La presidente nazionale MpV Marina Casini Bandini (al centro) con Federico e Giulia, volontari del Movimento, e i loro figli
Sono già passati tre anni. Un triennio molto intenso, unico, perché segnato dalla pandemia. Su tutto però abbiamo voluto far trionfare la speranza, portando lo sguardo sul futuro e continuando a operare giorno dopo giorno per far vincere la vita. Tanti i nuovi servizi rivolti alla crescita delle associazioni locali, attività (culturali, formative, pre-politiche, internazionali), progetti, pubblicazioni, attività di comunicazione, partecipazione alle reti di associazioni del volontariato nazionali e internazionali: sono solo alcuni degli aspetti del volontariato MpV 2018-2021. Ci avviciniamo così all’assemblea nazionale elettiva che si terrà sabato 25 e domenica 26 settembre a Fiumicino. Parteciperanno presidenti di tutte le realtà locali o i loro delegati, per un totale di 238 associazioni presenti o rappresentate, i candidati al nuovo Direttivo e i membri di quello uscente. Un altro passaggio che racconta la storia di un bellissimo servizio alla vita.
(Giuseppe Grande)
Il lavoro del triennio alle spalle ha confermato le due principali caratteristiche identitarie del MpV – specificità e laicità – e ha dischiuso gli orizzonti di lavoro per i prossimi anni.
Il MpV è nato contemplando la dignità nel più piccolo, povero e inerme degli esseri umani: il figlio concepito nel seno della mamma. È giusto continuare a restare ancorati a questo tema perché: 1) lo "scarto" nei confronti degli esseri umani concepiti è totale e molto più esteso che in passato, tanto che il loro rifiuto è considerato "diritto"; "scelta di libertà"; "conquista"; "progresso civile". Rispetto alle offese, pur gravissime e diffuse, riguardanti altre fasi della vita umana, quelle che si dispiegano nell’area della vita nascente presentano una caratteristica peculiare: l’attacco ha come obiettivo quello di cambiare il modo di pensare dei popoli, cioè di cambiare i criteri del giudizio morale e giuridico. Perciò è necessaria un’organizzazione che si lasci identificare con riferimento esclusivo al più povero dei poveri in modo da ricordare a tutta la società l’identità umana del concepito; ovviamente anche andando incontro alla sua mamma, vittima anche lei della "cultura dello scarto". 2) Santa Madre Teresa, cui fu chiesto come giudicava la specificità del MpV, date le molte povertà, rispose che non c’era motivo di preoccupazione perché si tratta di fermare un "olocausto". 3) Contemplando la dignità umana nel concepito e riconoscendolo come uno di noi si pongono le condizioni per accogliere ogni povertà, si introducono risorse intellettuali e morali per rinnovare l’intera società in una logica di solidarietà, di eguaglianza, di giustizia sociale, di pace. Nella difesa del concepito troviamo un punto di forza per risolvere ogni altra questione riguardante la vita umana, sempre e comunque portatrice di una incomparabile dignità.
La laicità – da intendersi come "aconfessionalità" – trova le sue ragioni non nel rifiuto di una visione religiosa ma nella convinzione che l’identità pienamente umana del concepito, e il conseguente riconoscimento del suo diritto alla vita, si colloca sul terreno dei diritti umani e acquista tutta la forza attualissima del principio di uguaglianza/non discriminazione. Su questo la "cultura laica" deve essere richiamata alla sua verità e alla sua nobiltà. Ciò non esclude affatto l’adesione personale alla fede cattolica e la piena fedeltà alla Chiesa. Quali dunque le ragioni della proclamata laicità?
1) La soppressione di coloro che esistono ma non hanno scollinato la tappa della nascita non è soltanto un peccato ma è anche una profonda ferita della comunità civile a servizio della quale il MpV ha inteso collocarsi pienamente. Naturalmente la vocazione ad agire nella società civile implica l’uso di un linguaggio comprensibile per tutte le donne e per tutti gli uomini e la scelta di strutture organizzative apprezzabili nella società civile. Il Movimento usa perciò lo sguardo di scienza e di ragione, anche se i singoli riescono a resistere alle denigrazioni e incomprensioni in forza della loro fede.
2) Nella società civile ci sono anche i non credenti e gli appartenenti a religioni diverse dalla cattolica. Perciò il MpV deve essere aperto alla collaborazione anche di non cattolici o non credenti e rendersi capace di essere persuasivo verso di essi.
3) La "cultura dello scarto" cerca di chiudere il riconoscimento della dignità umana del concepito nell’ambito della sola fede cattolica. Invece il fondamento della difesa dei bambini non nati è la ragione, la quale oggi è divenuta scienza che vede l’umanità del concepito. Perciò conviene usare argomenti di ragione per cambiare la società.
4) Le aggressioni contro la vita nascente oggi hanno le loro radici anche in ambienti sopranazionali, addirittura di livello mondiale. È opportuno, perciò, contrastare e dialogare anche con questi ambienti, che in larga misura non sono cattolici.
5) Deve essere ricostruito un concetto vero e nobile di laicità e di diritti dell’uomo: quello, cioè, che ha come obiettivo primario il rispetto della uguale dignità di ogni essere umano (questo è il principio base della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo) e che utilizza la ragione come strumento comune di lavoro. Il MpV dichiarandosi laico cerca di contribuire alla ricostituzione di un concetto di laicità e di diritti umani non ostile alla Chiesa.
Quali piste per il futuro? 1) Insistere "opportune et importune" sulla piena umanità del concepito, uno di noi, mostrando che qui risiede la forza rigeneratrice della società e che il MpV è sullo stesso piano dei movimenti che hanno lottato per l’uguaglianza tra tutti gli esseri umani e per la pace nel mondo;
2) attenersi alla logica della gradualità: le grandi battaglie di civiltà si stendono su tempi lunghissimi e sono caratterizzate da momenti aspri, da alti e bassi. Si tratta di "travagli" storici il cui esito finale è raggiunto da risultati parziali che rispondono al criterio del massimo bene possibile qui e ora. Importante è chiarire che la rinuncia alla sanzione penale (strumento) non deve significare rinuncia alla tutela del diritto alla vita (fine);
3) fondamentale è valorizzare l’alleanza tra la donna e la vita, mobilitando un nuovo femminismo capace di affrettare il tempo della civiltà della vita e dell’amore: è necessario riprendere con più slancio e vigore l’iniziativa "Cuore a cuore";
4) puntare su una comunicazione positiva, propositiva e persuasiva;
5) mantenere una profonda unità tra le varie realtà che compongono la Federazione del MpV italiano e una chiara fedeltà alla Chiesa – il più forte difensore dei diritti umani – pur rimanendo aperti all’incontro con tutti anche con i non credenti e con i "diversamente credenti";
6) puntare sulla formazione soprattutto dei giovani che con la loro freschezza e il loro entusiasmo contagioso coniugano speranza e futuro;
7) favorire per tutti lo studio e l’approfondimento della bioetica e del biodiritto in chiave personalista;
8) rilanciare la centralità politica del diritto alla vita;
9) rendersi disponibili per costruire un’unità operativa (obiettivi, metodo, stile, modalità comunicativa), insieme a tutti coloro che intendono difendere e promuovere il valore della vita umana.
Presidente nazionale Movimento per la Vita