«Il Parlamento ha di fronte a sé una grande opportunità, un’occasione preziosa di affrontare nuovamente il tema dell’eutanasia, valutando le possibili soluzioni con attenzione e sensibilità. Ritengo che questa sollecitazione non possa essere in alcun modo lasciata senza adeguata, compiuta e tempestiva risposta dalle Camere. Confido che il recente avvio dell’esame della proposta di legge di iniziativa popolare relativa al rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell’eutanasia, possa costituire l’occasione per un intervento organico su questi temi, nel solco tracciato dalla Corte costituzionale ».
Così il presidente della Camera Roberto Fico si è espresso ieri aprendo il convegno a Montecitorio su «Eluana 10 anni dopo» promosso dalla Consulta di Bioetica (da non confondere col Comitato nazionale per la Bioetica) e dall’associazione Politeia. Fico non si è poi lasciata sfuggire l’occasione per dare un indirizzo più marcatamente politico: «Abbiamo il compito di intervenire per restituire dignità e centralità al Parlamento su questioni delicate, su cui sono indispensabili approfondimento e confronto. E abbiamo il dovere di fornire risposte vere e alte alle persone che hanno attraversato momenti difficili come Beppino Englaro. E a quelle che li attraverseranno. Abbiamo una grande responsabilità e ce la dobbiamo prendere tutta».
Parole criticate dalla senatrice Paola Binetti, che ha definito senza mezzi termini le dichiarazioni di Fico «un abuso di potere, il presidente della Camera pretende di interpretare in anticipo le direttive della Corte Costituzionale e la decisione del Parlamento». Nella tavola rotonda con altri politici, moderata da Giovanna Reanda di Radio Radicale, ha aggiunto di essere «totalmente a favore del paziente, accompagnandone il desiderio di vita per renderla degna di essere vissuta».
La senatrice Udc ha quindi auspicato una revisione di alcuni punti della legge 219 (sulle Dat), in particolare riguardo la sospensione dell’idratazione e della nutrizione in qualsiasi momento. Critiche a Fico sono state espresse anche da Massimo Polledri, ex parlamentare e responsabile Famiglia della Lega in Emilia, che ha ribadito la contrarietà del suo partito all’impianto complessivo di un ddl che apra al suicidio assistito, parlando del pericolo di una «eutanasia economica, di Stato o di età», col rischio di finire come in Olanda «dove c’è il potere che decide», e qui richiamando il caso Fabo e criticando in particolare la posizione di Cappato: «Un’apertura politica all’eutanasia cambia qualcosa anche nel senso dello Stato, che non ha la disponibilità della vita».
Binetti e Polledri sono state le due sole voci dissonanti rispetto a un ampio contesto tutto a senso unico (nel 13° anniversario della morte di Luca Coscioni, come ricordato da Filomena Gallo dell’associazione intitolata all’esponente radicale), palesati dagli interventi di Beppino Englaro, di Amato De Monte, medico rianimatore che seguì Eluana, e di Furio Honsell, allora sindaco di Udine che accolse la giovane per quella eutanasia a cui invece la Regione Lombardia si era opposta. La spinta alla legge eutanasica è stata la cifra della giornata, con un tentativo neanche tanto velato di far passare come «una stasi etica» il dibattito in corso in Italia, secondo la definizione del professore emerito della Sapienza di Roma Eugenio Lecaldano, che ha poi moderato gli interventi di alcuni medici e filosofi morali, tutti favorevoli alla 'morte a richiesta'.
La spinta è arrivata anche dall’intervento di Maurizio Mori, della Consulta di Bioetica, onlus di ispirazione radicale, che ha parlato di «eutanasia moralmente accettabile», introducendo anche il nuovo elemento di quella «per sofferenza esistenziale, che non è la depressione, ma il dire 'basta': sia pure con tutte le cautele, dobbiamo pensare a procedure creative anche per questo». Per Lorenzo D’Avack, giurista e presidente del Comitato nazionale per la Bioetica, organismo di consulenza del Governo, «la Consulta tutela troppo» l’articolo del Codice penale (il 580) che oggi sanziona l’aiuto al suicidio. Roberto Giachetti (Pd) ha manifestato la preoccupazione che non si arrivi a una legge entro la data indicata dalla Corte Costituzionale (24 settembre 2019): «Sarebbe un’altra sconfitta per la politica». Su questa parte del convegno, come nel resto della giornata, è aleggiata l’ombra della legge 219 del 2017 sul biotestamento, che Matteo Mantero, senatore dei 5 stelle, ha definito «storica», arrivando poi a sostenere che non varare una legge come chiesto dalla Corte equivarrebbe ad «autorizzare la tortura».
«Personalmente – ha concluso Mantero – ritengo difficile che la maggioranza di governo arrivi a un accordo sulla legge, sull’eutanasia o sul suicidio assistito, e che quindi vada cercata in Parlamento una maggioranza più ampia e trasversale possibile».