venerdì 24 gennaio 2014
Nel testo varato martedì notte dall’Assemblea nazionale scompare il riferimento alla «sofferenza della donna»: ora è sufficiente non voler «portare a termine la gravidanza». Martedì prossimo il voto definitivo.
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Le pieghe più ideologiche dell’«egualitarismo» propugnato dall’esecutivo socialista francese in ambiti come la bioetica e l’istruzione continuano a dividere l’opinione pubblica transalpina, suscitando perplessità e critiche pure nel mondo professionale e associativo.Nottetempo, prima dell’alba di ieri, l’Assemblea nazionale ha votato un emendamento che sopprime la condizione della «sofferenza della donna» per il ricorso all’aborto. In modo giudicato «subdolo» da molti, la norma è stata innestata in una bozza di legge «per l’uguaglianza fra donne e uomini» che resterà in discussione alla Camera bassa fino a domani, giorno della visita in Vaticano del presidente François Hollande. Il «voto solenne» all’Assemblea nazionale è previsto martedì. Per gli autori della bozza, il riferimento alla sofferenza femminile «non è utile, poiché la donna è l’unico giudice del suo stato». Nella versione emendata della legge del 1975, si leggerà solo che l’aborto è aperto a qualsiasi donna che «non intende portare a termine la gravidanza». Inoltre, la bozza mira a estendere notevolmente il perimetro d’applicazione del «delitto d’ostruzione all’aborto». Le proteste crescono. E in proposito, domenica, il centro di Parigi ha visto sfilare circa 40 mila manifestanti, secondo gli organizzatori (16 mila per le forze dell’ordine), nel quadro della tradizionale Marcia per la vita.
Per tanti esperti, la soppressione del riferimento alla sofferenza femminile nega semplicemente la realtà. Secondo un sondaggio dell’anno scorso, l’85% delle donne dichiarano di aver provato sofferenza nel corso di un aborto chimico. Nell’82% dei casi, la sofferenza è pure morale. Si tratta di un rilevamento che conferma i risultati di un’altra indagine dell’Ifop risalente al 2010. Quell’anno, citando l’Alta autorità della sanità, anche l’Ispettorato generale degli affari sociali (Igas), organismo interministeriale, aveva riconosciuto che l’aborto «resta un evento spesso difficile da vivere sul piano psicologico». Ma l’esecutivo non ha prestato troppa attenzione a questi riscontri provenienti dalla pratica clinica. Su questa scia, le autorità francesi sono appena tornate all’offensiva anche sulla scena europea. Najat Vallaud-Belkacem, portavoce del governo e ministro per i diritti delle donne, ha denunciato in tv «un certo numero di lobby molto conservatrici che, dappertutto in Europa, cercano di rimettere in discussione diritti fondamentali acquisiti». Il processo legislativo in corso in Spagna rappresenterebbe un «fallimento dell’Europa». Nelle ultime ore, poi, il ministro degli Affari sociali Marisol Touraine ha rincarato la dose, affermando che la bozza parlamentare spagnola equivale per le donne a «un ritorno all’età della pietra». Per questo, occorre lanciare una «mobilitazione generale» per impedire il varo della riforma a Madrid.Intanto, nelle scuole francesi, comprese le materne, è appena partita la sperimentazione del controverso programma educativo «Abc della parità», fondato anch’esso su un egualitarismo denunciato da molte associazioni come estremo e ideologico, anche per le apparenti affinità con la teoria del gender.
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