La piccola Tafida
L’abbraccio dell’Italia alla piccola Tafida Raqeed, la bimba di 5 anni in stato di minima coscienza a cui il Royal London Hospital vorrebbe sospendere la respirazione artificiale, arriva a Londra forte e chiaro. L’attesa del pronunciamento del giudice che, lunedì prossimo, dovrà esprimersi sul ricorso presentato dai genitori che chiedono di trasferirla all’ospedale pediatrico Gaslini di Genova, disposto a prendersene cura, è riempita dai messaggi che, in particolare nel web e sui social network, incitano la Gran Bretagna a «lasciar andare Tafida in Italia».
Dalla direzione sanitaria dell’istituto ligure, contattato agli inizi di luglio dai genitori della piccola, mamma Shelima Begum, 39 anni, e papà Mohammed Raqeeb, 45 anni, per un secondo parere sulle condizioni della bambina, arriva, ieri, la conferma ad accoglierla. Pur riconoscendo «l’estrema gravità delle condizioni cliniche» della paziente, «in linea con quanto indicato dai medici inglesi, l’ospedale Giannina Gaslini sottolinea che in Italia non si opera una sospensione delle cure, se non in caso di 'morte cerebrale', quadro diverso da quello di Tafida». È questo il motivo che ha portato la direzione sanitaria ad accettare la richiesta dei genitori, disponibili a trasferire la bambina da Londra a Genova a proprie spese.
L’apertura del Gaslini è incoraggiata dalle autorità locali. «Forza Tafida» scrive in un post su Facebook il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, esprimendo vicinanza alla famiglia Raqeed e gratitudine al Gaslini per «la grande umanità» dimostrata. L’appello dei genitori, professionisti inglesi originari del Bangladesh, musulmani, è accorato. Shelima, la madre, dice che non può «rassegnarsi all’idea di lasciarla andare, soprattutto se c’è anche una sola possibilità che possa sopravvivere». Lo stato di semi coscienza di Tafida è il risultato di un’emorragia cerebrale causata dalla rottura di un’arteria nel cervello indotta da una malformazione che, fino allo scorso 9 febbraio, giorno in cui la bambina si è sentita male, non aveva dato alcun sintomo. «Era bella e sana», dice la mamma.
La petizione on line organizzata su Change.org per far conoscere alla Gran Bretagna e al mondo intero ciò per cui la famiglia Raqeed si batte, ovvero quella libertà di cura che permetterebbe a Tafida di essere trasferita e accudita in Italia, ha raggiunto in poche ore oltre 10 mila firme. La resistenza del Royal London Hospital al trasferimento è durissima. Il testo del dispositivo inviato all’Alta Corte a supporto della sua posizione rimanda a quel «miglior interesse» del paziente che ha già diviso l’opinione pubblica nel 2017 con il caso Charlie Gard e, l’anno successivo, con Alfie Evans, gli altri due bambini inglesi morti dopo che, per sentenza, sono stati sospesi i trattamenti vitali. Il pronunciamento sulla piccola Tafida è atteso lunedì.