lunedì 8 luglio 2019
«Morte ineluttabile». La tristissima lettera aperta dopo che gli avvocati hanno tentato fino all'ultimo ricorso per non far abbandonare le cure per il 42enne paraplegico
Vincent Lambert con la madre (Ansa)

Vincent Lambert con la madre (Ansa)

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«Non c’è più nulla da fare, se non pregare e accompagnare il nostro caro Vincent, nella dignità e nel raccoglimento». Questo drammatico annuncio da parte dei genitori di Vincent Lambert, Pierre e Viviane, affiancati da un fratello e da una sorella, è scoccato oggi, dopo sei anni di battaglia giudiziaria e mediatica per tentare di salvare il paziente francese tetraplegico ricoverato presso il Policlinico di Reims in stato di minima coscienza. Un uomo divenuto il simbolo – non solo in Francia – del diritto alla vita dei portatori di handicap gravi.

Quasi una settimana dopo l’avvio per la sesta volta di un protocollo ospedaliero terminale sull’ex infermiere oggi 42enne, i genitori hanno constatato la portata irreversibile di quest’ultima azione, decisa nonostante gli avvertimenti lanciati alla Francia dal Comitato Onu sui diritti delle persone con disabilità, che ha reiterato per tre volte la richiesta al governo transalpino d’impedire ogni azione irreversibile sul paziente, il cui caso è ancora allo studio presso l’organismo internazionale con sede a Ginevra. «Questa volta, è finita. I nostri avvocati hanno moltiplicato anche negli ultimi giorni i ricorsi e condotto le ultime azioni per far rispettare il ricorso sospensivo davanti all’Onu favorevole a Vincent. Invano. La morte di Vincent è ormai ineluttabile. Gli è stata e ci è stata imposta», recita il drammatico comunicato, diramato attraverso il sito Internet del comitato di sostegno al paziente, dove l’appello in favore del suo mantenimento in vita ha raggiunto le 140mila firme, comprese quelle di personalità del mondo culturale e medico.

«Anche se non l’accettiamo, possiamo solo rassegnarci nel dolore, nell’incomprensione, ma pure nella Speranza», hanno commentato i genitori, credenti, nel giorno in cui è stata annullata una nuova manifestazione pubblica di sostegno prevista a Parigi ai piedi della Basilica del Sacro Cuore. I due avvocati della famiglia interverranno probabilmente mercoledì sera, a margine di una veglia di preghiera prevista a Saint-Sulpice, la grande chiesa sulla riva sinistra della Senna. Oggi i legali si sono espressi solo attraverso un breve comunicato: «Vincent sta morendo. La situazione nella quale è stato posto dal dottor Sanchez è ormai irreversibile sul piano medico. Questi momenti sono molto dolorosi per tutti. È l’ora del raccoglimento, con tutta la famiglia, per rispetto di Vincent e attorno a Vincent». I legali hanno sporto una denuncia per tentato omicidio proprio contro il medico responsabile di Lambert presso il Policlinico, il dottor Sanchez già ascoltato nel week-end nel quadro dell’inchiesta preliminare.

Intanto, i genitori hanno chiesto «decenza» ai cronisti appostati fuori dal Policlinico dove Vincent è sottoposto da martedì scorso a una «sedazione profonda e continua fino al decesso», senza più nutrizione, in nome di un’interpretazione controversa dell’attuale quadro legale francese, aggiornato nel 2016 con l’introduzione di elementi considerati da tanti specialisti come una porta aperta a possibili eutanasie mascherate: l’idratazione e l’alimentazione sono infatti interpretate come semplici «trattamenti» e non più come cure dovute, accanto al principio d’«ostinazione irragionevole» quando i trattamenti «sembrano inutili, sproporzionati, o non hanno altri effetti se non il mantenimento artificiale in vita». Da più parti, soprattutto fra chi opera al servizio dei più fragili, si esprime dissenso e rabbia per la sordità della Francia verso l’organismo Onu che vigila sul rispetto della Convenzione internazionale sui diritti dei disabili, testo sottoscritto e ratificato da Parigi. Un interrogativo resta senza risposta: perché quest’indifferenza da parte di un governo pronto su altri fronti a mostrarsi sensibile al multilateralismo?

