martedì 26 febbraio 2013
​Il partito del comico genovese ottiene il primato alla Camera. Il leader del M5S: «Bersani e il Cav dei falliti. La prossima volta al 51%». I nuovi parlamentari: «Meravigliosa giornata di democrazia, hanno vinto onestà e passione». (Luca Mazza)
La corrente del “contro”. Dai “vaffa” alla conquista del potere
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​Le televisioni sintonizzate sui canali che trasmettono la diretta elettorale si sarebbero potute anche spegnere improvvisamente. Così come i computer portatili e gli iPad collegati ai siti internet per seguire l’esito del voto. Alle 19 di ieri era sufficiente guardare i volti dei candidati 5 stelle presenti nel quartier generale romano del movimento – allestito in un hotel a pochi passi da piazza San Giovanni – per capire le proporzioni dell’ondata elettorale grillina. Oltre il 25% delle preferenze sia alla Camera che al Senato. Primo, secondo o terzo partito a loro interessa poco, anche se un brivido arriva dopo le 23 quando, con solo poco più di 2mila sezioni mancanti, M5S passa in testa alla Camera. «Abbiamo vinto», dicono in coro. Dopo quasi quattro ore vissute tra incertezza e prudenza arriva l’esplosione di gioia. Una felicità che si trasforma in un boato quando in tarda serata si diffondono le parole di Beppe Grillo: «In soli tre anni siamo diventati il primo partito in assoluto. Siamo 110 in Parlamento e milioni fuori. È stata un’avventura fantastica», commenta l’ex comico via web. Soddisfazione e slogan ancora da campagna elettorale: «Berlusconi e Bersani? Sono dei falliti. Restituire questo Paese al Cavaliere, anche per soli sei mesi, sarebbe un crimine contro la galassia». Risultato? Un avvertimento chiaro: «Con noi non si potrà fare alcun inciucio. Proveranno a realizzare un governassimo ma non ce la possono fare. Noi siamo il vero ostacolo». Affondi che arrivano dopo un pomeriggio durante il quale i militanti avevano usato toni più sobri, parlando di «meravigliosa giornata di democrazia». La 25enne Marta Grande, laureanda in Scienze politiche e seconda nella lista Lazio 1 alla Camera, è riuscita a stento a trattenere l’emozione. Alessandro Di Battista, 34 anni e un passato da reporter, è pronto a diventare un deputato: «Ma non voglio essere chiamato "onorevole" – ha precisato –. Alle urne ha vinto l’onestà e la passione. La nostra campagna elettorale a costo zero per lo Stato è stata premiata. Personalmente ho contribuito con 140 euro». Alla vigilia gli attivisti si aspettavano un ottimo risultato. È arrivato un boom.Ma quello di ieri non è stato solo un giorno di festa. Il voto consegna un’Italia ad alto rischio ingovernabilità. Un problema enorme per un Paese che necessita di riforme urgenti. Inoltre l’agenda istituzionale prevede l’arrivo, a breve scadenza, di appuntamenti come l’elezione del Capo dello Stato. E allora che cosa accadrà adesso? E, soprattutto, come si comporterà il Movimento? Sono domande che richiedono risposte immediate e chiare. Così la sede della festa diventa il luogo in cui iniziare a ragionare sull’atteggiamento da assumere in Parlamento. I candidati lasciano la sala stampa e si radunano in una stanza riservata allo staff per discutere la linea da seguire. Dopo il consulto, le prime dichiarazioni. «Ci sarà una collaborazione con i partiti tradizionali solo per il benessere del Paese», dicono. «Se verrà proposta una legge sul conflitto d’interessi o una nuova norma anti corruzione troverà certamente il nostro sostegno in aula», promette Di Battista. Ma in realtà la posizione del vertice, come dimostrano le successive parole di Grillo, è diversa da quella espressa da una parte della base. Più tardi, infatti, arriva un comunicato del movimento in cui ribadisce il «no» a qualunque tipologia di alleanza post elettorale. Il buonsenso, insomma, non vince. Si sceglie la chiusura. E anche i futuri parlamentari 5 stelle si affrettano a correggere il tiro e si allineano alle parole pronunciate da Grillo: «Alle prossime elezioni, che ancora non sappiamo quando si terranno, saremo la maggioranza assoluta del Paese». I momenti immediatamente successivi a queste elezioni, che disegnano un quadro incerto e instabile, dovrebbero essere quelle della riflessione. Ma il movimento la parola "intesa" non la vuole sentir pronunciare. Anzi, l’intento – non dichiarato ufficialmente, ma che viene già ipotizzato nei colloqui riservati tra i militanti grillini – sembra già essere quello di lavorare per tornare al più presto alle urne. Per ricominciare subito una nuova campagna elettorale nelle piazze e nel web. Ovvero in quei luoghi dove il M5S si sente forte, ha già maturato esperienza e non teme nessuno.
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