Barclays Bank. E a seguire Royal Bank of Scotland, Honk Kong and Shanghai Bank, Lloyd Tsb, come dire il gotha delle banche britanniche, senza escludere – è l’agenzia finanziaria Bloomberg a sospettarlo – relazioni pericolose con Ubs, Citigroup, Icap e Deutsche Bank. Ma in questa mirabolante
Terra di Mezzo della Truffa si staglia con sempre più netti contorni la Banca d’Inghilterra, che a quanto si capisce, sapeva, comprendeva, tollerava. E non da ieri, visto che il premier David Cameron – lo stesso che spalleggiato dalla City si oppone fieramente all’introduzione della Tobin Tax – intende fare luce sull’attività di questi rinomati sportelli allungando lo sguardo anche sul lungo periodo di dominio labour, quello di Tony Blair e di Gordon Brown.Cos’è accaduto? Semplice e criminoso al tempo stesso: da anni Barclays Bank manipolava l’"Indice Libor" (acronimo di London Interbank Offered Rate), il tasso interbancario giornaliero grazie al quale le banche si prestano vicendevolmente il denaro sulla piazza londinese. Piccolo particolare: il "Libor" viene utilizzato per definire i tassi applicati ai contratti derivati, ma anche per calcolare gli interessi di mutui e prestiti alle famiglie. Una faccenda che interessa complessivamente centinaia di migliaia di miliardi di dollari (si parla di 800 mila) e che riporta il mondo bancario al centro della tempesta, una tempesta che di fatto non si è mai placata dall’epoca dell’esplosione della bolla finanziaria dei mutui subprime americani nel 2007 e che è all’origine della crisi economica di cui da quell’epoca paghiamo tutti le conseguenze.«Disonestà elevata a sistema, incompetenza e follia»: così è stato stigmatizzato il comportamento di Bob Diamond, amministratore di Barclays Bank, 4 milioni di sterline di stipendio base annuo, lo stesso personaggio che si presentò al mondo finanziario un anno fa reclamando «la fine dell’epoca dei rimorsi e delle scuse per i banchieri». Diamond è stato esautorato e già immaginiamo la ricca liquidazione (probabile prezzo di molti segreti inconfessabili) con cui si congederà. In realtà non vi è nulla di nuovo sotto il sole: pochi giorni fa si scopriva nei conti della Jp Morgan Chase, la più grande banca americana, un "buco" di 2, anzi di 3, poi di 5, ora siamo arrivati a 9 miliardi di dollari, frutto della frenetica attività sui derivati di un trader francese che operava sulla piazza londinese.Domanda: chi pagherà i conti della manipolazione dei tassi da parte di Barclays? Risposta: li abbiamo già pagati tutti noi con i nostri mutui, i nostri prestiti, i nostri depositi (anche se le banche italiane dovrebbero esserne esenti), così come la voragine del sistema bancario americano nel 2008 è stata pagata in parte dal governo americano, in altrettanta parte dai piccoli e piccolissimi investitori. Ma come è possibile che un singolo istituto di credito possa mettere in ginocchio un sistema intero e truffare milioni di contribuenti? Due concezioni – chiamiamole così – l’una contro l’altra armate si fronteggiano. Da una parte la Volcker Rule, dal nome dell’ex presidente della Federal Reserve, legge che – se fosse applicata – vieterebbe alle grandi banche l’attività speculativa utilizzando i depositi dei risparmiatori, quindi niente transazioni in Borsa, niente investimenti in derivati, niente partecipazioni in
hedge fund al di sopra del 3%. Dall’altro la provvidenziale locuzione «
too big to fail», troppo grande per fallire, che si è rapidamente trasformata in una sorta di non dichiarata dottrina dell’irresponsabilità, grazie alla quale la dimensione stessa di una grande banca la rende virtualmente esente dai criteri prudenziali che dovrebbe a buon senso adottare, proprio perché fallendo metterebbe in pericolo il sistema stesso.«È arrivato il momento di fermare queste pratiche una volta per tutte», tuona da Bruxelles il presidente della Commissione Europea Barroso. Sono le stesse parole di Cameron, di Obama (che pure ha introdotto regole severe come la Dodd-Frank ma tiene ancora la Volcker Rule nel cassetto), di tutti coloro che chiudono la stalla dopo che i buoi sono già scappati.Che dire? Una "finanza-casinò" scevra da ogni regola ha travolto ogni illusione sulla mano invisibile del mercato, che da Adam Smith a Ronald Reagan si pensava bastasse a regolamentare i corsi finanziari. Mai dottrina economica ha subito l’urto del tempo come questa. E mai come oggi è tempo di correre davvero ai ripari.