In Nuova Zelanda domenica 7 novembre è entrata in vigore la legge sull’eutanasia, «End of Life Choice Act» varata dal Parlamento nel 2019 per regolamentare la morte medicalmente assistita e approvata via referendum nell’ottobre 2020. Il testo prevede che vi possano accedere coloro che, maggiorenni, abbiano un’aspettativa di vita non superiore a sei mesi e che siano affetti da malattia con una sofferenza insopportabile, dopo due consulti medici.
La Conferenza episcopale della Nuova Zelanda, all’indomani dell’entrata in vigore della legge, ha emesso una dichiarazione e le linee guida per operatori sanitari cattolici, cappellani, sacerdoti e operatori pastorali laici che lavorano a contatto con persone che potrebbero richiedere la morte medicalmente assistita. I vescovi hanno annunciato che case di cura e hospice cattolici non offriranno il servizio. «La nostra convinzione fondamentale che tutta la vita sia sacra – si legge nella dichiarazione – ci porta a insegnare che non dovremmo mai togliere la vita a un’altra persona». La Conferenza episcopale ha precisato che accompagnare spiritualmente chi esprima il desiderio di morte medicalmente assistita «non implica un accordo morale da parte dell’accompagnatore» e neppure una diversa posizione della Chiesa sull’eutanasia.
Due anni dopo il varo del Parlamento e uno dopo il referendum che l'ha confermata, diventa operativo l'«End of Life Choice Act» che legalizza la morte medicalmente assistita
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