venerdì 22 maggio 2015
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«Anticorruzione e falso in bilancio sono legge. Quasi nessuno ci credeva. Noi sì. Questo Paese lo cambiamo, costi quel che costi». Matteo Renzi si scatena su Facebook e rispolvera l’hastag che utilizza per i cinguettiii #lavoltabuona. «Da oggi non solo pene più severe per i reati di corruzione, concussione e peculato, come da anni il Paese chiedeva, ma soprattutto chi ruba dovrà restituire interamente il maltolto», scrive il presidente del Consiglio. «Lo avevamo promesso e lo abbiamo fatto. Finalmente il falso in bilancio torna a essere un reato penalmente perseguibile, come in ogni Paese che si rispetti. E noi per questo Paese vogliamo avere davvero rispetto, per questo ci siamo impegnati per far sì che i furbetti non l’abbiano più vinta, perché quel tempo è finito». Un attacco anche a M5S: «invocavano onestà, ma hanno votato contro l’anti-corruzione».Il tema era venuto fuori già in mattinata, a Vicenza, nel corso di una manifestazione nello splendido teatro cittadino a sostegno della candidata del Pd in Veneto Alessandra Moretti. «Con il ddl anticorruzione ci sarà la sostanziale cancellazione della prescrizione», aveva rivendicato Renzi. «Con questa norma non saranno possibili né la prescrizione, né forme di patteggiamento che in Veneto anche voi conoscete bene», aveva detto riferendosi al caso Mose, che ha visto patteggiare Giancarlo Galan e altri 18 imputati. «Non voglio dire che noi siamo onesti e loro ladri, ma noi i ladri li mandiamo a casa».Poi aveva scherzato: «Ieri mi è venuto crampo la mano a firmare leggi: legge su reato ambientale, la legge sulla corruzione e la cancellazione della prescrizione e aumento delle pene. Bisogna dunque andare casa per casa a dire qual è il nostro sogno: quello di un Paese che si rimette in moto. Certo possiamo fare di meglio: si può sbagliare facendo politica, ma oggi si è rovesciato approccio».Slide alla mano, il premier aveva portato «fatti e numeri» a sostegno dell’operato del suo governo. «I numeri della cassa integrazione sono dimezzati e vorrei che anche i sindacati lo vedessero, anche se detestano me». Renzi spera di fare l’en plein alle regionali e mette la faccia sulla partita «più difficile»: il Veneto, inespugnabile enclave leghista. «In un anno abbiamo fatto più della Lega in 20», rivendica il leader Pd, convinto che né i mini-rimborsi delle pensioni né la riforma sulla scuola avranno effetti sull’esito elettorale. Molto più insidioso è, invece, «chi nel Pd sogna che le cose vadano male» per indebolire il governo ma, per Renzi, i "gufi" non avranno la meglio. Il segretario Pd farà tappa in tutte e 7 le Regioni, chiamate al voto il 31 maggio. Oggi, evitando Napoli, dove pesa di più la polemica sui candidati «impresentabili», Renzi andrà a Salerno, città di Vincenzo De Luca. E la prossima settimana attraverserà l’Italia a sostegno dei candidati del Pd per chiudere la campagna elettorale nella sfida della Liguria, dove l’ex dem Luca Pastorino mette in difficoltà, da sinistra, la vittoria della renziana Lella Paita. «Siamo in una fase che non vogliamo perderne una», scandisce Renzi, con a fianco di Alessandra Moretti, che «a differenza di Toti e Pastorino ha lasciato il seggio in Ue». In serata il premier è poi volato a Riga, dove un lungo aperitivo ha preceduto la cena che ha aperto ieri sera il vertice europeo sul Partenariato orientale. Il premier ha avuto dei brevi colloqui informali con il presidente francese Francois Hollande, con la Cancelliera tedesca Angela Merkel, con il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker e con il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz.
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