Un'immagine del primo video della web-serie, protagonista Maria Luisa Di Pietro
Non si parla abbastanza di come promuovere la salute preconcezionale e prevenire vari fattori di rischio per la fertilità: così il Centro di ricerca e studi sulla Salute procreativa della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica a Roma ha pensato di realizzare e produrre sul tema una webserie divulgativa con 40 puntate di circa cinque minuti ciascuna, online dal prossimo 1° marzo. Collegandosi al sito internet del Centro (centridiricerca.unicatt.it/cerissap) e attraverso i canali social dell’ateneo (@Unicatt), ogni settimana sarà disponibile un nuovo episodio a cura di docenti ed esperti in varie discipline della Facoltà e di altri atenei: brevi videoclip per affrontare in pillole argomenti cruciali come la bellezza della procreazione, le cause genetiche dell’infertilità maschile e femminile, l’impatto dell’obesità e dell’inquinamento ambientale sulla salute preconcezionale e molto altro. L’obiettivo? Offrire con un linguaggio non tecnicistico e in maniera chiara, sintetica ma esaustiva, contenuti per compiere scelte sempre più consapevoli. «L’Italia ha uno dei tassi di natalità più basso in Europa, con una media di circa 1,18 figli per donna e con oltre il 15% delle coppie con problemi di fertilità.
Sono molteplici le ragioni per cui si rimanda o non si ricerca una gravidanza, ma, quando questo avviene, spesso non si riesce a realizzare il desiderio di avere un figlio», osserva la professoressa Maria Luisa Di Pietro, associata di Medicina legale alla Cattolica e direttrice del Centro di ricerca. Che aggiunge: «Se una buona salute preconcezionale è il presupposto per aumentare le probabilità di concepimento, ottimizzare il decorso di una gravidanza e migliorare il recupero della donna e del nato dopo il parto, ci si rende facilmente conto di quanto questo sia importante nel nostro Paese». Ma qual è l’età giusta per iniziare a prevenire i fattori di rischio? «Coincide con un’epoca nella quale difficilmente si pensa al proprio futuro in termini di paternità o maternità: l’adolescenza, quando l’entrata in pubertà prepara l’organismo alla vita fertile e stili di vita non adeguati possono iniziare a minare la salute preconcezionale. Stili di vita (dieta, attività fisica, esposizione a fumo, alcol, droghe) che richiedono impegno per essere corretti e tempo per ridurre le possibili conseguenze». Ma la salute preconcezionale è composta da molti altri tasselli: « Età e fattori costituzionali (che non possono essere modificati), ma-lattie sessualmente trasmesse, consumo di farmaci, esposizione a radiazioni o ad agenti ambientali che agiscono come interferenti endocrini, benessere mentale, compresenza di patologie croniche. Alcuni tasselli sono modificabili, ivi compresi gli stili di vita, l’esposizione ad agenti ambientali, le malattie sessualmente trasmesse», insiste la professoressa, protagonista di alcune puntate.
Un’altra voce del progetto comunicativo – oltre che educativo e formativo – è quella del professor Antonio Lanzone, ordinario di Ginecologia e ostetricia alla Facoltà di Medicina e chirurgia e direttore della Uoc di Ostetricia e patologia ostetrica del Policlinico Gemelli, che evidenzia «la grande contraddizione riguardo la salute preconcezionale: se ne parla poco pur essendo il grande problema del Paese», afflitto da una grave denatalità. È assurdo che solo una bassa percentuale di donne che desiderano una gravidanza si sottoponga a pochi esami preconcezionali, mentre sta passando il concetto di vaccinarsi per la rosolia e di assumere acido folico almeno un mese prima di provare ad avere un figlio». Tuttavia, oltre a queste accortezze mediche e farmacologiche, esistono «concezioni antropologiche che ridurrebbero i fattori di rischio: la popolazione over 35-37 anni non si trascina solo un problema di sterilità ma di comorbilità che vanno avanti con l’età, come il rischio 2-3 volte più alto di sviluppare diabete gestazionale, ipertensione e gestosi. E l’obesità ha un impatto fortissimo non solo sulla fertilità ma anche sulla gravidanza ».
Per non parlare di chi fuma, assume alcol o droghe: si tratta di «comportamenti a rischio nel periodo preconcezionale, associati a povertà» di cui parla in una puntata la dottoressa Drieda Zace, docente di Salute preconcezionale della donna e dell’uomo al Corso di laurea in Infermieristica della Cattolica presso la sede di Rieti. I dati preliminari di una ricerca svolta su un campione di 340 donne fra 18 e 25 anni, curata dalla dottoressa insieme ad alcuni colleghi, risultano allarmanti: « Il 39% consumava alcol, il 18% droghe, solo 50% faceva esercizio fisico una volta a settimana». E se risultano «alte le conoscenze» sulla necessità di assumere acido folico e di controllare il peso prima di iniziare una gravidanza, la consapevolezza scende «sulle malattie infettive e sul tempo giusto in cui cominciare a prendere acido folico e multivitamine», chiarisce la dottoressa. Il professor Lanzone mette in guardia anche «sull’assunzione indiscriminata ed eccessiva di integratori: assistiamo a una paramedicalizzazione della gravidanza». © RIPRODUZIONE RISERVATA Un fotogramma del video introduttivo della webserie