Il «degrado di Roma» in prima pagina sul New York Times sembra il racconto della Grande bellezza di una intera nazione sospesa, anzi autosospesa, dove vecchie dinamiche sindacali e crisi economica non riescono più a conciliare gli interessi dei lavoratori e dei cittadini, e dove il paradosso diventa che i due mondi sembrano non coincidere più. Almeno finché gli interessi del cittadino-lavoratore non toccano il servizio da svolgere per il bene degli altri suoi connazionali. Così come dei cittadini che cercano di approdare qui da tutto il mondo, attratti da un Paese che sul turismo da sempre ha fondato una delle proprie risorse più importanti. Il «declino» di cui parla il quotidiano Usa gli italiani lo riscontrano ogni giorno. Mai come in questa estate appesantita da un caldo soffocante si sono sommati disservizi e disagi che stanno mettendo a dura prova la tenuta del sistema nervoso dei singoli. E – di disagio in disagio – quel senso di solidarietà che per tanti versi ha contraddistinto nei secoli gli italiani. Così, se a Palazzo Chigi ieri i sindacati hanno firmato un accordo definito «innovativo» dal segretario della Cisl Annamaria Furlan, che alla Whirlpool salva migliaia di posti di lavori, il braccio di ferro delle diverse sigle sta martoriando i trasporti proprio nel periodo estivo, tra i voli dell’Alitalia che saltano, i treni bollenti senza aria condizionata, lo sciopero bianco di metro e bus nella Capitale, e ieri perfino l’assemblea sindacaleagli scavi di Pompei.La coda di turisti prima perplessi e poi infuriati ha scandalizzato anche i vertici del Ministero dei Beni culturali, ma è certo che ogni volta che si sana una falla, tra un crollo (sempre, ovviamente, per l’incuria di gestioni passate) e i fondi della manutenzione che non arrivano, subito si apre un nuovo fronte di disagio. Senza entrare nel merito delle ragioni dei lavoratori, è difficile spiegare una situazione del genere ai visitatori che si muovono da tutto il mondo per vedere di persona uno dei tanti patrimoni dell’Unesco racchiusi nello Stivale. E non è solo Pompei. Altrettanto difficile è far capire ai romani il motivo per cui da troppe settimane i trasporti non funzionano più. Nessuno può stupirsi, purtroppo, se esplode la rabbia dei pendolari su un convoglio della metropolitana fermo da mezz’ora. Solo ventiquattr’ore prima, i tg mandavano in onda immagini deliranti di passeggeri a piedi sulle rotaie della metro tra una stazione e l’altra. E di un convoglio che viaggiava a velocità sostenuta con una porta aperta. La rabbia è pericolosa e può raggiungere punti di non ritorno, ma il sentimento alternativo ormai è la rassegnazione che si è impossessata di una buona parte degli italiani. E forse si stanno rassegnando anche i i turisti che da giorni non riescono a raggiungere o lasciare il Paese con facilità. Solo ieri mattina a Fiumicino erano stati cancellati «preventivamente» il 15 per cento dei voli Alitalia, per uno sciopero proclamato dall’Anpac. I disagi contenuti possono far tirare un sospiro di sollievo. Sarebbe però il caso di capire che cosa si è inceppato nel meccanismo di un’Italia che dovrebbe ripartire, ma che – come i convogli della metropolitana di Roma – continua a rallentare.