sabato 2 novembre 2024
Il ministro Schillaci: «L’attuale 5% deve crescere». La presidente Siliquini: «Sia governata centralmente». Studio Altems: elevando le coperture vaccinali si riducono di 2,9 miliardi i costi indiretti
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Di fronte alle difficoltà che vive la sanità nel nostro Paese, sembra condiviso il ruolo cruciale che svolge la prevenzione. Impedisce o riduce la gravità delle malattie e fa risparmiare risorse, economiche e umane. Tuttavia i fondi dedicati alla prevenzione sono fermi al 5% del fondo sanitario, una quota che anche il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha ammesso debba essere aumentata.

Questi temi sono stati affrontati la settimana scorsa a Palermo al 57° congresso nazionale della Società italiana di Igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti), intitolato: «La sanità pubblica per il futuro del Paese: innovazione, alleanze e sinergie istituzionali per la prevenzione», che in quattro giorni ha visto alternarsi oltre 500 relatori.

«Tra gli obiettivi a lungo termine discussi – ha sottolineato Roberta Siliquini, presidente della Siti – vi è l’importanza di migliorare le coperture vaccinali e promuovere la cultura della vaccinazione, con particolare attenzione agli adolescenti e ai fragili».

In apertura del congresso, il ministro Schillaci ha sostenuto la necessità di «mettere in atto strategie nuove per migliorare l’adesione agli screening organizzati, anche in sinergia con le società scientifiche e le associazioni dei cittadini». Obiettivo su cui «c’è oggi un impegno condiviso, da parte delle Regioni, per fare di più». E concludeva che «per salvaguardare la sostenibilità del nostro Servizio sanitario nazionale (Ssn) non possiamo più pensare in futuro di investire solo il 5% dei fondi nella prevenzione». Concorda la presidente Siliquini: «Ci auguriamo davvero che il 5% attualmente destinato alla prevenzione diventi 7% il prossimo anno».

In tema di prevenzione risulta centrale il ruolo delle vaccinazioni. Nei giorni scorsi, il bollettino mensile del sistema di sorveglianza nazionale dell’Istituto superiore di sanità (Iss) ha reso noto il netto aumento dei casi di morbillo in Italia: dall’inizio dell’anno al 30 settembre sono stati registrati 897 casi, rispetto ai 19 dello stesso periodo del 2023, e circa un terzo dei casi ha avuto almeno una complicanza. Il bollettino segnala anche che l’89,8% delle persone di cui si conosceva lo stato vaccinale era non vaccinato al momento del contagio.

L’Iss conclude che «i recenti aumenti nell’incidenza del morbillo, a partire da agosto 2023, sono dovuti a diversi fattori, tra cui la copertura vaccinale per due dosi inferiore al 95%, l’importazione di casi da aree geografiche con elevata circolazione del virus, e il tipico andamento ciclico del morbillo. Dal mese di luglio del 2024 il numero di casi di morbillo in Italia è in diminuzione». I numeri fanno dire alla presidente Siliquini che «è necessario non abbassare la guardia perché il rischio di un’epidemia come quella del 2017 è purtroppo vicino».

«Il valore delle vaccinazioni – ha aggiunto Siliquini – è ormai acclarato, sia dal punto di vista della salute, ma anche da quello economico, come investimento del Ssn». Al congresso lo studio presentato da Eugenio Di Brino, ricercatore dell’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari (Altems) dell’Università Cattolica, ha mostrato il peso delle perdite economiche legate alla produzione persa per le assenze da malattie prevenibili. «Analizzando una porzione del calendario vaccinale – ha riferito Di Brino – abbiamo visto che, partendo dalle attuali stime sulla copertura nazionale, elevando queste coperture ai livelli minimi e ottimali, abbiamo stimato un beneficio in termini di gettito fiscale recuperato pari a 560 milioni di euro, un abbattimento fino a 2,9 miliardi di costi indiretti e infine potremo recuperare circa 9 miliardi e mezzo di pil».

Quanto alla gestione, da un lato il direttore generale della Programmazione del ministero della Salute, Americo Cicchetti, ha sottolineato che «il ruolo delle Società scientifiche a supporto della decisione tecnica di programmazione è assolutamente fondamentale, abbiamo bisogno di evidenze che siano però lette nel contesto».

Dall’altro, la presidente Siliquini ha ribadito la disponibilità della Siti alle Istituzioni «per fornire tutto il supporto tecnico e scientifico possibile. Chiediamo che la Prevenzione sia governata centralmente, con indicazioni chiare e applicabili a tutte le Regioni».

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