Jennifer Lahl
La maternità surrogata va abolita, non regolamentata». Jennifer Lahl, fondatrice e presidente del Center for Bioethics and Culture Network, da anni impegnata a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle reali dinamiche che spingono a ricorrere all’utero in affitto, non vede altra via d’uscita: «Non credo che la regolamentazione possa proteggere madri e bambini». Intervenuta ieri a Roma alla Lumsa al convegno «Nascere da madre surrogata», realizzato nell’ambito del progetto di ricerca WoMoGeS, la promotrice della campagna internazionale «Stop Surrogacy Now» ha raccontato cosa si nasconde dietro a quello che, mistificando la realtà, viene definito «un atto d’amore».
Cosa sta ottenendo con il suo impegno?
Ho lavorato per molti anni come infermiera pediatrica nella terapia intensiva. Ho trascorso diversi anni facendo ricerca sulla procreazione assistita e ho prodotto numerosi documentari che mostrano donne che hanno subito danni a causa della maternità surrogata. Innanzitutto informo sui rischi delle madri e dei bambini. Abbiamo portato avanti campagne internazionali, petizioni, sollecitazioni, per educare e sensibilizzare. La consapevolezza delle persone riguardo a questo tema sta cambiando. Ho notato che dopo la visione dei film in giro per il mondo molti si rendono conto di quale sia la realtà. Rimangono stupiti, ammettono di non aver saputo quello che veramente accade. È importante per questo puntare sulla conoscenza, l’informazione e l’educazione.
Cos’è che molti non sanno?
Innanzitutto ignorano i rischi per la salute. Lo scorso febbraio l’American Journal of Obstetrics and Gynecology ha pubblicato uno studio condotto su 1.477.522 donne in stato di gravidanza. È emerso che le gravidanze con tecniche di fecondazione assistita con donazione di ovociti hanno le più alte percentuali di ricoveri per terapia intensiva per la madre. Un altro studio su Fertility and Sterility di dicembre 2017 ha messo a confronto gravidanze spontanee e surrogate. È stato evidenziato che i nati da gestazione surrogata hanno una maggiore incidenza di nascita pre-termine, basso peso alla nascita, diabete, ipertensione.
Cosa spinge le donne ad "affittare" il proprio utero?
La maternità surrogata è presentata come un modo per «dare il dono della vita», e i rischi sono minimizzati. È invece il denaro che determina questo processo. Per sancire questo atto vengono sottoscritti dei veri e propri contratti. In California, per esempio, uno dei principali Stati surrogacy friendly negli Usa, esistono diversi contratti di questo tipo, tutti legali: non esistono limiti di pagamento per la madre surrogata, viene assicurato che i committenti saranno i genitori legali del bambino che nascerà e che saranno protetti dalla possibilità che la madre surrogata cambi idea e non voglia più consegnare il bambino. I contratti sono scritti per proteggere chi commissiona e non la madre o il bambino. Gli aspetti più preoccupanti sono poi i desideri espressi da chi commissiona un figlio. Sovente vengono esplicitati in dettaglio: questo fa sì che l’uso commerciale dell’intero corpo della donna per la durata della gravidanza sia chiaro. Molti contratti per esempio indicano che ci sia un controllo sulla dieta della donna, le attività fisiche permesse, i luoghi dove abitare. Ho persino visto in alcuni contratti l’obbligo per la donna di seguire una dieta vegana, oppure di non tingere i capelli. In alcuni si specifica addirittura che non è ammesso contrarre il legame materno-infantile. Come se questo fosse possibile...