«Je suis Vincent Lambert»: è quel che hanno detto chiaro e forte, con striscioni, cartelli e slogan, i 45mila che domenica hanno sfilato per le strade di Parigi animando la «Marcia per la vita» che come ogni anno ha voluto ricordare al Paese come non tutti siano rassegnati agli aborti – 40 anni dopo la legge Veil che li depenalizzò – e, oggi, all’eutanasia sempre più alle porte. Da Place de la Bastille i manifestanti hanno attarversato le strade della capitale dedicando la Marcia di quest’anno al tema del fine vita: mentre il Parlamento inizia a discutere la riforma della legge Leonetti (2005), che potrebbe portare nelle intenzioni del presidente Hollande a consentire forme di suicidio assistito e di sedazione profonda molto simili all’eutanasia attiva, il 38enne Vincent Lambert – in stato vegetativo dal 2008 per un incidente d’auto – vede conteso il suo destino tra la volontà della moglie e dei tribunali che vorrebbero sospendergli la nutrizione assistita e la disperata battaglia dei genitori che per salvarlo si sono rivolti alla Corte europea per i diritti dell’uomo.
Dopo l’udienza di due settimane fa, si attende ora il verdetto per un caso che ricorda quelli di Terri Schiavo e di Eluana Englaro, e attorno al quale la Francia sembra consapevole che si gioca una partita decisiva per imboccare la strada della tutela della dignità umana in ogni condizione o invece quella della sua subalternità a criteri di efficienza e utilità. Cultura della solidarietà o dello scarto. Per questo i 45mila di Parigi domenica hanno gridato più forte possibile «Je suis Vincent Lambert».