Un pasticcio, al quale adesso i partiti cercano di rimediare. L'emendamento al decreto "salva Roma" che prevede un taglio dei finanziamenti alle amministrazioni che mettono dei paletti all'apertura di nuove sale gioco, ha riaperto il dibattito sulla mancanza di una legge nazionale e di regole "condivise" sull'intero territorio nazionale.Nella maggioranza adesso ci si affanna a trovare una via d'uscita. I senatori del Pd hanno presentato un ordine del giorno in cui si chiede di attivare un tavolo di confronto con Comuni e Regioni per evitare che vengano aperte e poi chiuse (in seguito ad ordinanze delle amministrazioni locali) sale gioco in prossimità di luoghi sensibili.
A spiegare il senso dell'emendamento contestato è la senatrice del Nuovo centrodestra Federica Chiavaroli. "Non era un ricatto e non aveva alcun intento punitivo dei confronti degli enti locali, ma voleva essere un'indicazione circa la necessità di una maggiore concertazione tra governo e Comuni per capire come vadano ripartite le competenze". La spiegazione del fenomeno che dà la senatrice è piuttosto chiara: lo Stato dà delle concessioni agli installatori di slot machine con la speranza di ricavare più soldi possibile visto che il gioco, insieme a quella del fumo, è "una delle voci di bilancio sulle quali è più facile intervenire". Ma i Comuni, che capiscono il dramma della ludopatia soprattutto sui giovani, cercano di restringere al massimo gli spazi e spesso dicono no alle installazioni di nuove macchinette. Così, osserva ancora Chiavaroli, nascono "numerosi i contenziosi" nei confronti dello Stato promossi da chi installa le slot.
Assicura un immediato intervento per trovare una soluzione tecnica il segretario del Pd Matteo Renzi che ha definito "allucinante" e "inaccettabile" la norma votata in Senato. Sul piede di guerra Puglia e Lombardia che si sono dotate di unalegge antislot. "Non possiamo concepire - ha detto il presidente del Consiglio regionale della Puglia Onofrio Introna - che per mantenere gli introiti erariali sulle macchinette non ci si debba preoccupare delle devastazioni sociali provocate dal vizio del gioco". Per il governatore della Lombardia Roberto Maroni si tratta dell'ennesima vittoria della "potente e ricchissima lobby delle slot".