Il presule in precedenza aveva sottolineato che "Vogliamo far visita e abbracciare il
popolo ucraino in questo giorni di grandi ansie sofferenze e
preoccupazioni. Vogliamo far sentire il nostro affetto al cuore
di un popolo sofferente e ferito" che "non deve sentirsi solo
in questo momento in cui ha tanta apprensione per la propria
nazione". Il cardinale Bagnasco si è poi
rivolto alle famiglie che nel conflitto hanno perso i loro
congiunti e, in particolare, alla mamma di un giovane di 21
anni, Vasjlji, ucciso da un cecchino a Lutsk e la cui foto è
stata esposta nell'Abbazia durante la preghiera. "Vogliamo
raggiungere in modo particolare - ha aggiunto il porporato -
attraverso la preghiera il cuore ferito, anzi straziato di
tante famiglie, mamme e papà, che hanno perso i loro figli, i
loro congiunti in questi giorni di conflitto e di morte. In
modo particolare, vogliamo raggiungere e abbracciare una mamma
qui presente che ha perso il figlio: è qui che prega con noi e
con lei - ha concluso - vogliamo raggiungere tutti quanti siano
stati raggiunti da lutti e crudeltà". Tra i fedeli, alcuni
bambini avevano, disegnata sulle gote, la bandiera azzurra e
gialla dell'Ucraina. A margine della preghiera, il porporato ha
aggiunto che "questa preghiera vuole essere un segno esterno,
oltre che un atto di fede, di vicinanza alla comunità ucraina
che vive in particolare qui a Genova.
Così il presidente della Cei nella preghiera per i popolo ucraino organizzata dall'Ufficio diocesano Migrantes e celebrata nell'Abbazia di Santo Stefano insieme al cappellano della comunità ucraina, padre Vitaliy Tarasenko.
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