzione, il pareggio di bilancio sarebbe stato raggiunto già
nel 2016, prima del 2017 concordato con l'Ue. Ma il governo usa
il nuovo spazio di manovra europea. Il deficit tendenziale di
quest'anno sarebbe al 2,5%, ma viene peggiorato al 2,6%,
liberando risorse per un decimo di punto di deficit (pari a 1,6
miliardi). Nel 2016, invece, il deficit scenderebbe all'1,4%, ma
il governo lo aumenta all'1,8%: 0,4 punti che valgono 6,5
miliardi. Un tesoretto che il governo ha per ora messo da
parte e che potrà utilizzare a seconda delle evenienze.