Intanto, molti cattolici d’oltralpe pregano affinché la «società francese non imbocchi la via dell’eutanasia», secondo l’invito espresso anche da monsignor Eric de Moulins-Beaufort, arcivescovo di Reims e nuovo presidente della Conferenza episcopale transalpina.

Le condizioni di Vincent

Non più nutrito e non più idratato, posto in stato di sedazione profonda, Vincent Lambert vive gli ultimi giorni di vita nel suo letto dell'ospedale di Reims. In una stanza blindata, con gli accessi dei familiari sottoposti a un filtro rigoroso, il protocollo attivato dai medici provocherà la morte del paziente che da 11 anni vive - dopo un incidente - in stato di minima coscienza. Una fine autorizzata dai giudici dopo anni di richieste avanzate in tal senso dai medici, dalla moglie (tutore legale) Rachel e da alcuni fratelli e sorelle; un epilogo contrastato con ogni mezzo, invece, dai genitori Pierre e Viviane insieme a un fratello e una sorella di Vincent.

L'applicazione delle sentenze passate in giudicato avviene a dispetto della richiesta, rivolta alla Francia dal Comitato Onu per i diritti delle persone con disabilità, di continuare ad assicurare i sostegni vitali al paziente fintanto che il Comitato stesso non si sia pronunciato definitivamente sul suo caso. I genitori di Lambert, appoggiati dai loro avvocati, da numerosi medici e dalla rete che li ha sostenuti in questi anni, denunciano che quella che si sta applicando a Reims è eutanasia di un disabile attraverso la privazione di sostegni vitali come idratazione e alimentazione.

Le loro argomentazioni sono racchiuse in un testo pubblicato sul sito dello European Centre for Law and Justice (Eclj), un'organizzazione non governativa impegnata nella promozione a tutela dei diritti umani in Europa e nel mondo, che gode dello status consultivo presso le Nazioni Unite. Nel testo si fornisce una risposta a quelle 10 affermazioni che più comunemente vengono portate a giustificazione della decisione di condurre Vincent Lambert fino alla morte.

10 risposte alle dieci affermazioni più comuni che giustificano l'eutanasia di Vincent Lambert

1. "Sua madre dovrebbe portare il figlio a casa e prendersi cura di lui"

In realtà, i suoi genitori desiderano farlo e diverse autorità mediche hanno riconosciuto che Vincent potrebbe essere perfettamente curato nella casa dei suoi genitori. Essi hanno fatto diverse richieste ai tribunali francesi ma ciò è stato espressamente e sistematicamente rifiutato. Questo è il primo problema fondamentale di questo caso: Vincent Lambert non si trova in un centro di assistenza adeguata alla sua situazione. Egli non dovrebbe trovarsi in un reparto di cure palliative, ma in una casa o una clinica che sia adatta e specializzata per la sua disabilità. Alcuni ospedali e cliniche private specializzate in questo tipo di disabilità si sono offerte di accogliere Vincent Lambert nelle loro strutture, ma anche questo è stato sistematicamente rifiutato. In un intervento pubblico del 18 aprile 2018, settanta "medici e professionisti specializzati nella cura di persone con paralisi cerebrale in uno stato vegetativo o pauci-relazionale" hanno ribadito come è "ovvio che Vincent Lambert non è in fin di vita". La durata media della permanenza in una unità di cure palliative in Francia è di 16 giorni. Vincent vive in un reparto di cure palliative da oltre 10 anni. Già questo dimostra molto bene come non sia in fin di vita.

