L'Aula del Senato, dove ora è atteso (in data ancora da definire) il ddl sulla maternità surrogata "reato universale" - Ansa
È pronto per andare in aula al Senato il disegno di legge che introduce il reato universale di maternità surrogata. Il voto favorevole della Commissione Giustizia del Senato, nella mattina di mercoledì 3 luglio, con il mandato alla relatrice Susanna Donatella Campione (Fdi) a portare la bozza della norma all’esame dell’assemblea apre la strada all’ultimo miglio di un provvedimento che era stato già varato alla Camera in prima lettura a fine luglio di un anno fa.
La legge, di fatto, consta semplicemente nell’integrazione del comma 6 dell’articolo 12 nella legge 40 che dal 2004 regolamenta la procreazione medicalmente assistita. Il nuovo testo sarebbe questo: «Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità, anche all’estero, è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro. Nel caso di figli nati all’estero da cittadini italiani, le autorità diplomatico-consolari italiane e gli uffici di stato civile, nel procedere alla legalizzazione dei documenti di nascita o nel ricevere una dichiarazione di nascita, sono obbligati a richiedere se la nascita sia avvenuta mediante il ricorso alla pratica di cui al periodo precedente». Il divieto di “utero in affitto” in sostanza viene esteso anche alla pratica compiuta all’estero, una condotta che per la Lega sarebbe stata da punire in modo decisamente più severo: il Carroccio aveva presentato un emendamento (con il parere contrario del governo, e che poi è stato messo ai voti e respinto da tutti i partiti ovviamente eccetto la Lega) che mirava a inasprire carcere e sanzioni (fino a 10 anni di reclusione e 2 milioni di multa) e a punire anche i pubblici ufficiali che registrino i bambini nati con maternità surrogata. «Il provvedimento è pronto per l’aula – ha detto il viceministro della Giustizia, Francesco Sisto –. Il governo ha fatto il suo, ora sulla calendarizzazione in Aula decideranno i capigruppo parlamentari». Forza Italia ha invece proposto un ordine del giorno, poi adottato, sottoscritto dal capogruppo azzurro Maurizio Gasparri, che prevede l'obbligo per le autorità diplomatiche e gli uffici di stato civile di chiedere se i bambini nati all'estero da cittadini italiani siano stati concepiti con la maternità surrogata.
«Consideriamo questa legge fondamentale – spiega ad Avvenire la relatrice Campione, che è avvocata e a Palazzo Madama si sta battendo per provvedimenti contro la violenza sulle donne –: la norma penale per sua natura individua comportamenti che si considerano deprecabili e che si intende dissuadere, sanzionandoli. Questa norma in particolare si pone a tutela delle donne, che non possono essere considerate da nessuno come “macchine da riproduzione”, e del diritto dei bambini alla loro identità e a sapere di chi sono figli. Non si può accettare che la maternità venga “fatta a pezzi” distinguendola dalla gestazione. Qualcuno oggi ha forse paura dello straordinario potere femminile di generare la vita?». Sul tema, decisivo, della costruzione del consenso attorno a un provvedimento che invece per ora segna l’ennesima spaccatura della politica la senatrice auspica di poter «ragionare insieme su quello che è incontrovertibile», ricordando come il fatto che l’Italia possa diventare il primo Paese al mondo a dotarsi di una condanna universale del reato «può presentare il Paese come un riferimento nella difesa della dignità delle donne proprio in forza della sua cultura».
«L’Italia si conferma una nazione all’avanguardia sul fronte dei diritti, contro le nuove forme di sfruttamento delle donne e dell’infanzia – è il commento di Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità –. Difendiamo il diritto dei bambini alle proprie origini, il diritto delle donne a non essere sfruttate e mercificate, la salvaguardia delle relazioni solidaristiche e gratuite su cui si fonda la coesione della nostra società».
Dalle opposizioni le critiche sono nel merito ma anche nel metodo. È il caso di Alfredo Bazoli (Pd) che trova «francamente inaccettabile che si facciano le corse per approvare in commissione un provvedimento che non è neanche calendarizzato per l'Aula e ci sia il totale silenzio, da parte dei presidenti di commissione, sul fine vita che invece è in calendario per l'aula il 17 settembre. Su quel disegno di legge non si fa niente, non sono state convocate le commissioni mentre si obbliga la Commissione Giustizia a lavorare a tappe forzate per chiudere un provvedimento, quello sulla maternità surrogata, che ha carattere ideologico e interessa alla maggioranza». Sul fine vita – l’altro disegno di legge in materia bioetica all’esame del Parlamento e che ha per oggetto la traduzione in norma della sentenza della Corte costituzionale nel 2019 sul suicidio assistito, in attesa ora peraltro di un nuovo verdetto – Bazoli lamenta che di un «provvedimento in quota opposizioni, di fatto» non c’è traccia nelle commissioni Affari sociali e Giustizia del Senato.
