Il primo dato incontrovertibile: la «Casa del clero» ovvero la chiesa rettorile di San Tommaso, per gli immobili di sua proprietà o concessile in uso, ha sinora versato al Comune di Milano circa 110 mila euro di Ici. Negare questo o affermare che «non paga l’Ici» è una calunnia. Secondo: il video realizzato dai radicali è teso a offrire un’immagine parzialissima di via San Tomaso 2, sede della struttura, che non è un albergo, non ha insegne e non è aperta al pubblico. La «Casa del clero» dà ospitalità a sacerdoti anziani, ormai senza parrocchia, preti in servizio nell’arcidiocesi ambrosiana, pochi sacerdoti e religiosi di passaggio; ancor meno laici legati alle organizzazioni cattoliche accolti per una o al massimo due notti, un’ottantina di presenze nell’intero 2010. Perché mai Mario Staderini, che certo non è impegnato in una realtà cattolica, si è rivolto a una struttura non aperta al pubblico? Forse perché sa che preti e suore quando qualcuno bussa aprono comunque?
Sottolineature e domande impellenti e dovute, dopo la replica di venerdì di Staderini, segretario dei Radicali italiani, a ciò che i responsabili della Casa del clero hanno dichiarato ad Avvenire. Replica in cui sono contenute notizie a metà e a meno della metà. È vero che la «Fondazione opera aiuto fraterno», proprietaria di una porzione di via San Tomaso 2, non è tenuta a pagare l’Ici, ma perché ha ceduto il diritto di superficie alla chiesa rettorile, e la legge stabilisce che in questi casi l’imposta deve essere versata non dal proprietario ma dal titolare del diritto di superficie. La chiesa rettorile è dunque l’unico soggetto tenuto a versare l’imposta, e la versa. Ma non per gli spazi destinati all’accoglienza stabile del clero diocesano, che ne sono esenti.Una parte del complesso è costituita da due locali, affittati a un bar e a una scuola di lingue, e da un seminterrato adibito a deposito. La chiesa rettorile paga l’Ici, appunto, su questa porzione. La «Casa del clero» – va ripetuto – è costituita da un edificio di otto piani e da uno di tre. Quello di otto piani ha 16 piccoli appartamenti per sacerdoti, in gran parte anziani, di 80 anni e oltre. Quello di tre ha due piani con camere più piccole, sempre per preti che vi dimorano stabilmente, più un piano per gli ospiti temporanei.
La circolare del 2009 del Ministero delle Finanze precisa quali sono le modalità di svolgimento delle attività agevolate (in questo caso quella ricettiva) tali per cui si possa affermare che esse sono svolte in maniera «non esclusivamente commerciale». Per la ricettività complementare la circolare richiede che l’ospitalità sia offerta a una categoria predefinita di soggetti e che le rette richieste siano significativamente inferiori ai prezzi di mercato. La chiesa rettorile ha ritenuto e ritiene che la propria attività di accoglienza corrispondesse a quanto richiesto dalla legge. Se poi il Comune di Milano – che ha svolto verifiche e finora mai ha sollevato eccezioni – volesse condurre ulteriori accertamenti, troverà la consueta massima disponibilità. Questi sono i fatti. Con un’aggiunta: in questi anni la struttura ha pagato un’Ici perfino superiore a quella che la legge le avrebbe consentito, perché soltanto dal 2010 ha applicato la tariffa agevolata prevista per tutti gli edifici con vincolo monumentale.