2. "Nessuno vorrebbe vivere così, non è una vita"

Si, nessuno vorrebbe vivere in una situazione del genere. È tuttavia un sofisma concludere che si dovrebbe quindi eutanasizzare una persona che vive in una tale situazione. In effetti, non è perché si soffre di una o più malattie che si vorrebbe necessariamente morire. Nessuno vuole perdere un braccio in un incidente sul lavoro e diventare disoccupato. Tuttavia, se accade una cosa del genere, una persona non perde necessariamente la volontà di vivere. La risposta di una società empatica non dovrebbe essere quella di tenere una persona nella sua sofferenza invitandolo a porre fine alla sua vita in modo da non soffrire più, ma di curarla e aiutarla a capire che la vita vale la pena di essere vissuta. Inoltre, giudicare il valore della vita di una persona è pericoloso. Quali criteri consentono di affermare che una vita vale la pena di essere vissuta? Sono universali e accettati da tutti?

3. "Ha detto che non voleva essere tenuto in tale stato, rispettate la sua volontà"

Questo è un punto molto dibattuto. In effetti, Vincent non ha scritto disposizioni anticipate, sebbene fosse un infermiere e quindi ben informato di tale possibilità. Sua moglie sostiene di riferire ciò che lui le avrebbe detto e un fratello afferma di riferire i suoi "ultimi desideri". Tutti gli altri fratelli, sorelle e suo nipote dichiararono che Vincent non aveva mai detto loro nulla al riguardo. Tutti, in ogni caso, hanno dedotto dalla sua personalità questo presunto desiderio di non essere tenuto in vita. Questa deduzione è affidabile? La realtà è che molti di noi hanno già detto ai propri cari che non vorremmo vivere in uno stato di disabilità o di declino. Ciò non significa, tuttavia, che in quel caso vorremmo essere sottoposti ad eutanasia. Anche quando si esprime chiaramente questo desiderio mentre si è in buona salute, l'esperienza unanime dei caregivers (coloro che prestano le cure) è che, una volta che l'incidente si è verificato, la volontà cambia perché la volontà di vivere è spesso la più forte. Vincent Lambert ha avuto il suo incidente d'auto nel 2008. Ma è stato solo nel 2013, dopo una lunga conversazione con il Dr. Kariger, favorevole a "un percorso di fine vita", che Rachel Lambert (la moglie di Vincent) ha affermato che tale era la volontà espressa dal marito. Fino ad allora non aveva mai fatto commenti pubblici a riguardo.

Su questa base il dott. Kariger ha avviato il primo tentativo di eutanasia quell'anno su Vincent Lambert. Dato che il medico continuava a idratarlo a basse dosi (250-300 ml/giorno), Vincent sopravvisse alla fame e alla sete per 31 giorni. Questa capacità di recupero, che è stata mantenuta fino ad oggi, è una seria indicazione di una volontà personale di vivere. Questo è quello che dicono tutti i caregiver specializzati di questi pazienti, e in base alla loro esperienza, pazienti come Vincent Lambert che non vogliono più vivere crollano psicologicamente e muoiono in pochi giorni, o anche poche ore, senza segnali premonitori.

4. "Non è più consapevole di se stesso, è un vegetale"

La questione è dibattuta ma le varie diagnosi stabilite durante l'iter giudiziario indicano che Vincent Lambert è in uno stato cronico di coscienza alterata che include stati che vanno da "vegetativo" a "minimamente cosciente". Egli respira da solo, dorme e si sveglia. È alimentato da una gastrostomia (sonda di alimentazione). I suoi movimenti e le espressioni facciali sono difficili da interpretare dal punto di vista medico, ma non c'è dubbio che ci sia una possibile interazione con le persone, per quanto piccola possa essere. Per esempio, gira gli occhi e si dirige verso sua madre quando lei lo chiama. Diversi video ripresi da sua madre attestano le sue reazioni alle sollecitazioni e almeno un chiaro risveglio, dimostrando come egli non sia un "vegetale". Se consideriamo Vincent Lambert in uno stato vegetativo tale da non poter esprimere nulla e nemmeno possedere la consapevolezza di ciò che lo circonda - il che è contestato dai suoi genitori - ad oggi comunque non si può pretendere di conoscere la sua vera volontà o affermare con certezza che egli preferirebbe morire. Una cosa rende l'eutanasia di Vincent Lambert ancora più scioccante: la saggezza tradizionale dice che "quando si è nel dubbio, la cosa migliore è non fare nulla". Qui, nonostante siano in dubbio, hanno già iniziato a ucciderlo. E se Vincent Lambert fosse davvero nient'altro che un vegetale che non sente nulla e non è più consapevole del suo ambiente, perché sedarlo affinché non "soffra più"?

