Una denuncia perché si apra un’indagine sulla presentazione di servizi di maternità surrogata e vendita di gameti (vietati dalla legge 40) organizzata due settimane fa in un appartamento di Milano dal dottor Daneshmand dell’americana Fertility Clinic. L’ha presentata al Tribunale di Milano l’associazione Pro Vita, che era riuscita a far invitare due suoi attivisti in incognito alla serata milanese.
I due, fingendosi una coppia di uomini in cerca di un modo per avere un figlio tramite utero in affitto, avevano raccolto informazioni significative sul listino prezzi praticato per offrire sul mercato italiano prestazioni penalmente punite dalla legge: da 15mila a 30mila dollari per una maternità surrogata in Canada o Stati Uniti, da 75mila a 120mila dollari per ottenere il "bimbo in braccio". «Avvenire» aveva poi raccolto la loro testimonianza lanciando una denuncia caduta nell’imbarazzato silenzio generale: la vendita di bambini prodotti usando madri surrogate pare non indignare nessuno.
E allora Pro Vita, in collaborazione con i Giuristi per la vita, ha pensato di denunciare alla magistratura un reato del quale ha raccolto le prove. «Impossibile non ricordare – spiega l’associazione presieduta da Toni Brandi in una nota – che i progetti di legge che intendono legalizzare le unioni civili omosessuali favorirebbero nella pratica il ricorso all’utero in affitto» all’estero, con bambini poi riconosciuti come figli della coppia committente una volta entrati in Italia grazie a ripetute sentenze assolutorie di alcuni tribunali.