Dai partiti di opposizione i rilievi - anche molto severi - sono rivolti contro un provvedimento che l’emendamento della Lega avrebbe allontanato ancora di più da un possibile consenso almeno di principio sulla necessità di fermare il lucroso commercio globale di mamme e bambini. Il tentativo leghista di alzare l’asticella – al netto di un posizionamento tattico su questo e altri provvedimenti in modo parzialmente dissonante rispetto alla maggioranza – aveva peraltro una sua motivazione di principio: si intendeva infatti «rafforzare l’illecito attraverso una fattispecie specifica all’interno del Codice penale – come ha spiegato il capogruppo Massimiliano Romeo, che ha poi sdrammatizzato le frizioni – in modo da prevedere sanzioni adeguate per perseguirlo anche se commesso all’estero, sanzionando anche i pubblici ufficiali che registrano i minori nati con la maternità surrogata. In sintesi, più si rafforza il reato, inserendolo nel Codice penale, più aumenta la possibilità che ci sia una moratoria a livello internazionale».
Resta la soddisfazione nella maggioranza per un passo verso il varo di una legge che, come si diceva, sarebbe la prima al mondo: «Con il disegno di legge sulla maternità surrogata, una pratica che viola i diritti dei bambini così come quelli delle donne, noi diciamo no al business della genitorialità e alla mercificazione del corpo della donna – dichiara il senatore e presidente nazionale Udc Antonio De Poli –. Rispettiamo le visioni di tutti ma, secondo noi, il diritto di un bambino è di avere una famiglia, che sia composta da un padre e da una madre. Questo è il valore che appartiene alla nostra storia e alla nostra identità politica. È pura follia concepire i bambini come se fossero prodotti da acquistare».
«L’utero in affitto alimenta un osceno mercato internazionale di bambini, paragonabile per barbarie alla tratta di esseri umani a fini di schiavitù o prostituzione – è il commento di Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia–: il via libera della Commissione Giustizia del Senato al disegno di legge di Carolina Varchi (relatrice Fdi alla Camera, ndr) è un'ottima notizia che infonde speranza nel raggiungimento dell'obiettivo finale, una grande moratoria internazionale contro la maternità surrogata che coinvolga anche l'Unione Europea e l'Organizzazione delle Nazioni Unite. Auspichiamo che il ddl arrivi presto in Aula al Senato e sia definitivamente approvato con altrettanta celerità».
Il disegno di legge atteso dall'Aula di Palazzo Madama «rende l’Italia un avamposto per la lotta allo sfruttamento delle donne e alla compravendita di bambini - commenta Massimo Gandolfini, leader del Family Day -. L’utero in affitto resta una barbarie che mercifica i rapporti umani e lede la dignità della donna e del bambino, come ha sottolineato una recente sentenza della Corte costituzionale. Non capisco perché il centro sinistra italiano abbia difficoltà a riconoscere la brutalità di questa pratica condannata anche da tanti movimenti femministi internazionali e perseguita dalla maggior parte delle legislazioni nazionali».
Di maternità surrogata si sta occupando anche il Comitato nazionale per la Bioetica, dopo il varo del parere sui trattamenti di sostegno vitale, in un’agenda che include anche documenti su disforia di genere, cure compassionevoli e altri temi “caldi”, per un totale di oltre 10 i tavoli tematici aperti. A breve, anticipa il presidente Angelo Vescovi, «dovrebbe arrivare il parere sulla triptorelina, farmaco utilizzato nelle terapia per la disforia di genere». Maternità surrogata e medicina di genere «sono i temi più vicini ad avere una risposta in termini di parere» con risultati attesi forse già «nella plenaria di luglio», l’ultima prima dell’estate, «ma dipende dalla discusssione». In particolare Vescovi ha voluto che il Cnb discutesse di terapie compassionevoli «perché in questo settore, in tutto il mondo, sta cambiando la visione su come deve essere regolamentato il trattamento compassionevole per persone disperate e quali debbano essere le metodologie di accesso. L’Italia non può rimanere indietro in un settore fonte di forte sofferenza».
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