5. "No a cure mediche infinite!"

Siamo completamente d'accordo. Tuttavia, Vincent Lambert non ha bisogno né sta ricevendo cure mediche. Non prende alcun farmaco, non si sottopone a interventi chirurgici regolari e non dipende da un respiratore per respirare. Egli non è alla fine naturale della sua vita. Il 21 novembre 2018, gli esperti medici nominati dai tribunali affermavano che "non costituisce ostinazione irragionevole" il garantire "i bisogni fondamentali primari" di Vincent Lambert, e che la sua situazione medica non "richiede nessuna misura di emergenza".

Certo, la sua alimentazione e la sua idratazione avvengono attraverso un tubo, ma questo metodo di somministrazione costituisce una forma di cura. Ciò che viene somministrato non è un farmaco, non è un trattamento e non è artificiale: è cibo, non diverso da quello necessario a tutti gli altri esseri umani. Inoltre, nel caso specifico di Vincent Lambert, è necessario notare come egli sia in grado di ingoiare piccole quantità di cibo. Tuttavia, i suoi medici non hanno mai cercato di stimolare questa capacità al fine di incoraggiare il recupero delle sue facoltà. Quindi, privare Vincent Lambert della sua alimentazione non significa "lasciarlo andare" o "lasciarlo morire", ma significa provocare intenzionalmente la sua morte. È errato e allarmante vedere nella nutrizione assistita di una persona disabile l'esistenza di una "ostinazione irragionevole". Oggi in Francia ci sono migliaia di persone che non possono nutrirsi da sole, alcune delle quali sono semplicemente malate o estremamente invecchiate. Sarebbe giusto lasciarli morire anche semplicemente rifiutandosi di dar loro da mangiare?

6. "Sono contrario all'eutanasia, ma non sono sicuro che sia ciò che sta accadendo"

Ciò che si sta verificando in questo caso è senza dubbio eutanasia: una decisione è stata presa da un terzo (il dott. Sanchez) per privare deliberatamente una persona di cibo e acqua al fine di provocare la sua morte. Rifiutarsi di nutrire e idratare una persona disabile per provocare la sua morte a causa della grave natura della sua disabilità costituisce, per un medico, una negazione del giuramento di Ippocrate. Se non siamo fermi sui principi morali generali, ci ritroviamo subito su un terreno scivoloso. Certo, la situazione medica di Vincent Lambert è terribile e difficile, ma se egli può essere soppresso dalla volontà del suo tutore e del suo medico, perchè persone in coma da 20 anni non dovrebbero essere - anch'esse - accompagnate a una "fine dignitosa"? E perchè aspettare 20 anni? Se ricevere nutrizione da un dispositivo è un trattamento, perché non interrompere il trattamento di altre persone che non possono nutrirsi da sole? La china verso cui ci porta questo pendio è quella del Belgio, dove l'eutanasia è legalmente accessibile alle persone che soffrono di depressione e altri disturbi mentali, compresi i minori.

7. "Sua madre è una cattolica tradizionalista che fa soffrire suo figlio come conseguenza delle sue convinzioni: questo è ignobile"

Quando la gente dice che è meglio eutanasizzare perché "nessuno vorrebbe vivere in una tale condizione", queste persone stanno essenzialmente imponendo le loro convinzioni a Vincent. Dal momento in cui Vincent Lambert non ha più potuto esprimere la propria volontà, le azioni intraprese nei suoi confronti sono necessariamente imposte, tanto quelle a favore della vita tanto quelle a favore della morte. Perché un ateo che non crede nella vita dopo la morte sarebbe più legittimato ad imporre le proprie convinzioni a Vincent? È chiaramente assurdo che alcune persone deridano le convinzioni dei genitori di Vincent Lambert affermando che egli, una volta morto, non soffrirà più. Che cosa ne sanno veramente della sua sofferenza?

