giovedì 13 marzo 2025
Si accentua ancora il fenomeno, ma gli esperti escludono un'eruzione imminente. I modelli predittivi sono ancora incompleti per offrire certezze su come evolverà la situazione
La gente in strada dopo le ultime scosse

La gente in strada dopo le ultime scosse - Fotogramma

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Prima un forte boato, poi la scossa di terremoto, la più forte da almeno 40 anni a questa parte, della stessa magnitudo ma più lunga rispetto a quella registrata il 20 maggio del 2024. Hanno tremato i residenti dell'area dei Campi Flegrei e soprattutto stavolta i quartieri della zona occidentale di Napoli: all'1.25 di questa notte, giovedì 13 marzo, c'è stato un evento bradisismico di magnitudo 4.4 con epicentro sul lungomare di Pozzuoli. Nessun ferito grave, è per fortuna il bilancio dopo ore di verifiche e controlli, ma incredulità e paura, nonostante gli sciami sismici degli ultimi giorni e i timori per l'innalzamento anomalo della crosta terrestre dell'area dei Campi Flegrei delle ultime settimane, già certificati dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (3 centimetri negli ultimi sette giorni, in precedenza si procedeva a +1,5 centimetri al mese).

Ma la domanda che tutti si stanno potendo in questo momento è però un'altra: siamo vicini ad una eruzione? La risposta non è scontata, troppi i parametri in gioco, tuttavia gli esperti sembrano al momento escluderla, anche se questa ennesima fase acuta di bradisismo induce a pensare ad un preludio di un qualche tipo di evento geologico. I Campi Flegrei sono una vasta area di natura vulcanica della città metropolitana di Napoli, attiva da più di 120.000 anni, e sono considerati, per estensione e per la potenza delle eruzioni passate, un supervulcano o un lago vulcanico. Tra i più studiati al mondo, l'area intorno a Pozzuoli Campi Flegrei, ha una storia eruttiva ben documentata solo negli ultimi 40mila anni, ma una nuova studio, per esempio, ha rivelato che, 109mila anni fa, si verificò un'eruzione di magnitudo simile all''Ignimbrite Campana', la più devastante e grande eruzione dell'area mediterranea. A ricostruire questa eruzione, è stato un team italiano di ricercatori e ricercatrici dell'Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igag), della Sapienza Università di Roma, dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), e dell'Università Aldo Moro di Bari. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista "Communications Earth and Environment" di "Nature".

L'area dei Campi Flegrei è una grande caldara in stato di quiescenza, con un diametro di quasi 18 chilometri, i cui limiti geografici sono dati dalla collina di Posillipo, da quella dei Camaldoli, dai monti Cuma e Procida. Gran parte della caldara si trova però in mare. Questa conformazione vulcanica si è generata a seguito di violente eruzioni (nelle due tipologie chiamate ignimbrite e tufo giallo). L'ultima eruzione chiamata Monte Nuovo, per la generazione appunto di un importante promontorio, è avvenuta nel 1538 e da allora la caldera è, appunto, quiescente ma continua a dare i segnali di attività, in particolare i Campi Flegrei sono caratterizzati da vulcanismo secondario e sono noti per il fenomeno del bradisismo e le crisi recenti, che continuano ad aggravarsi. Proprio il fenomeno sismico del bradisismo è oggetto di studio da anni, l'idea degli scienziati, infatti, è quella di trovarne una correlazione con gli eventuali movimenti magmatici, al fine di trovare un modello predittivo sulle possibili eruzioni. Modello che, tuttavia, ad oggi è ancora incompleto, tanto che il bradisismo per ora viene più correlato ai movimenti di innalzamento del suolo. La caldera è costituita da numerosi crateri e piccoli edifici vulcanici (almeno ventiquattro), alcuni dei quali presentano manifestazioni gassose effusive o idrotermali. In tutta la zona sono visibili importanti depositi di origine vulcanica. La caldera è in parte sommersa dal Golfo di Pozzuoli. L'edificio vulcanico maggiore, Camaldoli, è alta 457 metri.

Il terremoto di magnitudo 4,4 avvenuto nella notte ai Campi Flegrei, con l'epicentro nella zona di Pozzuoli, è legato al ritmo più rapido con il quale il suolo si sta sollevando: "recentemente si è triplicata la velocità di sollevamento del suolo, passando da 1 a 3 centimetri al mese", ha detto Francesca Bianco, direttrice del dipartimento Vulcani dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. I terremoti nei Campi Flegrei sono collegati al ritmo del sollevamento del suolo e alle variazioni della velocità con cui questo avviene e non solo. Di conseguenza "quanto è avvenuto la notte scorsa non è inaspettato, anche se non è possibile stabilire quando arriverà un terremoto né quale intensità avrà", ha detto Bianco. "C'è in corso un'ulteriore intensificazione della crisi bradisismica rispetto al 2023", ha aggiunto."Non abbiamo assolutamente evidenze di magma a bassa profondità", ha detto ancora l'esperta riferendosi a quella che è una condizione considerata "un segnale tipico di un eruzione", che appunto per ora sembra essere esclusa.

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