8. "Ci sono costi enormi per il sistema sanitario sociale"

Sì, ma basare un giudizio di vita o di morte su considerazioni finanziarie è pericoloso per tutti. Che dire di tutte le persone che sono in coma? O quelle che soffrono di forme gravi di cancro, sia nelle fasi avanzate che in quelle iniziali? Dovremmo stabilire un'età oltre la quale il diritto alla vita diventi troppo costoso perché la società lo possa sostenere, giustificando così l'eutanasia di tutti gli individui che vivono oltre quell'età? Questo si scontra con il principio fondamentale del sistema socio sanitario francese: contribuire sulla base delle nostre capacità e ricevere assistenza in funzione dei nostri bisogni.

Peraltro, nel caso specifico di Vincent Lambert, dato che l'incidente automobilistico è avvenuto nel tragitto fra la sua casa e il suo posto di lavoro, le sue cure sono principalmente finanziate dalla compagnia assicurativa del suo datore di lavoro, e non dunque "dalle nostre tasse". Inoltre, le tariffe giornaliere addebitate da una struttura specializzata in cui sarebbe meglio seguito sono da due a tre volte inferiori a quelle delle cure ospedaliere. Il trasferimento richiesto dai suoi genitori negli ultimi anni ridurrebbe quindi significativamente tali costi.

9. "Le Nazioni Unite non hanno nulla a che fare con questo caso. Le richieste dei suoi Comitati non hanno alcun peso in Francia"

Le Nazioni Unite sono un'organizzazione internazionale che gli stessi Stati membri hanno creato e accettato ratificando un trattato costituzionale. Per la Costituzione e la giurisprudenza del Consiglio costituzionale, i trattati internazionali ratificati dalla Francia sono integrati nel nostro sistema giuridico e hanno una forza vincolante superiore alle leggi nazionali. In questo caso, nel momento in cui la Francia ha firmato la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità e il suo Protocollo opzionale, il governo si è impegnato, secondo le leggi nazionali, a riconoscere che "le persone con disabilità hanno il diritto di godere delle migliori condizioni possibili di salute senza discriminazioni basate sulla loro disabilità "e a "impedire ogni rifiuto discriminatorio di fornire cure mediche o servizi o nutrizione e idratazione in ragione della disabilità di una persona".

Quando i genitori di Vincent Lambert non riuscirono a ottenere il riconoscimento del diritto alla vita e alla cura del figlio disabile da parte del governo francese, fu legittimo per loro rivolgersi al Comitato per i diritti delle persone con disabilità, che ha il compito di garantire la corretta applicazione di detta Convenzione da parte della Francia. La Francia ha l'obbligo di rispettare la richiesta del Comitato di non provocare la morte di Vincent Lambert perché ha riconosciuto il potere di quel Comitato di prescrivere "misure provvisorie necessarie per evitare danni irreversibili alle vittime di una presunta violazione". Inoltre, in questo caso, il rispetto di queste misure è una condizione indispensabile perché sia garantita l'effettività del diritto di ricorso e di appello davanti al Comitato.

10. "Tutti questi anni di battaglie costituiscono un enorme spreco di risorse giudiziarie e mediche"

Nessuno passa attraverso anni di procedimenti giudiziari perché lo vuole o lo trova gradito, e questo non era nemmeno quello che i genitori di Vincent Lambert immaginavano o volevano. Alla base della loro volontà di proteggere la vita del figlio c'è ovviamente l'amore come genitori, ma c'è anche la convinzione di combattere l'ingiustizia e di lavorare per la protezione di certi principi e delle vite di altre persone che si trovano in situazioni simili a quella di Vincent Lambert. È l'ingiustizia e lo scandalo di questo caso - quello di vedere il loro figlio disabile soffrire di sete e fame fino alla morte per decisione di un medico e del sistema giudiziario - che moralmente giustifica il perseguimento di tutte le possibili forme di ricorso disponibili davanti alla legge francese e internazionale. L'ostinazione in questo caso non è né terapeutica né giudiziaria. L'ostinazione è quella di perseguire la morte di Vincent Lambert.

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